POartite a porte chiuse. Nella serata di ieri sembrava tutto confermato. La bozza del Dpcm con la nascita di un’estesissima zona di sicurezza – tutta la Lombardia più le province diModena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria – con una lunga serie di divieti, continuava a dare la possibilità di organizzare un evento senza la presenza di pubblico. Via libera quindi alla ripresa della serie A.
Anche se il testo fino a tarda sera era ancora in divenire. «Stanno ancora scrivendo», dicevano alcuni ambienti governativi. Come dire: tutto è ancora in discussione. Rallentare Ma il cuore del nuovo Dpcm è chiaro: rallentare, fermarsi, stare a casa il più possibile, muoversi per lo stretto necessario. Ora non sono più inviti, ma obblighi.
Che alla luce della diffusione spietata del coronavirus, si moltiplicano. Nella nuova «zona di sicurezza», queste le parole della bozza, bisognerà «evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza » Porte chiuse ok Queste parole hanno portato il mondo del calcio e dello sport a farsi una domanda: c’è il rischio di una sospensione totale? Almeno per il momento, no.
San Siro ospiterà Milan-Genoa oggi e Inter-Getafe giovedì. E si giocheranno regolarmente Parma-Spal (oggi) e Sassuolo- Brescia (domani). Il divieto per palestre e centri sportivi già in vigore in Lombardia viene invece prorogato e allargato ai territori delle altre province. Si chiuderanno anche tutti gli impianti sciistici. «Bisogna cambiare il nostro stile di vita », il cuore del Dpcm è nelle parole del capo della protezione civile, Angelo Borrelli. Divieti e sanzioni Per il resto, la lunga lista delle prescrizioni si allunga, anche temporalmente.
Nella zona «quasi rossa» le scuole resteranno chiuse fino al 3 aprile, scadenza valida pure per le altre prescrizioni. Niente cerimonie religiose, niente università, niente concorsi, (salvo che per il personale sanitario). E ancora niente cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse, discoteche. Chiusi nelle giornate festive e prefestive le medie e grandi strutture di vendita dei centri commerciali e dei mercati. Negli altri giorni, si può aprire ma rispettando la distanza di sicurezza interpersonale di un metro.
Se il gestore non fa rispettare queste norme, rischia la sospensione dell’attività. Stesso discorso per i bar, i ristoranti e gli altri esercizi commerciali. Alcuni divieti – le chiusure di pub e discoteche – saranno estesi con un altro decreto anche al resto d’Italia. «Rallentiamo!» Ecco, rispettare i divieti. Giulio Gallera, l’assessore al Welfare della regione Lombardia, sottolinea con durezza: «È necessario rarefare la nostra vita sociale. Ma questo messaggio non è passato.
Quindi chiediamo delle misure per far capire che bisogna rallentare la nostra vita per rallentare la diffusione del virus». Fra le prescrizione c’è anche quella che si propone di bloccare tutte le«fughe»con il «divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena». Con la febbre Il Dpcm spiega anche che cosa fare a chi accusa dei sintomi. «Ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e di limitare almassimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante». Viene esplicitamente scritto nell’articolo 2 che i Prefetti sono incaricati del monitoraggio non solo con le forze di polizia, ma anche avvalendosi anche di vigili del fuoco e delle forze armate. Non è più solo uno slogan: quella contro il virus deve essere una guerra.
L’ allarme coronavirus suona fortissimo, al punto di spingere il Governo a mettere in atto misure sempre più restrittive. Chiamasi appello alla responsabilità, che evidentemente non è stato raccolto da tutti.
Certamente non dai circa 500 tifosi dell’Inter che ieri pomeriggio hanno deciso di radunarsi di fronte al centro sportivo nerazzurro, per incoraggiare i giocatori di Antonio Conte alla partenza della trasferta di Torino. Come se nulla fosse. Come se da giorni, anzi settimane, ormai da qualsiasi media non partissero raccomandazioni volte ad evitare assembramenti di persone e di conseguenza una diffusione ancora maggiore del virus. Niente da fare.
Per carità, non ci fosse stata l’emergenza sanitaria di mezzo, lo spettacolo di Appiano sarebbe stato in effetti pure bello, scenografico, come dimostrano foto e video in questione: in tempi di porte chiuse, i tifosi nerazzurri sono andati a «bussare» a Lukaku e compagni, come a dire «noi non potremo essere con voi, ma è una distanza solo fisica». Il tutto è avvenuto mentre i giocatori erano in campo per la rifinitura, dunque per le ultime indicazioni prima della partenza. Un modo, fondamentalmente, scelto dagli ultrà dell’Inter per dimostrare attaccamento, alla vigilia di una partita che può risultare decisiva per l’inseguimento scudetto e di conseguenza per la stagione tutta
. Una mossa che ha lasciato in qualche modo sorpresa anche la stessa società nerazzurra, non però le forze dell’ordine, presenti di Davide Stoppini di fronte al centro sportivo. Anche a Torino Cori alti, fumogeni accesi, specie quando il pullman nerazzurro ha lasciato il centro sportivo, direzione Torino. Questo si è visto e ascoltato. E proprio in Piemonte Lukaku e compagni sono arrivati quando ormai era sera. Non un approdo solitario, neppure a Torino. Perché anche davanti all’hotel della squadra un gruppo di tifosi – certamente meno numeroso del precedente ad Appiano – ha «accolto» tutta la squadra.
La prima a Torino da avversario (allo Stadium c’era già tornato, ma in veste di ct, nell’amichevole con l’Inghilterra: 1-1, 31 marzo 2015) rimarrà un’esperienza surreale per Antonio Conte.
