Francesco Gabbani è come la pizza, piace a tutti. Anche perché ha accettato sportivamente il secondo posto della sua Viceversa nonostante il televoto fosse dalla sua parte, mentre la giuria demoscopica e la sala stampa hanno premiato Diodato. Gabbani sprigiona energia, ottimismo, spensieratezza. «Cerco sempre di essere solare e predisposto verso gli altri e credo fortemente che il sorriso sia un veicolo di condivisione importante, sono come mi vedete sul palco. Poi ho anche i miei momenti di riflessione, ma sono davvero solare, non è un atteggiamento forzato».
Domanda. Ha portato a Sanremo un brano che parla d’amore e fornisce un indizio per capire il segreto di un rapporto di coppia: “Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa”.
Risposta. «Dopo lo schiaffo del successo del 2017, quando ho vinto il Festival con Occidentali ’s Karma, ho proseguito un percorso di analisi, mi sono, fermato e ho cercato di capirmi meglio. Volevo trovare una mia serenità da tramutare in musica e questo testo è il risultato. Poi non mancano le figure “gabbaniane”, le contrapposizioni, gli opposti. Diciamo che gioco con gli opposti per dire che la verità la cerco sempre nel mezzo».
D. È la canzone di un uomo innamorato.
R, «Sono innamorato della vita e, anche se non parlo mai del mio privato, sono felicemente fidanzato con Giulia: è la mia complice e senza di lei non avrei scritto questa canzone».
D. Nella serata delle cover ha interpretato L’italiano di Toto Cutugno vestito da astr onauta e dividendo il palco con ragazzi di Paesi diversi che sventolavano
il tricolore. È una risposta al sovranismo?
R. «Ho voluto fare una performance un po’ movimerttata, non volevo parlare solo dell’italianità del mondo, ma nell’universo. Ho portato sul palco chi compone la seconda generazione dell’Italia di oggi, ma non per schierarmi politicamente: volevo solo ribadire che per me certi valori e certi concetti sono sottintesi
e non vanno messi
(in discussione».
D. Ha scritto il brano con Pacifico, autore raffinato.
R. «La cosa bella è che non mi ha voluto trasformare, è una persona sensibile e profonda, la sua grandezza sta proprio nel fatto che mi ha aiutato a percorrere l’ultimo chilometro per pollare a termine il testo della canzone, ma senza plasmarmi. Diciamo che mi ha incoraggiato e mi ha reso consapevole del fatto che so scrivere canzoni».
D. È arrivato al successo dopo una lunga gavetta. Quando è scattata la molla che l’ha portata a capire la sua direzione?
R. «Sono figlio di Sanremo (nel 2016 Gabbani ha vinto nelle “Nuove proposte” con il brano Amen, ndr), direi che il “click” l’ho sentito la prima volta che sono venuto all’Ariston, fra i giovani: qui ho capito che aveva senso che continuassi e ho capito che il pubblico poteva dare senso alla mia esistenza. Mi fanno ridere i colleghi che snobbano i fan, noi esistiamo grazie a loro. Per questo me li vado a prendere uno per uno, casa per casa (ride, ndr)».