Fotografano una bimba al supermercato col suo papà e denunciano tutto sui social

Questo articolo in breve

Erika Burch stava facendo la spesa in un supermercato di Cleveland, nel Texas, quando dal reparto carni sente provenire le urla e il pianto di una bambina.

Va verso di lei e si trova davanti ad una scena a dir poco raccapricciante. Anche Erika è madre di due bambini ed è lungi dal crescerli permettendo loro di fare quello che vogliono, ma c’è una differenza colossale tra esercitare il ruolo di genitore ragionevole e maltrattare il proprio bambino.

Per lei era evidente che Charles Davis stesse arrecando un’intollerabile sofferenza alla figlia ma come scoprirete ben presto non tutti la pensano allo stesso modo… Anche altri clienti hanno assistito alla scena dell’uomo che aveva legato i capelli della propria figlia al carrello della spesa. La bambina camminava in modo innaturale, era piegata e ripeteva piangendo “Ti prego papà smettila, ti prometto che non lo faccio più”.

Erika non ha resistito, ha estratto il cellulare dalla borsa e ha scattato le foto che pubblichiamo. Si è poi avvicinata a quel padre insensibile per ordinargli di lasciare libera la bambina. L’uomo le ha riso in faccia. “Non sono affari tuoi” – le ha detto ed è andato oltre come se nulla fosse, continuando a trascinare la bambina. Erika avrebbe voluto chiamare la polizia ma in quel mentre è intervenuto un poliziotto in borghese. State a sentire cosa ha detto!

A suo avviso non c’era nessun abuso, il padre anzi “ha il diritto di insegnare la disciplina ai propri bambini”. Ok, va bene essere autorevole ma non autoritario! Si tratta forse di un buon esempio? La condotta di quell’uomo sarà fonte di stima della bambina verso il genitore? Indignata, Erika ha continuato a documentare l’accaduto e ha condiviso i suoi scatti su Facebook. La polizia di Cleveland si è fatta carico del caso e cosa si scopre?

Che già più di una volta Charles Davis ha dovuto rispondere alle accuse di violenza nei confronti di minorenni. Adesso sua figlia è stata affidata ai servizi sociali e c’è gente che punta il dito verso Erika perché secondo loro “è meglio stare con un padre e sopportarne le percosse che vivere con degli estranei”. In attesa di sapere chi ha ragione dubitiamo che la violenza domestica sia ciò di cui hanno bisogno i bambini. E al funzionario di polizia che ha espresso la sua approvazione per quei metodi brutali consigliamo di non prendere la parola la prossima volta.