L’Inter, a differenza della Juventus, già ha provato in Europa League contro il Ludogorets cosa significhi giocare nel deserto, però – complice il rinvio della gara con la Sampdoria a data da destinarsi – in campionato non mette piede in campo dal 16 febbraio, quando venne rimontata all’Olimpico dalla Lazio, partita da cui sembra passata una vita: «Non è semplice perché questa è una situazione delicata, tutti quanti abbiamo famiglie ed è inevitabile che quello che sta accadendo non può lasciarci indifferenti – le parole dell’allenatore a Inter Tv – È inevitabile che tutti stiamo cercando di affrontare questa situazione nel migliore dei modi.
Detto questo, per noi è importante sapere qual è il giorno della partita, avere un programma ben chiaro, perché da professionisti seri dobbiamo essere messi nelle condizioni di programmare e di poter preparare le cose con il giusto tempo ». Quanto sta accadendo, comunque, non deve essere un alibi per l’Inter, come peraltro sottolineato dallo stesso Conte: «Arriviamo alla partita nella giusta maniera nonostante le difficoltà, perché cambiare programmi, non giocare partite non è stato semplice.
Però, come ho detto ai ragazzi, bisogna essere bravi in queste situazioni ad adeguarci in maniera veloce e cercare di continuare a fare quello che stiamo facendo, quindi lavorare duro e cercare di fare sempre il nostro meglio. Le condizioni generali sono buone, ovviamente ci siamo dovuti adeguare al cambiamento di programmi, ma abbiamo comunque lavorato, i ragazzi da questo punto di vista sono straordinari perché c’è sempre stata grande abnegazione, grande disponibilità e grande voglia di alzare l’asticella da parte di tutti e di arrivare a giocarci questo tipo di partite con un preciso significato in classifica.
Arriviamo alla sfida con grande voglia e grande determinazione e con l’intelligenza di esserci adeguati a questi cambiamenti che per tutti non sono il massimo. È difficile immaginare un derby d’Italia a porte chiuse perché è inevitabile che il pubblico sia importante quando si gioca a calcio, soprattutto in partite così belle e importanti. In questo momento veramente molto delicato però si deve fare grande attenzione perché la salute di tutti i cittadini viene prima di tutto e quindi noi dobbiamo essere bravi ad adeguarci e cercare di fare le cose quanto più al sicuro possibile».
Chiusura con analisi sulla Juve: «Sappiamo di affrontare una squadra molto forte, quindi abbiamo grandissimo rispetto per quello che loro stanno facendo negli ultimi anni. Da parte nostra c’è la voglia e l’ambizione di cercare, tramite il lavoro, di avvicinarci quanto più possibile a loro. Per noi è importante alzare l’asticella e lo possiamo fare attraverso il lavoro. Con la Juve, poi, la differenza la faranno i dettagli ».
Una vigilia particolare, che verrà ricordata per essere stata diversa da tutte le altre. Maurizio Sarri ieri è stato all’Allianz Stadium, come gli succede da inizio stagione ogni giorno che precede una partita ufficiale, ma non per parlare ai giornalisti nella classica conferenza stampa. Quella è stata annullata per l’emergenza coronavirus, però il tecnico ha scelto il teatro della gara di stasera per l’ultimo allenamento vero prima di incrociare le spade con l’Inter. I giocatori sono arrivati in pullman dalla Continassa (tragitto brevissimo, lo stesso che fanno il giorno del match) poco dopo le 15 e hanno lavorato sul prato dello Stadium, che oggi troveranno più o meno nelle stesse condizioni: vuoto (a parte gli addetti ai lavori ammessi) e silenzioso. Stamattina si replica, ma la breve rifinitura sarà su uno dei campi della Continassa.
Inter favorita come noi Le parole di Sarri sono arrivate nel tardo pomeriggio in modo insolito, attraverso Jtv: «Questa è la partita più prestigiosa della Serie A – ha detto il tecnico bianconero – per storia e per blasone delle squadre e in questa stagione anche per la classifica. Dopo due mercati importanti l’Inter è diventata una delle favorite per il campionato, proprio come noi». Sarri si è soffermato poi sulle caratteristiche dei nerazzurri, che giocano con il 3-5-2, un modulo che ha dato fastidio alla Juventus in più occasioni in questa stagione (vedi Verona, Lazio e Lione): «Sarà una bella gara, tatticamente difficile per il modo di giocare dei nostri avversari. L’ampiezza dell’Inter può essere una problematica per noi, uno degli obiettivi è fare possesso palla alto nella loro metà campo.
Sarà più importante del solito». Dubbi e sorprese Per questo con l’Inter potrebbe cambiare qualcosa: negli ultimi giorni Sarri ha provato, oltre al classico tridente, anche il centrocampo a rombo. L’alternativa al 4-3-3 con Cuadrado, Dybala e Cristiano Ronaldo potrebbe essere un 4-4-2 con Bentancur vertice alto, per togliere aria a Brozovic. Ramsey è in ballottaggio con il colombiano, mentre in difesa Chiellini, non ancora al meglio dopo l’affaticamento, dovrebbe lasciare il posto a De Ligt.
Di sicuro ci sarà qualche sorpresa, ma il tecnico non si sbottona: «Stiamo recuperando tanti giocatori e questa è una grande fortuna (il riferimento è a Douglas Costa e Khedira, ndr). Negli ultimi giorni la qualità degli allenamenti si è elevata. Noi abbiamo attaccanti con caratteristiche diverse e a volte con lo stesso modulo siamo diversi cambiando gli interpreti ».