Don Matteo 12, niente paura: non vi lasceremo soli. Ci vediamo in una nuova serie

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La buona notizia è che Don Matteo 13 si farà: a vent’anni dalla prima apparizione, il sacerdote in sella a una bici, interpretato da Terence Hill, non accenna a rallentare la sua corsa. Nell’ultima puntata, andata in onda su Raiuno giovedì 19 marzo, ci si metteva di mezzo perfino il Papa nel tentativo di rubare agli italiani il loro amatissimo parroco. Francesco proponeva a don Matteo di diventare cardinale, ma lui, dopo ampia riflessione, ha deciso di rinunciare alla carica e di rimanere tra la sua gente a Spoleto.

Il pubblico da casa ha tirato un sospiro di sollievo. «Impossibile immaginare un mondo senza don Matteo», conferma Nino Frassica, l’eterno amico maresciallo Cecchini, che ha contribuito in ogni modo a impedire la partenza del sacerdote. «Gli spettatori si ribellano ai cambiamenti. Succede per esempio all’arrivo di ogni nuovo capitano». Quali novità hanno turbato gli ascoltatori in questa stagione? «Il fatto che io rimanessi vedovo e che, poi, mi sia quasi innamorato di un’altra [Elisa, interpretata da Pamela Villoresi, ndr]. È come con le favole per i bambini: se cambi qualcosa protestano, abbiamo dovuto spiegare che purtroppo, nella vita, succede».

Come tutti, anche Frassica in questi giorni è confinato tra le mura di casa e la sua voce al telefono tradisce una certa malinconia. «Ho trascorso il 2019 a lavorare sempre, ad alzarmi presto, ora questo brutto virus mi da l’occasione per riposare: sto recuperando il sonno e poi leggo, scrivo per la radio e la Tv, insomma cerco di trasformare la reclusione in una vacanza creativa. Distrarsi è fondamentale altrimenti l’umore precipita», confessa. «Rivedo vecchi film oppure i notiziari alla ricerca di qualche buona notizia.

Tutti i progetti di fiction si sono dovuti interrompere. Per fortuna mi restano le domeniche a Che tempo che fa; anche se non si può andare in studio a Milano, mi collego dalla mia casa di Roma». Fazio, storico conduttore di Che tempo che fa, ora su Raidue, sembrava smarrito vedendo lo studio vuoto. «Ammiro Fabio moltissimo. So quanto è spaventato e giù di morale, ma riesce lo stesso a mostrarsi tranquillo e con il sorriso. Lui è come le hostess in aereo: se sono preoccupate loro, ci allarmiamo anche noi». Quest’anno Frassica festeggia («in sordina purtroppo, date le circostanze») 50 anni di carriera e per l’occasione Terence Hill gli ha dedicato una lettera, in cui ha scritto: “Ti siamo grati per il semplice fatto che ci fai ridere. È la tua missione: ridere guarisce e dà speranza”. «Ho cominciato il 2 marzo 1970», ricorda Frassica, con precisione matematica. «Più che del mio lavoro di attore, sono orgoglioso delle mie gag surreali, “alla Frassica”, frutto di libertà e creatività totali. Anche in Don Matteo, dove pure c’è un copione, mi piace improvvisare e gli altri sono costretti a venirmi dietro».

Il maresciallo Cecchini è molto amato. «Mi assomiglia tanto: non è coltissimo, ma conosce il mondo e la gente. Non è un maresciallo rigido e severo, ma uno che per umanità sa chiudere un occhio. E poi le sue avventure si svolgono in una zona dove si conoscono tutti. Anch’io vengo dalla provincia, da un paesino vicino a Messina, dove lasciavamo l’uscio di casa aperto. Ho nostalgia di quel mondo in cui ci sentivamo più sicuri che adesso in città dietro a porte blindate».

Alla fine di quest’anno Frassica festeggerà un altro traguardo importante. «Il calendario dice che a dicembre compirò 70 anni, ma io non me li sento affatto. Ho incaricato alcuni investigatori di indagare: la carta d’identità dice che sono nato nel 1950, ma io mi guardo allo specchio e penso che sia impossibile. Sono certo di essere del 1966. Speriamo che facciano venire a galla la verità». Nino si sente un ragazzino, tanto che due anni fa si è sposato per la seconda volta: la signora è Barbara Exignotis. Com’è la vita coniugale ai tempi del coronavirus? «Sono un ottimo marito, bravo e tranquillo». Stare chiusi in casa per giorni, senza poter uscire forse crea tensioni? «Macché, anzi. Mi faccio perdonare per tutte le assenze».