Detto Fatto, brutto fuorionda di Bianca Guaccero: “Ditemi, come si fa a igienizzare la passera?”

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Per due mesi Bianca Guaccero è come se avesse vissuto in una sorta di videogame. «Mi sono trovata chiusa in casa con mia figlia Alice di 5 anni. Abbiamo affrontato così l’emergenza sanitaria. Noi due sole, con le ansie che talvolta mi assalivano e che cercavo di non trasmettergliele. Essere a contatto con la sua purezza mi ha aiutata moltissimo. Per spiegarle la situazione mi sono inventata un gioco: dovevamo combattere il virus, un mostriciattolo invisibile.

Ma per sconfiggerlo non c’erano fucili o spade laser, l’unica arma era la nostra casa, la fortezza che ci avrebbe protette. Uscire sarebbe stato molto pericoloso. E se avessimo vinto la sfida con quella figura invisibile che aleggiava su di noi, il premio sarebbe stata una gita a Disneyland Paris, racconta la conduttrice. «Ora che siamo tornate da Roma a Milano e io ho ripreso con Detto fatto, Alice pensa di averlo battuto quel mostro e sta già raccontando e invitando tutti a fare il viaggio in quello che lei considera il paese delle meraviglie». Bianca è carica, la voce lo fa capire. «Sono felice di aver ripreso con il programma anche se il mondo che avevo lasciato due mesi fa ora non esiste più.

Quando sono tornata negli studi il via vai e il vociare ai quali ero abituata avevano lasciato spazio a un silenzio surreale, il calore che traspariva da ogni nostro gesto ora è soffocato dal rispetto delle distanze di sicurezza. Eravamo quasi in un centinaio a lavorare attorno al programma, ora in studio siamo in pochissimi, lo stretto indispensabile, il resto lavora da casa. Ma la carica emotiva che ci accompagna è comunque altissima: la vita si era fermata, era sospesa, ora è una sorta di nuovo inizio, una rinascita che fa bene al cuore.

Il lavoro è una benedizione, l’ho sempre pensato e oggi ne sono più che mai convinta». Ma se riguarda indietro, ai mesi trascorsi in stand by, Bianca tira un bilancio positivo. «Periodo difficile, certo, ma mi ha permesso di togliere il piede dall’acceleratore, di scaricare la tensione accumulata nei mesi precedenti vissuti di corsa. Avevo lavorato sette giorni su sette al programma quotidiano e poi alla splendida avventura in musica di Una storia da cantare, con Enrico Ruggeri, da Napoli, per un totale di sette settimane. È stato un periodo splendido, per le soddisfazioni e per la mia crescita professionale, ma molto stancante. Era da parecchio tempo che non mi fermavo.

Ora l’ho fatto. Ho avuto la possibilità di pensare alla mia vita, a che punto è arrivato il mio percorso. Mi sono anche dedicata a cose che rimandavo da tanto, come svuotare gli scatoloni che avevo rimbalzato da Milano alla casa di Roma e che erano ammonticchiati in una stanza. Ora è talmente tutto preciso, pulito, che sembra di stare in boutique», racconta soddisfatta Bianca. «La cosa che però mi ha dato energia è essere stata a contatto con mia figlia così a lungo. Senza interruzioni o interferenze. Abbiamo cantato, cucinato giocando a fare le gestrici di un ristorante. Abbiamo ballato, inventato fiabe e guardato cartoni animati. Alla fine della giornata mi rendevo conto di quanto lei fosse felice e questo mi infondeva una serenità che non avvertivo da tempo». A parte una nostalgia immensa per la famiglia. «I miei vivono in Puglia e non li vedo da Natale.

Ho pregato tanto per loro e spero di poterli riabbracciare forte questa estate», confida Bianca, che almeno non ha avvertito la solitudine che ha assalito molte persone durante la quarantena. «Ho mantenuto un contatto con il pubblico tramite le mie dirette Instagram di Detto fatto, e con le mie amiche ci siamo inventate le video chiamate multiple, formidabili per confrontarci su vari temi e darci la carica a vicenda». E il cuore? Bianca sospira. «Sono single, ma ho un approccio molto rilassato alla questione. Vivo il presente e il futuro lo costruisco con il tasselli che aggiungo giorno dopo giorno al mosaico della mia vita. Sono diventata più fatalista, non faccio programmi. Sono più libera di testa e non ho aspettative che, se disattese, mi farebbero restare male. Ho riscoperto anche il piacere e la bellezza dei miei momenti di solitudine.

E poi ho accanto a me l’amore più puro: mia figlia». Alice è nata dal legame con il regista Dario Acocella, dal quale ti sei separata tre anni fa. «Ci vogliamo molto bene e resteremo per sempre la famiglia di Alice, questo per me è un concetto e un impegno sacro», racconta Bianca con pacatezza. «Ho una calma interiore nuova, forse inusuale per me, che voglio mantenere. Pensa che ho anche ripreso un paio di chili, da tanto sono rilassata. Prima ero una trottola, non mi fermavo mai, la frenesia mi aveva un po’ consumata, ero sciupata. Voglio fare tesoro di tutto ciò che ho imparato in quest’ultimo periodo. La difficoltà, le incognite non sono mancate, sono anche un po’ ipocondriaca, puoi immaginare all’inizio dell’emergenza quanto ero in ansia. Eppure, giorno dopo giorno, mi sono riscoperta forte e positiva. Per me è una grande conquista che non mi toglierà più nessuno»