Banale, sì. Ma anche dannatamente vero: il derby esula da ogni logica e,oggi pomeriggio, rappresenta un rischio per la Juventus, che nella tiratissima corsa allo scudetto ha un distacco ancora esile per permettersi inciampi. E se nella storia recente del derby mancano risultati clamorosi e la Juventus ha sempre tenuto fede al pronostico, non bisogna dimenticare i gol all’ultimo secondo e certe partite assai tirate. Nello strano calcio ai tempi del Covid, poi, le sorprese non si devono mai escludere. Soprattutto con la partita alle 17.15 e il rischio che il caldo sia un contrappeso allo sbilancio tecnico fra le due rose.
Maurizio Sani avrebbe probabilmente voglia di scagliarsi contro la scelta della Lega Serie A, ma si trattiene: «Come parte del movimento dico che è un errore giocare a quell’ora, da allenatore della Juventus dico che c’è una partita alle 17.15 e giochiamo alle 17.15 senza se e senza ma». Va detto che le previsioni per oggi pomeriggio sono clementi con 27 gradi che dovrebbero scendere a 25 nel corso della gara Ieri a Torino ha piovuto e la temperatura è scesa sotto i 20 in serata Insomma, il derby potrebbe essere meno bollente del previsto, ma solo sotto il profilo climatico, mentre l’aspetto agonistico scotta sempre.
«Il Torino ha delle motivazioni enormi, anche perché questa partita conta tantissimo per loro, tradizionalmente conta sempre più per i granata che per la Juventus. Quindi ho detto e ribadirò ai miei giocatori che dobbiamo lavorare mentalmente per pareggiare quelle motivazioni se non vogliamo commettere errori o sbagliare la partita».
E Sarri sa benissimo che non può sbagliare e perdere punti, visto il ritmo di chi insegue. «Ma il calendario non è giudicabile adesso. Ogni partita, ogni singola gara fa storia a sé e non è prevedibile. Si può perdere o pareggiare con chiunque giocando ogni tre giorni, in queste condizioni». Dopo il derby la Juventus è attesa dalla sfida con il Milan (martedì a San Siro), quindi affronterà la squadra più in fonna, l’Atalanta (11 luglio allo Stadium) e poi il Sassuolo ( 15 a Reggio Emilia) prima dello scontro diretto con la Lazio di lunedì 20. Da oggi pomeriggio a quel fatidico lunedì scudetto, la squadra di Sarri gioca, molto probabilmente, le partite chiave del campionato. Arrivare a Juventus-Lazio con gli attuali punti di vantaggio attutirebbe i rischi di quella partita Sarri insiste nel ribadire che non ha tabelle e non fa programmi, pensa alla crescita della squadra e la progressione è molto incoraggiante, partita da Bologna-Juventus e culminata, dopo Juventus-Lecce, con la brillantissima partita di Marassi contro il Genoa: «Abbiamo giocato molto bene come squadra, favorendo le giocate decisive dei singoli. Non è certo un punto di arrivo, la nostra mentalità deve tendere sempre a migliorare, ma sono certamente soddisfatto di quella gara».
Così come del fatto che il rompicapo sul quale si stava attorcigliando la sua gestione tecnica sembra essersi risolto. Ronaldo e Dybala, adesso, convivono in modo sempre più convincente. E il perché lo spiega proprio il tecnico: «Cristiano tende ad accentrarsi di più, mentre Paulo non viene più tanto indietro a cercare il pallone. Così si trovano sempre più vicini, possono sfruttare meglio i loro movimenti e anche passarsi meglio il pallone. In allenamento cerco di farli allenare in quel modo, tenendoli vicini».
