Basta l’eventualità per scatenare subito tremende polemiche. Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni di carcere nel 2011 per avere ucciso la moglie Melania Rea, ha maturato i requisiti per la concessione dei permessi premio che gli permetterebbero di lasciare il penitenziario di Bollate, vicino a Milano. «Potrebbe chiederli, ma ancora non lo ha fatto», precisa il suo avvocato Nicodemo Gentile. «Confermo che Salvatore non ha chiesto nulla per il momento», dice il fratello Rocco. «Passata questa emergenza sanitaria vedrà lui se è il caso di procedere, ma non è comunque una cosa semplice.
Ci vuole un programma ben definito e bisogna che poi il giudice approvi». Queste dichiarazioni non placano però lo rabbia di Michele Rea, fratello di Melania, che dice: «Una persona che ha ucciso la moglie e la madre di sua figlia non può lasciare il carcere dopo appena 10 anni. Concedergli i permessi premio o la possibilità di lavorare all’esterno del carcere equivale a uccidere Melania un’altra volta».
La salma della donna, che aveva 29 anni, fu ritrovata in un bosco a Ripe di Civitella, nelle Marche, due giorni dopo una gita fatta insieme con il marito, 30 anni, all’epoca caporal maggiore dell’esercito nel vicino reggimento di Colle San Marco (Ascoli). Era il 21 aprile del 2011.
Salvatore aveva denunciato per primo la scomparsa della moglie, sostenendo che la donna si era allontanata mentre era con lui per andare in bagno in uno chalet, svanendo misteriosamente. Ma le indagini avevano stabilito che l’assassino di Melania, massacrata con 35 coltellate, era proprio il marito, sconvolto dal fatto che lei avesse scoperto la sua relazione extraconiugale con una soldatessa del reggimento.
Salvatore aveva così reso orfana, secondo i tre gradi di giudizio, la figlia Vittoria, che aveva solo 18 mesi, poi affidata dai giudici ai nonni. Parolisi, condannato prima all’ergastolo e poi a 30 anni, ridotti a 20 perché la Cassazione ha tolto raggravante della crudeltà, è ora un detenuto modello che lavora al cali center nel carcere di Bollate e studia giurisprudenza. Con i permessi potrebbe uscire dal penitenziario per seguire le lezioni universitarie e sostenere gli esami.
Parolisi si è sempre proclamato innocente del delitto, da cui sono passati solo 9 anni. Però la buona condotta consente lo sconto di pena di 90 giorni all’anno, quindi ha tecnicamente scontato metà della detenzione, requisito necessario per ottenere i permessi premio. Sulla eventuale richiesta deciderà il magistrato di sorveglianza di Milano. Il fratello Rocco osserva: «Lui dice di essere innocente, io spero lo sia. In ogni caso, vorrei tanto sapere cosa è successo quel giorno. Fosse stato anche lui, capire perché è successo, come è maturato il delitto. Ma io credo che Salvatore non sia capace di una cosa del genere». Michele Rea pensa il contrario. «Parolisi rimarrà sempre un assassino! Altro che riabilitazione», si indigna.