Un giorno. Manca solo un giorno al piccolo Brenton per compiere due mesi. Che sono un soffio di vita. Neanche il tempo di sbattere gli occhi, di rispondere a una carezza. Pisa, domenica pomeriggio, periferia est della città. Brenton è con i suoi genitori, in macchina.
Sta percorrendo via Manghi all’altezza dell’ospedale di Cisanello. Il policlinico è a un tiro di schioppo, quella vicinanza (purtroppo) non servirà a nulla. Una strada a quattro corsie, il semaforo che si intravede. C’è un po’ di traffico. Sull’auto sono in quattro. Alla guida, il padre. Seduto accanto a lui, nell’ovetto per neonati, il bambino: è al posto del passeggero, davanti. Forse sonnecchia, chi lo sa. Nei sedili posteriori ci sono la mamma e il fratellino di Brenton, che ha appena due anni ed è il maggiore di casa.
Le 16 e quel colpo tremendo. Come una frusta che sbatte la vettura in avanti. Un tamponamento. A catena. Una, due, la macchina sulla quale viaggia Brenton è la terza. Si sentono i clacson, lo scossone è fortissimo. E si attiva l’airbag. Benedetto airbag che salva l’esistenza a moltissime persone ma che, in casi come questo, risulta fatale. Il dispositivo parte in automatico, il “palloncino” si gonfia dentro l’abitacolo e Brenton ne è travolto.
Investito, non sull’asfalto ma proprio lì, nell’auto di famiglia, a mezzo metro dal suo papà che fa di tutto per salvarlo. Il piccolo perde immediatamente i sensi. Sviene, non dà segni di vita. È il panico. Anche il fratellino è ferito, lamenta un dolore al capo. Alle 16.17 gli uomini del 118 toscano ricevono la richiesta di soccorso. Dall’altro capo del filo sentono il pianto disperato di una donna e le grida di un bimbo. Non è Brenton, lui non si è ancora ripreso.
L’ambulanza arriva a sirene spiegate, è una corsa contro il tempo. Una dannatissima corsa contro il tempo: la situazione è dispera ta, i paramedici trasportano d’urgenza Brenton all’ospedale. Si tenta il tutto per tutto, anche un’operazione alla testa. Il decesso viene ufficializzato nella notte. Edemi e contusioni non gli danno scampo, povero bimbo finito del mezzo di un incidente stradale e morto avvolto dall’airbag.
FAMIGLIA DISTRUTTA
Fratellino, mamma e papà stanno bene. Ma sono distrutti dal dolore di una perdita così assurda. Così surreale. A chiarire l’esatta dinamica del sinistro ci penseranno i vigili urbani pisani, stanno indagando e vogliono vederci chiaro. Da una prima ricostruzione, però, pare che sia andata proprio in questo modo. Uno studio recente dell’Adoc, l’Assodazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori, dice che nel 2015 i bambini con meno di quattordici anni che sono morti a causa di un incidente stradale sono stati 39, molti di loro hanno perso la vita perché le norme sul corretto uso dei seggiolini non vengono rispettate a sufficienza.
È che uno non ci pensa quasi mai. Faccio-un-salto-al-super-sono-appena-cinque-minuti. Oppure: Andiamo-in-pizzeria-è-dietro-l’angolo. O ancora: Se-lo-lego-strilla-e-poi-è-peggio. Ma basta un attimo. Una distrazione, un errore altrui, un imprevisto. I genitori di Brenton non sono mica andata a cercarsela.
Però (e se le indagini lo confermeranno) non hanno seguito pedissequamente il codice della strada. Articolo 172: “I bambini di statura inferiore a 1,50 metri devono essere assicurati al sedile con un sistema di ritenuta adeguato al loro peso e di tipo omologato. Non possono essere trasportati utilizzando un seggiolino di sicurezza rivolto all’indietro su un sedile passeggeri protetto da airbag frontale, a meno che l’airbag non sia stato disattivato”. Significa che sì, l’ovetto di Brenton poteva anche essere istallato sul posto davanti (perchè il bimbo non pesava oltre i nove chili, altro limite fissato per legge) ma che no, il dispositivo di airbag non doveva proprio essere attivo. Doveva essere spento. Per la sua incolumità, per impedire un episodio drammatico come quello che ha strappato Brenton troppo presto dall’abbraccio di sua madre.
OLTRE 150MILA SANZIONI
Il 65% degli italiani ammette di non usare il seggiolino in modo continuativo, il 27% lo adopera scorrettamente, l’8% se ne infischia proprio. In un solo anno, sulle nostre carreggiate, la polstrada ha elevato più di 157mila sanzioni in questo senso. L’uso corretto del seggiolino consente di ridurre il rischio di lesioni fino al 90% e quello di morte fino al 70% se il bimbo non ha ancora compiuto un anno. Sono tutte statistiche messe nero su bianco dall’Adoc.
Le norme prevedono che i bambini con più di tre anni possano sedere davanti solo se sono più alti di un metro e mezzo. D’altronde, non è che la legge esista per qualche ghiribizzo giuridico, è stata scritta per salvarci la pelle. Letteralmente. Il seggiolino è obbligatorio per tutti i bimbi che pesano meno di 36 chili o sono alti meno di 1,5 metri: in caso contrario la multa va da 81 a 323 euro e vengono decurtati pure cinque punti dalla patente.
Altra cosa: è sempre meglio posizionare seggiolini, ovetti e navicelle sui sedili posteriori e in senso opposto rispetto a quello della marcia. Se questo non è proprio possibile, per i più piccini si può fare un’eccezione e optare per il posto anteriore. Ma, lo ribadiamo a costo di sembrare ripetitivi, bisogna ricordarsi di disattivare l’airbag.