Questo nuovo idillio è certamente favorito dalla presenza di Federico Bemardeschi che operando in modo coerente nelle due fasi dà equilibrio al tutto e trasfonna il 4-3-3 in qualcosa di più simile a un 4-4-2. «Bemardeschi sta attraversando un ottimo momento fisico e mentale. Sta bene e gioca bene», dice Sarri che ride quando gli fanno notare che l’azzurro rende molto meglio quando è titolare, viceversa il suo alter ego Douglas Costa dà il meglio entrando nel finale: «E allora continuiamo così», dice Sarri e con una risata cerca di nascondere che quella è la verità : «Quando le squadre sono stanche, Douglas diventa un’arma letale». Sarebbe folle non sfruttarla in quel modo.
Dove e come vedere Juventus – Torino in Streaming
Come sappiamo la bellissima gara, tra Juventus e Torino si giocherà oggi Sabato 4 Luglio 2020. Il big match sarà trasmesso in diretta streaming da Dazn, ma sarà anche visibile in televisione ovviamente nel caso in cui si è in possesso di un modello Smart compatibile con l’App.
In alternativa si potrà collegare anche la televisione ad una PlayStation 4 Oppure ad una Xbox o ancora a dispositivi quali Google Chrome Chromecast o Amazon Fire TV stick. Gli utenti Dazn, quindi che sottoscritto l’abbonamento, potranno guardare la partita anche da dispositivi mobili PC o Netbook tablet, collegandosi alla pagina ufficiale della piattaforma oppure scaricando l’applicazione.
I navigatore segnala possibili intoppi sulla strada dello scudetto, come quelli che troveranno i vacanzieri sulle autostrade in questo sabato estivo. Alle 17.15 la Juve attacca il Toro nel suo Stadiumcon l’intenzione di ricacciare la Lazio a -7 e farla scendere in campo contro il Milan (ore 21.45) con un ulteriore carico di pressione. Sulla carta è un derby segnato: 41 punti di distacco, Sarri che viene da 3 vittorie, Longo da 2 sconfitte.
Ma, per costituzione, non esiste un derby segnato in partenza e, più in generale, nel calcio del dopo-virus tutto è nuovo e quindi imprevedibile.
JUVENTUS-TORINO Buffon e Belotti Le 3 vittorie di campionato dopo la ripresa, griffate dal Dybaldo, hanno spazzato le riserve sollevate dalla Coppa Italia. CR7 è salito a 24 gol, Dybala a 10. Uno solo subito in 5 match. Stelle offensive e difesa d’acciaio, allungo di 3 punti sulla Lazio: Sarri apparentemente dorme tra due guanciali. In realtà, è più corretto parlare di convalescenza che di piena salute ritrovata. Un passo falso potrebbe riattizzare la brace. Quei primi tempi lenti e tristi, senza gol, contro Milan, Napoli, ma anche Lecce e Genoa, nascondono problemi di manovra.
Sandro Veronesi, fresco vincitore dello Strega con il romanzo «Il colibrì », ha ricevuto i complimenti di Sarri. Luisa scrive al protagonista Marco: «Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali per rimanere dove già sei». Ecco. La Juve, davanti a difese schierate, è parsa spesso un colibrì: tanto palleggio sul posto senza avanzare di un metro.
Incapace di aprirsi varchi col gioco, ha avuto bisogno di giocate individuali. Cristiano non è diventato di colpo il miglior amico del mister e il party di Pjanic in Lussemburgo, di discutibile tempismo, per festeggiare il passaggio al Barcellona, fa sospettare che la testa del regista bianconero non sia ossessivamente rivolta al presente. Come può il Toro soffiare sulla brace per riattizzare i problemi? Per esempio con Belotti che il 20 marzo 2016 spezzò a 973’ il record d’imbattibilità di Buffon, oggi tra i pali.
Il recupero di Zaza aiuterà il Gallo che ha bisogno di sponde e dialogo, ma in avvio dovrebbe esserci Verdi. Sarri adatterà Danilo a sinistra. Qui, magari con il ritrovato Ansaldi, il Toro può ricavare pericoli. Ma, prima di tutto, dopo due sconfitte senz’anima, dovrà mettere in campo uno spirito degno della sua tradizione. In fondo, l’ultima volta allo Stadium. i granata passarono in vantaggio con Lukic eCR7 pareggiò di testa solo all’84’, restando sospeso in aria, come un colibrì.
