L’anno scorso era # toccato a L’anno che verrà di Lucio Dalla, un cittadino-simbolo, legato da un filo molteplice alla sua città natale. Il successo era stato poderoso, tanto da creare un istantaneo effetto clonazione in tutto il mondo: migliaia di persone avevano ammirato, fotografato o – perché no? – intonato l’immortale capolavoro di Lucio Dalla, esposto in modo così originale.
L’esperienza meritava una replica e, questo Natale, l’onore di regalare le parole di una sua canzone per farne delle luminarie speciali di versi è toccato a un altro bolognese doc: Cesare Cremonini, che ha scelto il testo di Nessuno vuole essere Robin.
Un brano che nasce col fine di fungere da specchio della società di oggi, un luogo di rifugio sincero e un gioco ironico che racconta le relazioni tra gli esseri umani. Una poesia senza tempo. L’iniziativa è del Consorzio dei commercianti di via d’Azeglio, in accordo con il Comune di Bologna e la Fondazione Sant’Orsola (e il supporto di Live Nation). La scelta di proporre Cesare Cremonini è un omaggio che
la sua città vuol fare a un cantante straordinario, tra i pochi demiurghi del pop melodico ancora in circolazione: un cesellatore ispirato e antidivistico di strofe intessute di emozioni autentiche.
Nel 2019 l’ex frontman dei Lùnapop festeggia i suoi primi vent’anni di attività: ha sempre custodito Bologna nei recessi più preziosi del suo cuore, non dimenticando mai di magnificarla nei suoi dischi e nei suoi concerti.
Sono trenta le luminarie consacrate a Nessuno vuole essere Robin, che sono state montate nel tratto pedonale di via D’Azeglio, da Piazza Maggiore all’incrocio con le vie Farini e de’ Carbonesi. Resteranno accese e palpitanti ben oltre la fine delle festività natalizie. Facile prevedere un nuovo flusso di residenti e turisti col naso estaticamente, leggermente all’insù, per ricomporre i frammenti di questa canzone illuminata e universale.
« Quel che vorrei dirti stasera è/Non ha importanza/È solo che a guardarti negli occhi mi ci perdo/Quando il cielo è silenzioso mi nevica dentro/Se giurassi di dormire con te e non toccarti, toccarti, toccarti/Ma certo/ Vuoi dormire col cane». Sui social Cesare Cremonini non ha nascosto il suo entusiasmo. «Via D’Azeglio è la Bologna che amo. Quella da camminare, da respirare e da attraversare con il ghigno caratteristico dei bolognesi che sanno prendere a sberle la vita di tutti i giorni con la loro proverbiale ironia e quel pizzico di follia che li contraddistingue.
Ora che si potranno leggere le rime di una mia canzone tra le luminarie della città dei poeti e dei cantanti, il cuore mi sobbalza di gioia e provo un senso di gratitudine ancora più forte verso la mia amata città. A Bologna ho dato tutto me stesso, fin dai miei esordi da “cinno” che guardava ai grandi nomi della musica con reverenza e ammirazione. Sono stato ricambiato con un affetto paterno, incondizionato, cresciuto e maturato nel tempo. Perché Bologna è una città
tanto generosa quanto onesta nei giudizi, che non ti regala niente se non la rispetti. Ringrazio quindi di cuore il Comune, tutti i cittadini che la attraversano e la colorano ogni giorno, i commercianti e i lavoratori che hanno fatto di questa via che appartiene idealmente a Lucio Dalla, un posto magico per tutti, non solo per noi bolognesi ma anche per i tantissimi i turisti che la cercano e la visitano ogni giorno. Lucio diceva sempre di dargli retta, che l’impresa eccezionale è essere normale».
Sai quanta gente ci vive coi cani/E ci parla come agli esseri umani/Intanto i giorni che passano accanto/ li vedi partire come treni/Che non hanno i binari, ma ali di carta/E quanti inutili scemi per strada o su Facebook/Che si credono geni, ma parlano a caso/Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo/E poi dormiamo coi cani/Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli?Tutti col numero dieci sulla schiena e poi sbagliamo i rigori». Ha proprio ragione il cantautore: in questo mondo di supereroi effimeri, nessuno, ma proprio nessuno vuol più essere Robin. A meno che non sia nato e viva a Bologna.