Achille Lauro, chi è il padre del cantante che ha scosso Sanremo: “Un pezzo grosso”

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Achille Lauro ha raggiunto il palco di Sanremo con un unico intento, ovvero quello di raccontare ancora qualcosa in più di se stesso e di quello su cui fonda la sua vita. Con il brano “Me ne frego”, Achille lancia un messaggio forte, accentuato anche dalla stravaganza di un look ‘menefreghista’, che bada davvero poco alle apparenze, facendosi largo per riemergere nella mischia delle maschere. Achille, ancora una volta, ha cantato l’amore per la libertà, che non sempre procede sul tappeto di petali di rose rosse. Nonostante un aspetto poco ‘ordinario’, Achille ha raccontato delle sue origini e soprattutto del padre, uomo di ‘Stato’.

Il 29enne Lauro De Marinis non può che ritenersi soddisfatto perchè è riuscito a cantare la sua libertà, di pensiero e di azione: “Ho sempre contaminato un genere con l’altro cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Un piece teatrale lunga 4 minuti. “Me ne frego” è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia”. E non pò mancare una speranza: “La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla “zona comfort” il posto in cui accadono i miracoli”.

 

 

Quindi non esistono dubbi: “Me ne frego è un inno alla libertà di essere ciò che ci si sente di essere”. Ma da dove proviene questa volontà di libera espressione sempre viva e presente nei testi di Achille? Lui stesso racconta di essere figlio di Nicola De Marinis, il padre con cui non ha mai avuto un rapporto facile. Il padre è originario di Gravina in Puglia ed è docente universitario, nonché  magistrato della Corte di cassazione (consigliere addetto alla sezione Lavoro). La famiglia di Achille Lauro si muove negli ambiti della giustizia: infatti è composta da alti funzionari dello Stato. Il nonno Federico De Marinis fu prefetto. E ancora, Michele De Marinis, ex procuratore della Repubblica di Bari, ora in pensione, e il procugino Matteo De Marinis, viceprefetto in servizio a Bari, commissario prefettizio al comune reggino di Laureana Borrello, sciolto per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta. Si fanno notare le parole proprio di quest’ultimo De Marinis, raccolte dalla Gazzetta del Mezzogiorno.

 

“Mio cugino Nicola, il papà dell’artista, ha sempre amato la musica e soprattutto il ballo. Ha lasciato Gravina da giovane, dopo aver vinto il concorso in magistratura, fino ad approdare alla Cassazione. Sì, forse avrebbe sognato un avvenire nella pubblica amministrazione anche per i suoi due figli, tuttavia so che non ne ha mai osteggiato le aspirazioni e il talento artistici. Infatti il maggiore, Federico, omonimo di mio figlio, si occupa di musica elettronica, e invece Lauro, il secondogenito, partendo dall’esperienza del fratello, ha scelto il genere più spiccatamente pop e direi con successo, come ha saputo dimostrare”, ha detto il viceprefetto. E non poteva mancare anche lo zio bancario e assessore provinciale a Perugia, Domenico.

Ma Achille Lauro conosce un linguaggio più libero dai codici, non per questo illegale: semplicemente libero, appunto. “Sono davvero felice e orgoglioso di aver portato una esibizione così libera e punk su un palco istituzionale come quello dell’Ariston. Un anno fa ho immaginato la musica come una rappresentazione teatrale. ‘Me ne frego’ è un inno alla libertà, non è un’espressione negativa. Vuol dire “facciamolo, viviamolo”. Ma in circolo da un anno esisteva anche un’ autobiografia del cantante: Sono io Amleto. Lauro ha pubblicato il teso con Rizzoli a ridosso della sua prima partecipazione a Sanremo, nel 2019 con la canzone ‘Rolls Royce’.”Enfant prodige enfant terrible”, è il titolo del primo capitolo: “Sapevo come non volevo diventare. Chi non volevo essere. Come mio padre e mia madre. Una vita insieme a non avere più un cazzo da dirsi”.