LAZIO-MILAN Senza Ciro, con Ibra Gli artigli dell’aquila hanno una forza spaventosa. Possono afferrare un camoscio e portarlo in volo fino al nido sui monti. Esercitano una pressione di 70 kg per centimetro quadrato. Per capire, una mano arriva al massimo a 20 kg. La Lazio di oggi è un’aquila senza artigli, senza i suoi attaccanti di peso, squalificati: Immobile e Caicedo. Insieme, Ciro (29) e Felipe (8) hanno segnato più della metà dei gol della squadra (66). Come afferrare il Milan anche senza artigli? Questa è la partita del bravo Simone Inzaghi, che sta lottando con un’emergenza continua: Leiva (assenza capitale), Lulic, Luiz Felipe, Marusic…
La risposta potrebbe essere una staffetta offensiva Luis Alberto-Milinkovic Savic. Cioè: lo spagnolo parte avanzato a sostegno di Correa, con il serbo in mediana che aiuta la costruzione di Cataldi, perno centrale (3-5-1-1). A partita in corso, Milinkovic può salire per spendere in area la sua fisicità e il suo fiuto realizzativo, anche perché non è al massimo della condizione e in posizione avanzata potrebbe rifiatare. A quel punto si abbasserebbe Luis Alberto per dettare come sa: 14 assist. L’alternanza tra i due toglierebbe inoltre punti di riferimento alla difesa rossonera e arricchirebbe d’imprevedibilità la manovra biancoceleste.
Una cosa è certa: la Lazio, al culmine dell’emergenza, dovrà pescare dal fondo dell’anima le energie rimaste per provare ad andare oltre il Milan e non perdere altri punti dalla Juve; lottare a denti stretti, come ha fatto rimontando Fiorentina e Torino. Il calo della media dei tiri (da 15,8 a 11,3) e dei palloni giocati in area avversaria (da 27,9 a 20,3) dopo la sosta, spiegano bene l’emergenza. Forse quello di oggi è il canyon più infido del suo cammino. Se la Lazio ne uscirà indenne, poi potrà attaccare Lecce, Sassuolo e Udinese con Immobile e Caicedo. Una spianata che la porterà al duello decisivo del 20 luglio. a Torino. In quella spianata Inzaghi può addirittura accorciare le distanze, perché la Juve, dopo il derby, incrocerà avversari non banali: Milan e Atalanta.
La Lazio oggi non gioca solo contro l’emergenza, ma contro un avversario vero. IlMilan che non ha sconfitto la Spal, penultima, ridotta in dieci, non è stato brutto come dice il risultato. E’mancata cattiveria al tiro e nell’occasione del primo gol subito, ma il Milan ha creato tanto, come prima non faceva. E’una squadra in crescita, come ha dimostrato la vittoria netta sulla Roma e come evidenziano i numeri pre e post Covid: prima del virus il Diavolo aveva una media di 15,9 tiri verso la porta, orane scaglia 23 a partita.
Prima giocava nell’area avversaria 26,1 palloni, ora 33,3. Ibrahimovic, subito o a partita in corso, accrescerà la carica offensiva, la personalità della squadra e soprattutto la cattiveria mancata a Ferrara. Con Zlatan, Pioli potrà ritrovare l’assetto che ha caratterizzato il periodo migliore della stagione. Paquetà, in crescita, è un’arma in più. Theo Hernandez è l’uomo giusto per sorprendere una Lazio sbilanciata. Donnarumma dovrà chiudere la strada al temuto Correa: 3 gol negli ultimi4incroci. La frenata diNapoli e Romari allarga le prospettive europee. Anche per il Milan questo è un sabato importante. Come per l’aquila e il colibrì.
