Avigan, il Veneto sperimenta il farmaco che ha tranquillizzato il Giappone

Questo articolo in breve

Favipiravir. Meglio conosciuto come Avigan. In realtà, fino a un paio di giorni fa, nessuno in Italia lo conosceva, eccetto la comunità scientifica. Ora però è sulla bocca di tutti. È bastato che su Facebook, con un video girato a Tokyo, ne parlasse un farmacista italiano, Cristiano Aresu, il quale ha riferito che in Giappone l’Avigan – un farmaco antinfluenzale – sta salvando parecchie vite. Il medicinale, se somministrato per tempo, riuscirebbe a combattere il contagio da Covid-19, o meglio a limitarne i sintomi. Aresu, per lavoro, trascorre lunghi periodi in Giappone.

Il tema è delicato: ci atteniamo rigorosamente ai fatti. Alcune premesse. La prima è che nel Paese del Sol Levante, dove l’Avigan è già stato somministrato a una parte di pazienti non gravi, sono stati comunicati appena un migliaio di contagi e 36 morti, nulla rispetto all’Europa e agli Stati Uniti. La seconda è che dell’Avigan hanno parlato giornali autorevoli come il britannico Guardian. La terza è che il ministro degli Esteri giapponese, Toshimitsu Motegi, ha dichiarato che donerà il farmaco all’Iran. «Fino a poco tempo fa – ha detto Aresu – veniva venduto in farmacia. Hanno scoperto che somministrato ai primi sintomi, accertati col tampone, blocca il progredire della malattia nel 91% dei casi. Può fare poco in quelli più avanzati. Qui – ha proseguito il farmacista – non ci sono file al pronto soccorso e il risultato viene dato immediatamente.

Questo è anche un modo per monitorare la situazione di chi ha sintomi lievi. Si tratta di un protocollo che seguono tutti, il farmaco è composto da un blister con tre pasticche, all’inizio veniva effettuato un test di ritorno per verificare la negatività dopo l’assunzione, ma siccome funziona non lo fanno nemmeno più». Ora il medicinale, già usato in passato contro l’ebola, verrà prodotto in serie in Cina con licenza giapponese. Il direttore del Centro nazionale di Pechino per lo sviluppo della biotecnologia, Zhang Xinmin, ha affermato che l’Avigan sembra avere «un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento ». Chi lo ha somministrato avrebbe «negativizzato il virus in quattro giorni». Il Giappone ha deciso la propria strategia. La vita non è quella di sempre, ma non c’è assolutamente panico. Veniamo alle questioni di casa nostra.

Il governatore veneto Luca Zaia ha dichiarato che da oggi l’Avigan verrà sperimentato anche in Italia: «Spero che si possa partire, l’Aifaha dato l’ok».Mal’Agenzia Italiana del Farmaco, poco dopo, ha tenuto a precisare: «Non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia. Favipiravir – ha spiegato l’Aifa – è un antivirale autorizzato in Giappone dal 2014 per il trattamento di forme d’influenza causate da virus nuovi o riemergenti, e l’uso è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Non è autorizzato né in Europa, né negli Usa». E però fonti della Regione hanno confermato a Libero che in Veneto la sperimentazione verrà avviata.

L’Aifa oggi prenderà in esame la questione. Torniamo alla nota: «Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività del Favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sull’evoluzione della malattia ». Frena pure Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Servono prove inconfutabili». La linea italiana non è chiara. Registriamo le parole del presidente dell’Aifa, Domenico Mantoan, che è anche direttore generale della sanità veneta: «La commissione tecnico-scientifica partirà con l’analisi e la definizione del nuovo trial clinico dell’antivirale usato in Giappone. Ciò non è dovuto alla diffusione del video del farmacista,ma al fatto che l’Aifa è molto attenta a definire qualsiasi protocollo necessario ». In serata anche il Piemonte, sulla scia del Veneto, ha invitato le aziende sanitarie alla sperimentazione.