Nei giorni scorsi sui social è rimbalzato di profilo in profilo un toccante’video di una vecchia puntata de I fatti vostri in cui Fabrizio Frizzi leggeva, commosso, una favola di Paulo Coelho: Le quattro candele. Un brano in cui, una dopo l’altra, si spengono le candele della pace, della fede e dell’amore, gettando nello sconforto I e nella paura della semioscurità un bambino. Resta accesa solo la candela della speranza che può, e deve, rianimare le altre.
«Mi è stato sempre vicino»»
Un video che per prima ha postato Rita Dalla Chiesa, ex moglie dell’amatissimo conduttore Tv, di cui ricorre, proprio in questi giorni (il 26 marzo), il secondo anniversario dalla morte. La Dalla Chiesa, da sempre nel cuore del pubblico per la sua profonda sensibilità, l’altruismo e l’autentica empatia, affida a Vero TV le sue riflessioni sulla drammatica situazione che sta attraversando il nostro Paese. Un’analisi lucida, attenta e precisa, la sua, animata, manco a dirlo, da quell’inno alla speranza che Fabrizio ha insegnato a lei durante i tanti anni vissuti fianco a fianco. Ma anche a tutti noi con il suo esempio di vita e la sua indimenticabile Tv del sorriso.
Rita, giorni fa hai postato sui social il video di una vecchia puntata de I fatti vostri in cui il tuo ex marito Fabrizio Frizzi leggeva una toccante favola di Paulo Coelho, un brano che rappresenta proprio uno straordinario inno alla speranza. Un messaggio quanto mai attuale oggi. «L’ho pubblicato perché un internauta la sera prima mi aveva chiesto che cosa, secondo me, avrebbe detto oggi Fabrizio. Fio ripescato quel video convinta che ora lui avrebbe
detto esattamente questo. Un filmato che è diventato virale e che, finalmente, ha permesso a tutti di capire il significato più profondo di quel brano di Coelho. Era un toccante modo per dire di non buttare via la speranza, né l’amore, né la carità. Teniamoceli stretti! Un messaggio che dobbiamo fare nostro a maggior ragione oggi. Mi viene la pelle d’oca nel vedere l’emozione che aveva Fabrizio nel leggere quelle parole. Lui era esattamente quello».
Frizzi, con il suo esempio di vita, ha insegnato a tutti l’importanza della speranza. «Mi è stato vicino in tanti frangenti complicati della mia vita. Così come era normale per lui farlo nei confronti di chiunque avesse bisogno del suo appoggio, del suo sostegno. Aveva un cuore enorme e ci stavamo dentro tutti. Era un uomo generosissimo».
Come stai trascorrendo queste giornate così insolite quando non sei impegnata in Tv con Italia SìP. «Sono sempre stata abituata a stare molto fuori e quindi per me, come per tutti, è strano rimanere a casa. Sono, al tempo stesso, però, una persona che sa adattarsi e ognuno di noi è chiamato a farlo in una situazione di emergenza: tutti abbiamo rispettare scrupolosamente quanto ci è stato imposto per salvaguardare la nostra salute. Ho la Tv sempre accesa e mi dedico spesso a sistemare casa. Negli anni qui ho accumulato tanti ricordi, ma anche tanti oggetti un po’ inutili. Ho sabbia, sassi, bigotteria acquistata sulle bancarelle: sono piena di roba insomma. Mi dicevo spesso che era arrivato il momento di rinunciare a qualcosa e di fare pulizia, ma rinviavo puntualmente l’attuazione di quel buon proposito. Ora, invece, lo sto facendo. Non butto libri, ovviamente, né dischi. Però ho deciso di liberarmi di alcuni abiti vecchi, di qualche taglia fa, che conservavo nella convinzione che potessero, non si sa mai, tornare di moda».
«Mi manca il contatto umano» Grandi manovre, insomma, a casa tua in questi giorni. «Sono maniaca della polvere e sto sfruttando questi giorni di reclusione forzata per pulire, armata di alcol e pennello, anche gli angoli più nascosti. In più leggo molto, sia libri che giornali. Faccio parte di una chat whatsapp con alcune persone del mio quartiere in cui un nostro vicino ogni mattina ci manda la rassegna stampa dei principali quotidiani. Ci scambiamo consigli anche su dove poter fare la spesa senza fila, o su dove trovare i prodotti per disinfettare le mani».
Anche i contatti umani, per ovvie ragioni, in questo momento sono assai limitati per tutti.
Che effetto ti fa? «Pensate al calore e al conforto di un abbraccio! Incontravamo la gente e ci salutavamo in maniera formale e frettolosa spesso. Oggi, invece, quell’abbraccio che ci è negato lo vorremmo tanto avere. Anche solo per dirci “Come stai?”. Ma per dircelo davvero. Per scambiarci la paura e confrontarci su che cosa si prova a vivere un momento così drammatico».
Anche la programmazione Tv è stata rivoluzionata in queste settimane. La puntata speciale del vostro Italia Sì due domeniche fa ha ottenuto un ottimo risultato, coinvolgendo attraverso le nuove tecnologie, i volti più rappresentativi di Raiuno, che si sono collegati da casa lanciando messaggi di incoraggiamento al Paese. Tu che fai parte del cast fisso di quella trasmissione come hai vissuto quel momento?
«È stato un caldo abbraccio virtuale che noi tutti abbiamo rivolto agli italiani. Io ero in studio, è stato il modo per dire “La Rai c’è!”. È la Tv che torna alla sua originaria funzione che è quella di far compagnia, una funzione ancora più importante oggi che tutti sono a casa e alcuni, purtroppo, da soli. Sarebbe bello rimandare in onda le trasmissioni che hanno fatto la storia della Rai e che potrebbero rappresentare una piccola coccola per il pubblico provato da questo periodo così complicato».
Da giornalista e conduttrice come giudichi il ruolo dell’in- formazione in questi giorni? «Vedo professionisti serissimi che stanno facendo un lavoro immane. Lorella Cuccarini e Alberto Matano, Eleonora Daniele, Barbara Palombelli, Paolo Del Debbio, Mario Giordano: a tutti loro va la mia stima, la mia sincera ammirazione, il mio ringraziamento. Tengono accesi i loro programmi così utili per il pubblico, lavorano con pochissime persone e svolgono una funzione importantissima. A Barbara Palombelli scrivo spesso: le faccio i complimenti e la incoraggio. Con il suo Stasera Italia fa una Tv pacata, intelligente, rivolge le domande che il pubblico stesso farebbe».
«La sera sventolo il mio tricolore» È vero, secondo te; che il nostro Paese ha riscoperto un forte senso di appartenenza? «È un momento in cui deve prevalere l’unità. Io ho esposto il tricolore sul mio terrazzo. Ogni sera alle 18 lo sventolo e vedo che fa altrettanto chi mi abita di fronte. Abbiamo passato una vita da vicini di casa senza mai conoscerci, oggi cantiamo assieme e ci facciamo forza. È un modo per esorcizzare la paura, non una mancanza di rispetto per chi piange i propri cari. È la maniera per dire: “Coraggio, c’è speranza, ce la faremo!”.