Meglio aggrapparsi alle certezze piuttosto che sperimentare nuove formule, in una partita sempre delicata come un derby e con la Lazio che è sempre visibile negli specchietti. Il laboratorio di Maurizio Sarri è sempre aperto, il tecnico pensa e ripensa a ciclo continuo, ma in questo post Covid bisogna anche fare di necessità virtù e tenersi ben stretto quello che funziona. La Juve di Genova in questo senso è stata una garanzia, così la formazione di oggi ricalcherà le orme di quella esplosiva di Marassi.
Con la ciliegina Buffon che contro il Torino arriverà a 648 presenze in Serie A, superando Paolo Maldini, a un anno esatto dal ritorno nella sua casa bianconera dopo la parentesi parigina. Arma Douglas La mossa a sorpresa dei bianconeri in queste tre partite è stata Federico Bernardeschi, un giocatore che sembrava messo da parte e che invece è sempre partito titolare in campionato, come esterno di destra, dove rende meglio. L’azzurro è stato prezioso di suo e ha anche permesso a Sarri di giocarsi a partita in corso la carta Douglas Costa, molto più efficace da subentrato, perché la velocità che esprime quando le difese avversarie hanno il fiatone è ancora più devastante.
E permette all’attacco della Juve di andare in superiorità numerica, quando non ci pensa direttamente lui, come ha fatto con la perla di Genova. «Bernardeschi sta molto bene dal punto di vista mentale e fisco, Douglas meriterebbe di giocare dall’inizio ma quando le avversarie cominciano ad accusare stanchezza diventa letale. Però finalmente ha avuto un buon periodo di continuità » ha detto alla vigilia Sarri. Che può brindare anche alla nuova intesa fra Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo, andati sempre a segno nelle tre partite di campionato post pandemia e che oggi contro il Toro andranno a caccia di un poker da sogno. Il segreto sta nei movimenti dei due fuoriclasse della Juve, che si cercano di più, con il dialogo che si tramuta in occasioni create e, naturalmente, in gol. Paulo da falso nove arretra molto e crea degli spazi vi portali per gli inserimenti da sinistra di Cristiano, letale e spietato killer d’area. «Stanno giocando più vicini – ha detto Sarri -, Dybala viene meno indietro a prendere palla e Ronaldo si accentra un po’ di più. Cosi possono giocare più spesso scambiando fra loro». Leggenda Gigi Il derby sarà anche il grande giorno di Buffon che, fresco di rinnovo di contratto per un’altra stagione, supererà Paolo Maldini fra i giocatori con più presenze in A. Gigi entrerà nella storia in un match simbolico per chi ha trovato a Torino un porto sicuro e confortevole. Il sorpasso arriva a 42 anni suonati perché proprio il suo amore per la Juve lo ha costretto a una stagione in Serie B. Il portierone ne ha vissute tante in carriera, ma probabilmente un brivido percorrerà lo stesso il suo corpo d’acciaio, anche se le porte chiuse e il clima ovattato non sono il massimo per festeggiare un traguardo da brividi.
