Ma poi, per esempio, non so se te l!ho mai raccontato. Venne (un carabiniere, ndr) e disse: ‘C!avete i tombini di scarico dei gabinetti?!. Sì, glieli ho fa”i vedere. Li aprì, guardò e disse: ‘Cosa c!è dentro?!. C’è l’acqua! Dio Cristo, ma se vuoi guardà dentro, chiama la botte della Gea (l!azienda che gestisce la rete fognaria di Pisa, ndr)… vuotali piano piano, se pensi che ci possa essere. Perché quello che ho capito, pensavano che io avessi messo mia moglie in un tombino. E invece no, ha levato i tappi, ha appurato che c’era l’acqua e li ha richiusi”. Queste parole sono di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa. L’uomo, 56 anni, è stato condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l!omicidio della moglie, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012 dalla loro casa di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, e mai più ritrovata. La frase che avete appena le”o, e che Giallo pubblica in esclusiva, è stata intercettata dagli investigatori qualche mese dopo la scomparsa di Roberta, mentre Antonio Logli si trovava al telefono con Sara Calzolaio, la sua amante. In quel periodo le indagini erano ancora in corso.
Gli inquirenti erano già convinti che Roberta fosse stata uccisa e avviarono le ricerche del corpo in tutto il territorio. Analizzando l”intercettazione, in prima battuta verrebbe da pensare che Logli, immaginando di essere ascoltato dagli inquirenti, stesse fingendo di lamentarsi della scarsa attenzione messa dai carabinieri nelle ricerche della moglie. Un modo per depistare le indagini spacciandosi per un marito innocente e preoccupato per le sorti della moglie. Le sue frasi, però, aprono anche un nuovo e inquietante scenario.
La domanda sorge infatti spontanea: perché Antonio Logli si soffermò proprio sul particolare del tombino che da casa sua conduce alle fogne? Potrebbe essere proprio quello il luogo in cui l’uomo gettò il corpo della moglie dopo averla uccisa? In quel tombino furono fa!e ricerche approfondite oppure, come sosteneva lo stesso Logli, fu data soltanto una rapida occhiata? Nel corso degli anni gli investigatori hanno cercato il corpo di Roberta in moltissimi luoghi: nei boschi sul vicino Monte Serra, nelle acque del lago di Massaciuccoli, nell’inceneritore del Comune, nel forno crematorio di Pisa, nell’ossario e tra le lapidi del cimitero di Orzignano, in un campo di proprietà della famiglia Logli, a pochi metri dalla loro abitazione, nella campagna e nei corsi d#acqua circostanti. A tu!i questi luoghi, setacciati senza risultati, si aggiunge quindi questa nuova ipotesi, tanto suggestiva quanto sconvolgente. E se il corpo di Roberta fosse davvero nascosto in quel tombino?
Ritrovare i resti della donna è da sempre il primo pensiero di tutti i suoi familiari. A partire da Maria Ragusa, una delle cugine di Roberta. Dice la donna a Giallo: «Non avere dei resti sui quali poter piangere e dedicare una preghiera a Roberta, per noi è un dolore immenso. Ancora oggi continuo a ricevere segnalazioni, sia da sconosciuti ma anche da conoscenti e amici. Il cruccio di tutti coloro che hanno un’anima è sempre lo stesso: trovare quel che resta di Roberta. Non so, tecnicamente, come si potrebbero riavviare le indagini, ma poter ritrovare il corpo di Roberta per noi sarebbe un grande regalo.
Quando si parla di mia cugina, si sente dire spesso che “manca”. Manca perché è stata uccisa. Certo che manca. Manca alla famiglia, manca ai figli, come è comprensibile, ma bisognerebbe completare quella frase: manca perché è stata uccisa. Questa parola si omette spesso, forse per un incomprensibile senso del pudore. Tenuto conto del particolare momento che stiamo vivendo per via di questo terribile virus, rinnovo il mio appello alle istituzioni affinché, passata l’emergenza sanitaria, si possano riprendere le ricerche di Roberta.
Devo ammettere che mia cugina è stata cercata in lungo e in largo. Gli investigatori si sono dati molto da fare, ma purtroppo il suo corpo è stato nascosto bene e lì in quelle zone il territorio è molto vasto. Spero però che si possa fare ancora qualcosa».
Nei giorni scorsi Antonio Logli, recluso nel carcere di Massa, ha inviato una le!era, indirizzata a una trasmissione televisiva, nella quale si dice molto preoccupato per la situazione attuale. Ha scritto Logli: «Naturalmente vivo questi momenti con grande preoccupazione della mia famiglia, per la quale purtroppo non posso fare niente, considerato che i miei genitori sono anziani e i miei “gli sono senza madre e senza di me, e l’onere di aiutare tu!i è principalmente di Sara.
Sono angustiato dal fatto di non stare vicino a tutti loro». Parole che hanno suscitato molta indignazione tra tu!i coloro che hanno sempre considerato Logli uno spietato assassino. Riguardo a questo passaggio scritto nella le!era, abbiamo chiesto un commento a Maria Ragusa, che con la sua consueta delicatezza ci ha detto: «Non comprendo perché è necessario continuare a dare visibilità a una persona che è stata condannata in via definitiva per l’omicidio della moglie.
Perché è un detenuto e si trova in carcere nel pieno di una pandemia? Dal punto di vista umano, anche io ci penso, ma non penso solo alla sua condizione, ma a quella di tu!i i detenuti costretti a vivere in spazi angusti. Però voglio sottolineare che Logli non è il solo essere umano a essere dentro un carcere. Come lui, ce ne sono tanti. Quando ho le!o le sue parole, il primo sentimento è stato di rabbia, ma dopo, riflettendoci, ho pensato che si tratta soltanto dell’ennesima provocazione.
Un disperato tentativo di non farsi dimenticare e fare in modo che l’attenzione resti alta su quella che lui e pochissimi altri hanno definito una sentenza “ingiusta”. Quello che più mi colpisce è che cita giustamente i figli, gli anziani genitori, nomina la compagna, ma non una parola per la povera Roberta, che preferisce non chiamarla mai per nome. Insomma, un pensiero per tutti tranne che per la mamma dei suoi figli. La vittima per lui va sempre in secondo piano. Questo fa molto male. E vorrei ricordare ancora una volta che se la mamma dei suoi $gli manca, manca perché lui l’ha uccisa. Insomma, se non l’avesse uccisa, oggi Roberta sarebbe stata a casa ad accudire i suoi figli come faceva sempre amorevolmente».