Paola Barale, aveva appena debuttato a teatro e poi arriva il virus

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La Fase 2 ci coglie con due sentimenti contrastanti: la voglia di tornare all’agognata normalità dopo oltre due mesi di reclusione forzata e molte incertezze e domande. Dove possiamo andare, cosa possiamo fare? Domande che per una donna si condensano tutte in una, sovrastante, impellente: come faccio con la mia ricrescita spaventosa, con la massa informe dei miei capelli se parrucchieri ed estetisti sono chiusi fino a data da destinarsi? Per giorni abbiamo finto di accettarci e abbiamo accettato anche i complimenti a denti stretti di compagni indulgenti, ma la resistenza ha un limite, anche quella delle doppie punte.

Questo per quanto riguarda le comuni mortali, poi ci sono donne bioniche che invece… «Io non ho tutto questo desiderio di uscire di casa», annuncia a Gente Paola Barale. «Ho trascorso la quarantena da sola e sono stata bene. Inoltre, per la mia attività di volontaria per la Croce rossa fuori dai supermercati ho avuto l’opportunità di spezzare il lockdown almeno due pomeriggi alla settimana. Tornavo a casa stanca e grata, e anche in questa Fase 2 sto facendo lo stesso: esco il meno possibile». Sì, ma il problema capelli? Paola non è stata a tormentarsi, in attesa del ritorno a una cauta normalità (la riapertura dei parrucchieri è stabilita a partire dal 18 maggio, in base all’andamento dei contagi) ha affrontato la questione dandole un taglio. Insomma, lei in queste settimane ha imparato a sistemarsi l’acconcia tura da sola, come fa Rambo con le ferite: se le cuce per conto suo.

Ecco perché abbiamo eletto la Barale come testimonial del ricominciare… da capo. «In realtà non avevo veramente bisogno di un taglio, ero abbastanza in ordine», ci spiega. «L’ho fatto per passare il tempo, per reagire, per dimostrare alle persone che anche questo momento può insegnarci qualcosa. C’è chi ha imparato a fare il pane, io mi sono cimentata in questo, cosa che non mi sarei mai sognata di fare in altri tempi. Mi ritengo fortunata: sono sana e non ho avuto perdite nella mia famiglia e tra i miei amici. Le persone come me credo abbiano il dovere di mostrare il lato positivo di questa pandemia: ce la possiamo fare anche da soli. E poi desidero regalare, in mezzo a tante notizie drammatiche, un momento di leggerezza ed evasione». E così eccola qui, Paola: in canotta e vestaglietta di seta, armata di forbice e rasoio, ci mostra come tornare bellissime anche solo per se stesse con qualche semplice mossa. «Mi sono fatta teleguidare nel taglio dal mio hair stylist e amico per la pelle Mauro Situra », racconta. «E non ho avuto nessuna paura.

Mi sono detta: se sbaglio, ricresceranno. Ero affascinata dalla sfida. In tempi normali se ho bisogno di una spuntatina mi affido al parrucchiere oppure, se sono in viaggio per lunghi periodi a qualche amico. Da sola non lo avevo mai fatto, ma è proprio questo il fascino dell’impresa che vi mostro: imparare a essere indipendenti». Passiamo alla pratica. «Ho moltissimi capelli », dice. «Così, prima della quarantena, li avevo alleggeriti radendone una parte sulla nuca. Mauro mi ha insegnato a mettere una cuffia da nuoto così da non recidere con il rasoio le ciocche più lunghe. La cuffia vintage l’ho trovata in casa e non so come sia finita tra le mie cose, ma è bellissima, particolare e la userò una volta fuori di qui». Con la nuova acconciatura fai-da-te, la Barale è uscita per re carsi a un appuntamento di lavoro. «Nessuno si è accorto di nulla», dice. «Vuol dire che sono stata brava». Il lavoro però è un tasto dolente. Come per molti suoi colleghi dello spettacolo, sono più di due mesi che Paola è ferma. «Avevo da poco iniziato la tournée per la commedia teatrale Se devi dire una bugia dilla grossa con Paola Quattrini e Antonio Catania, un lavoro cui tengo molto perché rappresenta il mio debutto come attrice.

Il coronavirus ha interrotto questo passaggio di carriera così prezioso. Ora se ne riparlerà a gennaio». Tra l’altro, erano in cantiere altri due progetti: uno sempre per il teatro e sempre con la Quattrini, ma in chiave drammatica, e un film di Giulio Ancora sul tema della violenza sulle donne. «Le riprese avrebbero dovuto partire ad aprile. Tutto in alto mare, ma sono abituata agli alti e bassi, ho sempre avuto momenti in cui ho lavorato molto e bene, altri di calma piatta. Ho imparato a risparmiare». In quarantena, Paola ha compiuto 53 anni festeggiando con un video su Instagram, per la gioia dei suoi quasi 600 mila followers. «Non sono pochi», ammette. «Ma vivo la mia età con estrema lealtà: non sono contenta di invecchiare ma lo accetto. Non tornerei indietro ai 20 e me ne sento 35 ma i limiti ci sono: ho bisogno degli occhiali per vedere, per esempio, e a volte sento di più la fatica». Però, non ci sono rimpianti. «Mi domandano spesso se mi dispiace di non aver avuto un figlio e la risposta è no.

Mi piacciono i bambini, rappresentano la speranza, ma bisogna avere molto coraggio per metterli al mondo. E onestamente, quando era il momento, questo coraggio non l’ho avuto o forse non vivevo le giuste condizioni di vita». Paola ha comunque sempre lo sguardo al futuro e, anche se ora è felicemente single, si sente innamorata della vita. «Ho molti tatuaggi », spiega. «Non so nemmeno quanti, ma non rappresentano tappe della vita, piuttosto sono simboli di me stessa. Ci sono i gufi perché io amo la notte e poi c’è una grossa manta sulla schiena. Scelsi questo pesce perché si muove sinuoso tra le onde. Ed è così che mi sento: femminile e molto libera». E se il pensiero va al futuro, Paola ha le idee chiare. «Ho girato il mondo, non sogno una meta in particolare, ma mi manca la condizione di muovermi senza vincoli con il mio adorato camper. Voglio vedere l’Italia con un gruppo di amici. Questa è la mia idea di libertà».