Le vie del virus sono infinite. In tutto il Paese si propaga l’infezione. Al Nord, in particolare nel Lombardo-Veneto, si assiste a un bollettino di guerra continuo. Centinaia di contagiati. Morti. Si dice che le vittime fortunatamente avevano altre complicazioni, che sono anziani. Ma se non avessimo importato, per qualche errore nei controlli, la polmonite dalla Cina qualche pensionato sarebbe ancora tra noi. E magari continuerebbe a giocare a carte al bar come sempre. Sopra il Po non si parla d’altro: Coronavirus.
D’altronde si vive sotto il coprifuoco. Tutto è limitato, lento. Ci mancano le imprecazioni per il traffico. Sono trascorsi 5 giorni dall’allarme comparso nella zona di Codogno, ma sembra che siano passati mesi. La prescrizione, i rigori non dati, il clima impazzito paiono argomenti preistorici. La vita ci è cambiata nel giro di un week-end. Abbiamo internet, i social, i telefonini, le tv, la palestra, lo sport…Abbiamo qualsiasi cosa, però adesso iniziamo a tremare. Milano, la città più splendente degli ultimi anni, d’improvviso è imbolsita.
Divieti, fatturato che cala, imprese a rischio. Turismo a picco. E le conseguenze, sanitarie ed economiche, si faranno sentire in ogni parte del Paese, perché il Nord non è la Basilicata. Piazza Affari ieri ha perso il 5,5%. Tonfo.Centinaia di miliardi “bruciati”, come si dice in gergo. Il Pil è matematico che finirà col segno meno: recessione. Il nostro sgangherato esecutivo non era capace di gestire una penisola in tempo di pace, figuriamoci in tempo di guerra… Fontana e Zaia, avevano ragione. Ok,ma adesso tocca fermare il contagio. Dopo faremo i conti, politici e dei danni al portafogli.
PEGGIO DELL’INFLUENZA Il problema è uno solo:l’incertezza. Come mai è arrivato il virus fra noi? Ce la caveremo? Quando? Siamo tempestati di spiegazioni, rassicurazioni, allarmismi. Non comprendiamo nulla. Abbiamo solo paura. Calma, però. Guardiamo alle statistiche. Che ormai non sono poche. Giorgio Palù, docente ordinario di microbiologia e virologia all’università di Padova e presidente della Società europea di virologia, spiega: «Da un confronto tra il tasso di mortalità dell’influenza stagionale e Covid-19 (il nome scientifico del Coronavirus), sembra che la seconda sia più letale. Nella stagione 2018-2019 circa il 10 per cento della popolazione è stata colpita dall’influenza stagionale o da sindromi simil-influenzali. Qualcosa quindi come 8 milioni di persone, di cui 8mila morti direttamente (ad esempio per polmonite) o in direttamente legate all’influenza. Si tratta di un tasso di mortalità dello 0,1 per cento. PerCovid-19 si parla invece di un tasso di mortalità di circa il 2 per cento, legata soprattutto alle forme gravi che danno polmonite interstiziale».
UN RAFFREDDORE C’è da tremare allora? Sempre Palù: «Al momento gli scenari possibili sono tre: il primo è che avremo una pandemia; il secondo è che i casi saranno sempre più limitati come succede per l’influenza, perché anche la diffusione di questo coronavirus è stagionale; la terza ipotesi è che il nuovo coronavirus diventi endogeno così come i 4 virus stagionali». Oggi infatti «conosciamo altri quattro Coronavirus umani, tutti partiti da animali: sono comuni raffreddori». Per cui il Covid-19 «o si estinguerà come la Sars, grazie alla quarantena e all’isolamento, oppure il virus diventerà endogeno all’uomo, finendo per tramutarsi, come gli altri Coronavirus, in un raffreddore».
D’altronde, conclude Palù: «La storia della virologia insegna che più un virus si diffonde, meno è letale. Per un motivo semplice: il virus è un microbo parassita che non ha interesse a uccidere l’ospite, altrimenti si auto-estingue. I virus più dannosi non sono quelli che passano dall’uomo all’uomoma quelli che fanno il salto di specie improvviso, dall’animale all’uomo, come l’Hiv, che fu trasmesso da uno scimpanzè». Aumenteranno dunque i contagiati nelle prossime ore. Peròle strutture lombardo-venete sono più che all’altezza. Per dire, a Codogno non si riscontrano più nuovi casi di infettati. Lentamente la polmonite cinese rallenterà la sua forza. Isolata. Poi toccherà vedere quante vittime economiche rimarranno sul terreno. Allora sì, inizieranno altri guai. E purtroppo a gestirela situazione non saranno Fontana e Zaia, bensì Conte e Speranza