Lucia Bosé come appariva negli ultimi anni. L’attrice è scomparsa pochi giorni fa a 89 ann

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Lucia Bosé era la più bella. In un’epoca I di4 ‘maggiorate’ ’, nel dopoguerra italiano dove l’opulenza, anche fisica, era I simbolo di prosperità, lei colpiva soprattutto per il viso elegante, la finezza dei tratti, la classe innata, lo sguardo sfuggente e nervoso, tanto “cittadino”, quanto le sue concorrenti Loren e Lollobrigida apparivano popolaresche e campagnole.

Ed è quella bellezza altera oggi che vogliamo ricordare, pochi giorni dopo la sua scomparsa, avvenuta il 23 marzo scorso, a 89 anni, per una polmonite causata dal maledetto Covid-19 che tanti lutti sta causando, e tanti persone speciali ci sta portando via. E una delle più speciali era proprio come la Bosé. Di povera famiglia milanese (il suo vero nome era Lucia Borioni), la Bosé aveva trascorso l ’ infanzia sotto i bombardamenti, convissuto con la tubercolosi, e per campare da ragazzina faceva la commessa alla celebre pasticceria Galli.

Qui, ad appena 16 anni, trova la fortuna, nei panni di un grande regista, che ancora deve esprimere il meglio di sé: Luchino Visconti: «Lei è un animale cinematografico», dice alla giovane cassiera. Ci aveva visto lungo. Dopo di che il passaggio quasi obbligato per l’epoca, Miss Italia, che Lucia vince nel 1947 superando due “colleghe” destinate a luminosi destini, Gina Lollobrigida e Silvana Mangano. Si aprono così per lei le porte del cinema d’autore.

Il viso da brava ragazza che nasconde una pena segreta, o un travaglio inconfessabile, la rende perfetta per Michelangelo Antonioni, con cui gira i suoi film migliori: Cronaca di un amore e La signora senza camelie. Poi le pellicole con altri grandi, De Santis, Maselli, Bunuel.

E anche qualche commedia, in cui spesso il suo partner è Walter Chiari, il fidanzato ufficiale. «Ci tenevamo mano nella mano, solo qualche bacetto», ha ricordato lei. Dopo di che nella sua vita arriva la rivoluzione, che ha il bel volto maschio di Luis Dominguin Sono passati solo pochi mesi, era l’ottobre 2019, da quando, con la consueta estrosità, tanto diversa dalla sua riservatezza giovanile, era stata lei stessa a raccontare a Mara Venier a Domenica in il “tormento e l’estasi” del suo rapporto con il torero spagnolo, una delle storie d’amore più celebri degli anni ’50.

Lei, attrice sofisticata, eppure ancora ingenua e impacciata con gli uomini («A 25 ero vergine, temevo di restare zitella»), lui, autentico mito nella sua Spagna. Tutto inizia con uno scambio di fidanzati: Dominguin è legato all’epoca, l’attrice americana Ava Gardner, ma viene irresistibilmente attratto dalla diva italiana.

E lei, la Gardner, si “consola” proprio con Walter Chiari, ex della Bosé. Quindi il matrimonio, celebrato nel 1955, che interrompe la carriera di Lucia, soprattutto perché Dominguin, geloso e possessivo, non vuole che vada in giro per il mondo. In compenso lui la tradisce ripetutamente, senza nemmeno tentare di nasconderlo. Ecco i ricordi della Bosé: «Già il giorno dopo mi faceva le coma. Apri un armadio e ti trovi una donna dentro, che devi fare? Era un torero, le cose me le raccontava: “me le trovo nel letto, me le trovo dappertutto”. Ho accettato, era così grande l’amore che ho accettato qualsiasi cosa. Ecco perché dico che noi donne siamo sceme».

Un rapporto intenso e tormentato; Lucia dà al marito tre figli, uno dei quali, Miguel, è destinato a oscurare la fama di entrambi. Per dedicarsi al marito e ai ragazzi annulla i suoi impegni di lavoro, e così il cinema italiano si trova all’improvviso privo di uno dei suoi talenti più puri. Quello di Lucia però è un esilio dorato, in compagnia di grandi intellettuali che frequentano la sua casa, tra cui Hemingway e Pablo Picasso, oltre all’immancabile Luchino Visconti, che sarà anche padrino di Miguel.

Fino a quando Dominguin esagera: la tradisce perfino con una cugina ospitata in casa. E Lucia prende la porta e se ne va: «Come ho avuto il coraggio di prendermelo, ho anche avuto quello di dirgli “vaffanculo”», spiegò. Lo scandalo è enorme: in Spagna nel 1968 il divorzio non è nemmeno pensabile, e Lucia rifiuta persino di accondiscendere all’annullamento presso la Sacra Rota: il vincolo resta, anche se il rapporto è finito. Lei resta in Spagna a prendersi cura dei figli, in particolare di Miguel «In comune abbiamo la faccia e quel caratteraccio che mi rende libera e padrona della mia vita», spiega. Può finalmente tornare al cinema, anche con registi di prestigio come i fratelli Taviani, Fellini, la Cavani, Rosi, ma non sarà mai più una vera star.

Gli ultimi anni sono in chiaroscuro: la diva altera della gioventù si trasforma in un’anziana signora un po’ eccentrica. Qualche guaio finanziario, causato dall’apertura di un Museo degli angeli, qualche contesa legale legata a un quadro di Picasso di incerta proprietà, e una vitalità che non si spegne affatto con l’età: Lucia rivoluziona il suo look colorando i capelli in azzurro: un modo, forse, per esorcizzare la vecchiaia, che per lei pare non arrivare mai. Dal punto di vista artistico la Bosé forse può essere definita una diva incompiuta. Da quello personale invece è stata una donna coraggiosa, che ha saputo ribellarsi a un marito che la tradiva e la teneva incatenata a un molo che non sentiva più suo, in un’epoca in cui per le donne avere questo coraggio poteva costare caro. A noi piace perderci nella sue foto giovanili, in quegli occhi inquieti, in quel viso così elegante, per ritrovarci quella grazia e quella classe che, al giorno d’oggi , è merce sempre più rara.