Conte propagandista del panico che ha creato

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Qual è il problema con Giuseppe Conte? È diventato Belfagor. Quando appare, spaventa. Lo si vede ovunque. È scientifico. Chi ha causato il panico, per la sua incompetente inefficienza, e le sue balle, tutte le volte che appare in tivù ad annunciare che è alla testa delle truppe che sconfiggeranno il terrore, lo moltiplica ) I mass mediologi lo chiamano effetto paradosso. Tra i mafiosi,incaprettamento. Conte ci sta incaprettando nel panico.

Dopo il fiasco, Conte è credibile come il generale Cadorna dopo Caporetto. Si passò da Cadorna a Diaz. Invece lui insiste. È un prezzemolino, anzi, una cicuta televisiva. Ci fa diventare verdi di fifa un cucchiaino per volta. È il juke box della paura. Perché Conte fa così? Gli danno un gettone di presenza come a Giorgina, fidanzata di Cr7 a Sanremo? Non ci verrebbe da scherzare: abbiamo provato ad alleggerire, ma il magone ritorna subito. Lui e il suo staff, protesi alla propaganda e ad ottenere benevolenza dalla tirannide cinese, hanno fallito nel campo della prevenzione a causa di odio politico verso il centrodestra.

Hanno consentito così al virus di espandersi, depistando la paura dal contagio reale a quello ideologico. Da qui sottovalutazione pratica e rassicurazioni placebo che hanno indotto ad abbassare il livello di vigilanza. Ovvio. L’autore di simili nefandezze non può essere il volto credibile di uno Stato che chiede fiducia e invoca di non cedere al panico. Il popolo è bue fino a un certo punto. Poi si stanca di essere catechizzato da chi un attimo prima ha fraternizzato con la peste. Che credibilità può avere al Nord, e nei comuni oggi trasformati in un lazzaretto per la necessità di contenere il contagio, uno che ha fatto l’inchino all’invasore? Sia chiaro.

Non è sbagliato ciò che Conte domenica ha deliberato riguardo all’emergenza, ma la bocca che lo reclamizza e nel contempo tranquillizza. Come dicevano i pellerossa, questo bianco parla con lingua biforcuta. Certo. Ascolteremo e obbediremo agli ukaz tardivi, con calma e senza tirare sassi a nessuno. Ma perché questo accada il nostro consiglio al premier e al ministro della salute, Roberto Speranza, è di mandare avanti in tivù e nei video social, i governatori del Nord, Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. Hanno la credibilità del dire e del fare. Se sento costoro, o li leggo, e così tutti – gente di sinistra compresa qui nel Settentrione – si fidano. Costoro non erano militanti leghisti, legati a Matteo Salvini dal giuramento di Pontida, quando chiesero al governo di Roma, sulla base di una lungimirante cognizione dei rischi, di disporre trattamenti di autotutela in casa per chi rientrava dalla Cina, gialli, bianchi o neri che fossero. Insomma quarantena. Non erano tifosi di Alberto da Giussano! Erano istituzioni della Repubblica! Tra l’altro a differenza di Conte eletti direttamente dal loro popolo.

SENZA RISPOSTE Il 2 e 3 febbraio, e poi con una batteria di cannonate per quindici giorni,furono trattati come propagandisti di partito, sciacalli in fregola allarmistica per ingrassare la Lega. Il premier non diede loro risposte dirette, li snobbò, lasciò al ministro grillino dell’Istruzione, Lucia Azzolina, di dire di no. Di suo, il presidente del Consiglio si vantò di aver lasciato parlare la scienza. Come dire che la richiesta di Fontana, Zaia e Fedriga attingeva al pregiudizio razzista. Ora il premier sta apparendo ovunque, con il pullover dell’emergenza per far vedere che lavora e si rimbocca le maniche, ma dovrebbe avere il pudore di rimboccarsi la faccia e di rimpannucciarsi la lingua. Domenica sera è riuscito a mentire a La 7 in modo spudorato. Ha sostenuto testualmente «che misure più severe non potevano essere perseguibili prima». Non si poteva predisporre la quarantena per chi era transitato da zone a rischio? Ma quando mai. Da domenica lo fa la Romania con chi viene dalla Lombardia e dal Veneto, e l’Italia, secondo Conte, non poteva farlo per chi arrivasse dalla Cina? Riesce a definirsi «molto triste» perché Salvini preferisce ascoltare Fontana invece che lui. Ma noi siamo più tristi perché tocca sentire e vedere Conte ogni istante. Lo diciamo con amarezza. Disposti a riconoscere e ossequiare la firma che il premier e il ministro della Salute pongono accanto a quella di Attilio Fontana e Luca Zaia.

LE FIRME Sabino Cassese sul Corriere della Sera fai complimenti al governo per aver accettato di lasciar mettere la firma dei governatori, non prevista dalla legge, accanto alle disposizioni di Roma. Scrive: «Abbiamo visto con piacere il ministro della Salute e il presidente della Regione Lombardia annunciare insieme i dolorosi provvedimenti diretti ad evitare l’estensione del contagio. E letto con soddisfazione che anche il presidente della Regione Veneto ha firmato insieme con il ministro la relativa ordinanza (lalegge del 1978 sul Servizio sanitario nazionale richiede solo la firma del ministro)». Se non fosse accaduto, garantisco, da queste parti si rischiava se non la rivolta, la disobbedienza. La smetta Conte di vantarsi E adesso mandi loro in tivù.