La pandemia di coronavirus non finirà in Italia prima di tre mesi a questa parte e il vaccino non arriverà prima dell’estate. Sono queste le (grigie, per non dire nere) previsione di Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Ai microfoni di Tv2000, il dottore ha infatti dichiarato: “La mia speranza è che di questo virus ci si possa liberare in…
non più di tre mesi dal momento dell’applicazione di determinate regole. E ho già dato un termine agghiacciante. Non è e non sarà una cosa breve, se dovesse avvenire in tempi brevi sarò il primo a fare una festa”. Nell’intervista rilasciata all’emittente televisiva dalla Conferenza Episcopale Italiana, durante la messa in onda del format “Il mio medico”, Galli ha parlato anche della speranza di un vaccino contro il Covid-19:
“Il vaccino è una speranza. Ci sono almeno diciotto programmi aperti per arrivare al vaccino. Mi auguro che nelle varie dichiarazioni che si susseguono ci sia del vero più o meno in tutte”. Quindi aggiunge: “Sicuramente qualcosa verrà fuori ma dubito che noi siamo in grado di delimitare e circoscrivere l’epidemia e di superarla attendendo il vaccino.
Il vaccino verosimilmente ad essere fortunati arriverà dopo l’estate, non prima. E anche se arrivasse prima passeranno comunque dei mesi”. Insomma, siamo solo alle prime battaglie di una guerra che sarà lunga. E il picco dell’epidemia? Interrogativo al quale è difficile, dice sempre l’esperto, dare una risposta: “Non stiamo contando tutte le persone infettate dal coronavirus ma selezionando le persone che hanno sintomi importanti.
E questo dal punto di vista epidemiologico non ci mette nella condizione di avere assoluta fiducia sulla valutazione dei dati osservati per definire quando ci sarà il picco”. Continuando nella chiacchierata in tivvù, il dottore ha ragguagliato anche circa lo stato delle cose relativo all’utilizzo di alcuni farmaci – contro la malaria, l’ebola o l’artrite – e dei risultati ottenuti nella lotta al coronavirus. Il tutto predicando calma e gesso, così: “Sui farmaci andiamo per tentativi.
L’utilizzo della clorochina, farmaco antimalarico, è un poì quello che facciamo sempre in mancanza di altro nell’ipotesi abbastanza vaga che possa funzionare. Stiamo cercando di mettere in fila dei numeri per cercare di capire se funziona e stiamo aspettando che dalla Cina arrivino delle indicazioni perché loro questi conti li hanno fatti prima di noi”. Infine, Galli chiosa così: “Sul farmaco Remdesivir abbiamo iniziato la sperimentazione per saperne veramente di più e ne abbiamo usato parecchio come farmaco concesso fuori da studi per uso compassionevole. Il punto è a chi e quando darlo e capire se effettivamente può funzionare”.