Brad Pitt racconta la sua avventura avuta nello spazio

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Viaggiare verso Giove, come i due astronauti di 2001: Odissea nello spazio, sarebbe stato troppo poco per Brad Pitt. Perché non spingersi, allora, verso il lontanissimo e freddissimo Nettuno, il
pianeta ai confini del Sistema solare? Così a 55 anni il divo più sexy ha indossato casco e tuta – definita «molto scomoda, una sorta di sacco della spazzatura con sopra una tuta da sci» – per un’avventura tra le stelle nel film Ad Astra, presentato alla Mostra del cinema di Venezia e in uscita nelle sale il 26 settembre. Pitt, che abbiamo incontrato al Lido, tra legioni di fan in delirio, del set di questa pellicola attesissima non ha un gran bel ricordo.

E non solo per l’ingombrante tuta: «Con George Clooney abbiamo fatto a gara a chi stava più scomodo con quella roba addosso», sorride Brad, che aveva visto il suo amico diventare astronauta nel pluripremiato Graviiy del 2013. «Fisicamente si è rivelata la prova più faticosa della mia vita», racconra Fattore. «Quasi tutte le scene sono ambientate in assenza di gravità e io mi sentivo come Peter Pan, sempre in volo. Ero appeso a fili che mi tiravano in direzioni diverse. Per di più all’interno di una strettissima navicella spaziale: era tutto molto scomodo, eppure dovevo sembrare sereno e rilassato!». Quello che si intravvede nel casco spaziale in Ad Astra, però, è un Brad sempre teso, anzi preoccupato, con quello sguardo un po’ tormentato che da anni fa impazzire milioni di donne sul nostro,  di pianeta. L’astronauta Pitt, infatti, vola solitario alla ricerca del padre – interpretato da Tommy Lee Jones – partito trentanni prima e mai ritornato. E questo film, come molti altri di fantascienza, finisce per farci interrogare sul senso più profondo della vita. «È il viaggio di un uomo solo, senza nessuno con cui parlare, né televisione, né droghe per evadere. Alla fine è costretto a confrontarsi con i suoi rimorsi e le tante ferite nascoste. Tutti ci portiamo dietro i dolori dell’infanzia, però noi attori spesso siamo costretti a riviverli o a raccontarli per multare credibili».
In che senso? «Noi maschi siamo stati allevati con Tidea che non dobbiamo mostrare debolezze, ma questo ci preclude Pavere rapporti veri. Invece, per essere sinceri e vulnerabili, bisogna aprirsi alla possibilità di andare anche in luoghi oscuri dell’anima. A lungo abbiamo nascosto il dolore, la vergogna, l’insicurezza, ma negare quelle cose è come negare una parte di sé. In quest’epoca in cui emergono valori nuovi [si riferisce all emancipazione delle donne attraverso il movimento MeToo, ndr] è importante che ci rendiamo disponibili a rapporti d’amore con gli altri, e anche con noi stessi, più profondi. Dobbiamo farlo per i figli e per tutti coloro che amiamo».

La sicurezza è ora evidente, dopo che negli ultimi tre anni Pitt era apparso assai appannato a causa del divorzio da Angelina Jolie e della lunga battaglia legale per la custodia dei figli, che si è chiusa con un accordo in primavera. All’origine di tutto ci sarebbero stati i suoi problemi con l’alcol e la droga, che avrebbero spinto l’attrice a dire basta nel 2016, durante un volo privato in cui il marito, ancora una volta, aveva bevuto troppo. «Dalla fine del college non c’è stato giorno in cui non abbia bevuto alcol o fumato marijuana. Ma ora sono mesi che non tocco nulla», confessò all’epoca Pitt. Di recente ha poi spiegato che, per superare la dipendenza, ha frequentato per un anno e mezzo un gruppo di alcolisti anonimi: «Avevo tutti questi uomini seduti intorno, aperti e onesti. Non mi sentivo giudicato e quindi non mi giudicavo io stesso».

Vedendolo ora a Venezia, in splendida forma, tutti gli inciampi personali sembrano superati. Brad è rinato e ha appena dichiarato di voler prendere qualche pausa più lunga tra un film e l’altro, dato anche il suo impegno come produttore: «Che significa non dover essere al trucco all’alba. Non ho più l’età…», ha scherzato. Ha ancora l’età, invece, per scoprire qualcosa di nuovo di sé, come gli è accaduto sul set di Ad Astra. «Amo la fantascienza fin da quando ero ragazzino e sognavo di fare un film tra le stelle», racconta Pitt. «Conosco il regista James Gray dal 1995 e da allora cercavamo un progetto come questo. Dello spazio ci affascina l’idea che esistano solo due possibilità: o siamo soli nell’universo oppure no. Ed entrambe le prospettive risultano terrificanti. Lo spazio, poi, la solitudine che c’è lassù riescono a scatenare le domande più profonde sull’essere uomo oggi. Per questo il film è stato molto coinvolgente per me, anche come padre e come figlio».
Ma Brad ha mai sognato di andare nello spazio? «No, mi sembra un luogo talmente buio e solitario… Mi sento certo più a mio agio in mezzo alla natura, con gli amici. Però una cosa me l’ha insegnata, lo spazio: ci piace tanto guardare le stelle, ma dovremmo imparare a guardare di più dentro di noi».