Coronavirus, Conte firma il decreto. Tutte le attività che resteranno aperte

Questo articolo in breve

Negozi di pc, smartphone e informatica in generale resteranno aperti. Così come supermercati, farmacie, banche, Poste. Ma andranno a lavorare anche i dipendenti dei call center e dei corrieri. Rimane ancora lungo l’elenco delle attività commerciali e soprattutto industriali che rimangono ancora aperte. Con i sindacati che minacciano lo sciopero generale, per tutelare la sicurezza dei lavoratori, e accusano il Governo di aver subito le pressioni di Confindustria.

Il nuovo decreto. Con il nuovo Dpcm appena firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’intervento del Governo – che nel provvedimento dello scorso 11 marzo aveva riguardato soprattutto il commercio – doveva puntare soprattutto su fabbriche e attività industriale. Secondo l’esecutivo, che ha ascoltato il parere degli amministratori locali delle regioni del nord più colpite dal coronavirus, ancora troppi lavoratori sarebbero costretti a recarsi sul proprio posto di lavoro, anche in settori che a prima vista non sembrano essenziali. Mettendo a rischio la propria salute e quelle dei propri famigliari.Lo stop dei sindacati. Ma scorrendo l’elenco, sono ancora molte le attività che il governo ha deciso di non fermare. Almeno così la pensano sindacati: secondo Cgil, Cisl e Uil l’elenco dei settori che rimangano ancora aperti è ancora troppo lungo e sono pronti a annunciare uno sciopero generale.

Il decreto parla di “sospensione delle attività produttive industriali o commerciali” ad eccezione delle filiere necessarie e di quelle che consentano il funzionamento di queste ultima e indica un elenco di attività che potranno continuare a restare attive. ecco un elenco ragionato di chi continuerà a recarsi al lavoro. Agricoltura e alimentare. Per il decreto, continuano le attività per le coltivazioni agricole, dell’allevamento e della produzione di prodotti animali. Allo stesso modo continuano tutte le attività di pesca e acquacultura, nonché la fabbricazione di macchine per “l’agricoltura e la silvicultura”. Continua l’attività dell’industria alimentare e delle bevande, così come la fabbricazione di macchine per questi settori.

Materie prime e petrolio. Continuano le attività per “estrazione di petrelio greggio e di gas naturale” nonché le “attività dei servizi di supporto all’estrazione di gas naturale e di petrolio”, come per esempio la raffinazione. Industria tessile ferma a metà. Nell’industria tessile, chiudono le produzioni di “articoli di abbigliamento”, ma non quelle legate alla “fabbricazione di tessuto non tessuto, confezioni di camici, divise ed altri indumenti di lavoro”. Industria chimica e farmaceutica. Procedono tutte le attività per la “fabbricazione di prodotti chimici, prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, articoli di gomma, articoli in materie plastiche, fabbricazioni di vetreria per laboratori, per uso igienico e per farmacia”. Il lungo elenco della manifattura. Nell’industria manifatturiera più strettamente detta, è lungo l’elenco di ciò che resta aperto: fabbricazione di generatori, trasformatori e apparecchi per la distribuzione e controllo delle’elettricità; fabbricazione di spago, corde, funi e reti agli imballaggi in legno, fabbricazione di carta e di tutti i macchinari relativi.

Servizi pubblici primari. Non si fermano ovviamente chi lavora per assicurare la “fornitura di energia elettrica, gas, vaore e aria condizionata
Nel decreto viene consentita “sempre l’attività di produzione, trasporto, commercializzazione consentita e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici nonché di prodotti agricoli e alimentari. Resta altresì consentita ogni attività comunque funzionale a fronteggiare l’emergenza”. Garantite, inoltre, le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto. Le attività sospese, si legge nel testo, possono continuare con lavoro agile.

Nel suo intervento nella serata di sabato Conte ha parlato di stop a “ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali”, ricordando però che sarebbero rimasti aperti supermercati, farmacie e parafarmacie e che continuerebbero ad essere garantiti servizi bancari, postali e assicurativi. Attività che anche se non figurano nel nuovo elenco erano state già disciplinate, insieme all’intero settore del commercio, nel provvedimento dello scorso 11 marzo.