“L’ho sentita qualche giorno prima che si allontanasse da casa. Mi ha scritto che si sentiva oppressa, per via del divieto di uscire di casa imposto dal governo per via dell’emergenza Coronavirus. Era provata dalla quarantena, certo, ma non ho idea di quello che le sia successo. Spero che si faccia presto chiarezza”. A parlare con Giallo è un amico di Luciana Martinelli, 26 anni, la giovane insegnante di lingue scomparsa la notte tra il 3 e il 4 aprile dalla sua casa di Roma. Purtroppo, il 19 aprile scorso, dopo due settimane dal suo allontanamento, il suo corpo è stato ritrovato nelle acque del Tevere.
Il decesso di questa ragazza è avvolto dal mistero: sono molti, infatti, i particolari che non tornano in questa vicenda. Prima di vederli insieme, facciamo un passo indietro. Luciana era una grande amante degli animali e aveva seguito con successo un corso per diventare educatore cinofilo. Viveva a Roma, in zona Tiburtina, con la sorella e il cognato. Poco prima della sua sparizione, lei e la sorella Orietta avevano avuto una discussione. Racconta a Giallo Orietta: «Non era stato nulla di grave, cose che succedono tra sorelle che si vogliono bene. Non era stata certo la prima volta che abbiamo discusso, e già in passato era capitato che lei uscisse per andare a farsi una passeggiata e sbollire la rabbia. Quella notte però è uscita e non è più tornata».
Hachi. Per alcuni giorni, di lei non si sa nulla. L’8 aprile un passante, ignaro della sua sparizione, incontra Luciana: la ragazza gli chiede aiuto per far ripartire la sua macchina in panne. L’auto viene trovata il giorno successivo sul Lungotevere Flaminio. Le chiavi sono sul sedile, quasi fossero state gettate via. Di lei, nessuna traccia. La drammatica svolta avviene 11 giorni dopo: il 19 aprile il corpo senza vita della povera Luciana viene ripescato nelle acque del Tevere.
Nessuno sa come sia finito nel fiume. Al momento gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi. Potrebbe essersi trattato di suicidio: Luciana, provata dall’isolamento forzato a causa della pandemia Covid, potrebbe aver deciso di togliersi la vita. Ma al vaglio ci sono anche altre piste. L’autopsia parla di morte per congestione: per la giovane potrebbe essere stato fatale il contatto con l’acqua fredda del Tevere. Non è chiaro, però, come sia finita nel fiume Luciana.
Si è buttata volontariamente? È caduta accidentalmente mentre passeggiava lungo il Tevere? O, forse, qualcuno l’ha spinta? Le risposte a queste domande potrebbero arrivare dalla borsa che Luciana portava sempre con sé, e che aveva anche al momento del suo allontanamento. Questa sacca di tela, così come il portafoglio e i documenti, sono però svaniti nel nulla. Che !ne ha fatto la borsa? Forse le è stata sottratta da qualcuno, che in un tentativo di scippo ha magari spinto accidentalmente Luciana nel Tevere? Oppure, la maestra si è lanciata nel fiume, portando con sé la borsa? Starà agli inquirenti appurarlo.