“È diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia, poi sul collo, avevo segni dappertutto”. Finora non si conosceva la versione che Bertrand Cantat, cantante e leader del gruppo Noir Desir, aveva dato ai magistrati della tragica notte in cui aveva ucciso di botte la sua allora compagna, l’attrice Marie Trintignant. Le immagini della sua testimonianza sono state trasmesse ieri per la prima volta dalla televisione francese in occasione della giornata mondiale contro i femminicidi.
La storia ricalca quello che molti avvocati osservano nelle vicende di violenza sulle donne. E cioè il tentativo dell’aggressore di discolparsi facendo passare la vittima per una pazza, un’’isterica’, una provocatrice violenta. Il fatto accadde la notte tra il 26 e il 27 luglio del 2003 a Vilnius, in Lituania, dove la coppia si trovava perché Marie doveva girare un film. L’ex leader dei Noir Desir picchiò selvaggiamente l’attrice, lasciandola su un divano e attenendendo le sette del mattino prima di chiamare i soccorsi, quando ormai l’edema cerebrale provocatole si era diffuso irreversibilmente. (
Davanti ai magistrati, l’allora leader della popolare band dei Noir Désir cerca di giustificarsi, dice di essere stato picchiato. Mostra presunte botte al viso, sulle braccia. ”Lei urlava, urlava tutto il tempo” racconta. Si vede il suo avvocato sussurrare alcune frasi, incitare l’artista nella linea di difesa. ”Nessuno ha pensato che l’aggressività potesse venire da qualcun altro che da me” dice Cantat come per giustificarsi. Delle lesioni di Cantat non esistono referti medici. L’autopsia registra invece una ventina di colpi inferti sul corpo dell’attrice, tra cui diversi ematomi in faccia, le ossa del naso fratturate, due nervi ottici distaccati, numerose ferite alle gambe, nella parte bassa della schiena, sulla pancia e sulle braccia.
Bertrand Cantat era stato arrestato in Lituania ed interrogato dai giudici. “Marie – dichiarò il cantante francese – durante una discussione, è diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia e poi mi ha preso al collo. Avevo segni ovunque. Sono entrato in una collera nera e da quel momento le ho dato dei colpi. E non piccoli. Non posso mentire. Dei colpi forti, 4, 5 o 6, fortissimi, usando il dritto e il rovescio delle mani, e avevo degli anelli”. Poi Cantat l’ha scaraventata sul divano, “solo che è caduta per terra. Non è atterrata completamente sul divano, a metà è finita per terra e ha battuto la testa”. Stando ai risultati dell’autopsia, Marie Trintignant, 41 anni, portava tracce di una ventina colpi: “Molti lividi sul viso dei quali tre enormi sul lato sinistro, distruzione delle ossa del naso dovuta a un pugno o a una testata, ferita sull’arcata sopracciliare dovuta agli anelli”.
Grandi polemiche hanno da subito investito la rete televisiva. Soprattutto per le dichiarazioni del fratello del cantante francese, che sembra difendere Cantat, infangando la memoria della vittima. “Nel mondo dello spettacolo – ha affermato Xavier Cantat – Marie aveva la reputazione di essere una persona squilibrata, fragile e addirittura violenta. Consumava di continuo alcol e cannabis, ogni giorno”. Un modo per incolpare Marie stessa della sua morte.
Cantat fu condannato a 8 anni. Già dal 2007 iniziò a godere di permessi premio, nel luglio 2010 tornò un uomo libero. I suoi tentativi di tornare sulle scene sono stati accolti da proteste e polemiche, fomentate ovviamente dal padre della vittima, Jean-Louis Trintignant. Nello stesso anno la seconda moglie del cantante, Krisztina Rady, 42 anni, s’impiccò, lasciando un messaggio sulla segreteria telefonica dei genitori in cui parlava di violenze subite dal marito.