Francesca Fialdini: ”a Fame d’Amore voglio dare voce alle persone”

Questo articolo in breve

Nuova avventura televisiva per Francesca Fialdini. Dall’ll maggio è al timone di Fame d’amore, docu-serie in quattro puntate in onda in seconda serata su Raitre: il programma tratta il tema dei disturbi alimentari ed è ambientato in due comunità di eccellenza – Villa Miralago, a Varese, e Palazzo Francisci, a Todi – che accolgono ragazze e ragazzi alle prese con un percorso terapeutico necessario per uscire dal tunnel di anoressia e bulimia. «È un reportage che segue la storia di ciascuno di loro, per cercare di spiegare che cosa si nasconde dietro questi disturbi, legati a ferite che riguardano i rapporti familiari, i contesti sociali come la scuola, la violenza sessuale e il bullismo», racconta la Fialdini, in Tv fino a fine maggio anche con  Da noi… a ruota libera, in onda la domenica pomeriggio su Raiuno, dove ospita storie di persone comuni ma anche di personaggi del mondo della Tv, della politica e dell’arte.

Ti metti in gioco con un nuovo programma, in un momento in cui l’emergenza per il coronavirus è ancora al centro del palinsesto televisivo: come mai? «Perché affronto un tema legato anche a questa emergenza: chi soffre di disturbi alimentari, quando è costretto a rimanere – giustamente – a casa in un momento come questo, amplifica le proprie paure. E così ha pii! tempo a disposizione per decidere se privarsi del cibo di nascosto dai familiari o se mangiare fino a scoppiare. La sfida, dunque, è non dimenticare la vastità del problema in un momento in cui i riflettori sono puntati altrove».

A fine maggio, intanto, eccetto cambiamenti dell’ultimo minuto, porterai a termine Da noi… a ruota libera, il tuo primo programma in solitaria. Lo rivedremo in autunno? «È presto per dirlo, è ancora tutto in divenire, proprio perché il Covid-19 ci fa navigare a vista. Il bilancio è positivo per tanti motivi, ma soprattutto perché mi stava a cuore dare al pubblico il messaggio che tutto è possibile nella vita, se abbiamo la forza di metterci in gioco ed essere felici indipendentemente dalla presenza di qualcuno al nostro fianco.

Mi sono rivolta spesso alle donne, che ancora oggi nella società fanno fatica a vivere una vita professionale piena, con la libertà di scegliere se essere madri o spose. E, adesso, temo che a causa di questa crisi le donne si troveranno a fare molte rinunce: tante hanno già perso il lavoro e l’indipendenza» A proposito di rinunce, ne hai mai fatte per diventare la donna che sei oggi?
«No, perché il mio lavoro mi appassiona, tanto che è diventato un percorso di vita.

La mia famiglia mi ha lasciata libera di scegliere e non ho mai incontrato uomini, nelle mie storie sentimentali, che mi chiedessero di ridimensionare questo aspetto della mia vita, per me così importante. Non parlerei di rinunce, ma di ricerca di un equilibrio tra privato e lavoro».

E vero che sei molto innamorata e adesso stai pensando a un figlio? «Sì, ho un compagno, ma è molto riservato: stiamo vivendo questa emergenza separati, perché viviamo in città diverse. Figli? Mi piacerebbe a- verne e, se non arriveranno, magari li adotterò, così come non ho mai messo tra parentesi l’idea del matrimonio con una persona che mi doni equilibrio e armonia. A 40 anni, l’ho trovata».