Senza strafare, ma ci sarà da correre tanto. Senza farsi dominare dalle emozioni, magettando in campo un cuore grande così. Stavolta non è retorica, ma sarà pura sostanza: Moreno Longo il suo Toro nella versione per il derby di questo pomeriggio lo ha immaginato combattivo e altruista, cortissimo nelle distanze ma abbondante nell’iniezione di generosità richiesta a ciascuno dei suoi calciatori. Per Moreno Longo sarà una giornata specialissima: lui che è nato a Grugliasco, vive a Rivoli ed è cresciuto prima da calciatore poi da allenatore nel settore giovanile granata, la culla dell’identità torinista. Sarà la sua prima stracittadina in Serie A dalla panchina, dopo una valanga di confronti nelle giovanili. Ma quella è stata tutta un’altra storia. Oggi sarà diverso, e per questo Moreno non ha lasciato nulla al caso. Dalla mattina successiva alla sconfitta casalinga contro la Lazio, si è seduto a tavolino e ha cominciato ad elaborare la strategia per affrontare la Juventus di Cristiano Ronaldo e di Dybala. A pensare a come poterla arginare, disinnescare e poi colpirla. Ieri, durante l’allenamento che per il secondo giorno consecutivo si è tenuto nell’orario della partita (è iniziato alle 17.15) ha consegnato i compiti ai suoi uomini. «Sarà un derby da giocare con la testa e con il cuore – ha poi commentato nell’intervista della vigilia a Torino Channel -. Queste sono partite che si giocano sul filo del rasoio, anche a livello emozionale: ci vorranno la testa e il cuore, perché il cuore dovrà essere gestito anche dalla testa. Non dovrà mai mancare la lucidità, non bisognerà far prevalere il fattore emozionale». La concentrazione è al top, e ai suoi ha richiesto attenzione massima a tutti i particolari. «Perché è una sfida molto importante per noi e per la nostra gente». La ragnatela Ci sono parole che sono diventati i titoli delle lezioni di tattica della vigilia. Concetti che, virtualmente, Moreno Longo ha scritto su un foglio di carta e ha consegnato a tutti i suoi calciatori, da ripassare anche prima di andare a dormire. Perché vuole che oggi il suo Toro si muova da squadra compatta, corta in ogni situazione di gioco. La qualità della Juventus non si può affrontare a viso aperto, e allora Moreno ha disegnato una sorta di ragnatela per provare a imbrigliare la classe dei fuoriclasse, da Cristiano in giù. Il primo passo nella costruzione del suo Toro da derby è stato mosso nella definizione del modulo: mediana folta, grazie a un centrocampo irrobustito da Meité, Rincon e Lukic. Alle loro spalle la tradizionale linea difensiva a tre (c’è Lyanco): è qui, nel mezzo, con distanze ridotte tra i reparti, la richiesta di sacrificio, di scalate e coperture in tutte le situazioni di gioco ai suoi centrocampisti, che si può decidere un pezzo importante del derby. In fin dei conti, somiglia molto alla versione vista con la Lazio – e che aveva funzionato fino a quando le gambe avevano sorretto la volontà. «L’atteggiamento sarà quello di essere squadra, di essere uniti, di lavorare da squadra in ogni situazione – aggiunge proprio Longo -, così da potersi aiutare sempre, sacrificandosi l’uno per l’altro. Dobbiamo saper soffrire insieme, dovremmo essere bravissimi per affrontare questo derby da squadra compatta. E risponderemocolpo su colpo». Uno degli ingranaggi sensibili sarà il posizionamento di Lukic: il mediano ha nelle corde un dinamismo superiore alla media, e a lui Longo ha chiesto di incollarsi come un francobollo alla fonte di gioco primaria della Juventus. Se sarà Pjanic, dovrà essere la sua ombra ovunque. All’interno della ragnatela, così scatterà anche una tenaglia serba. Innescare il Gallo Il Toro si presenta allo Stadium con cinque diffidati (Sirigu, Izzo, Lukic, Rincon e Zaza), ma non è questo il momento di fare calcoli. «Non mi farò condizionare, pensiamo solo a giocare questa partita al massimo con la migliore formazione», sottolinea Longo. Compiti di assoluta delicatezza sono stati assegnati ad Ansaldi (torna titolare) e a De Silvestri: sulle fasce la Juve ha mille variabili e a loro due Longo ha chiesto novanta minuti di applicazione totale e attenzione difensiva. Meno spinta, mille occhi aperti. E, a proposito di scelte, davanti Verdi sarà il partner di Belotti (Zaza dalla panchina). A Verdi si chiede di contribuire a rendere più fitta la ragnatela a centrocampo, abbassandosi e facendo il classico movimento ad elastico per lanciare nelle ripartenze il Gallo negli spazi. Insomma, il Toro è pronto al derby. Con idee molto chiare.
La tattica per fermare la Juve? Semplice: «Serviranno testa e cuore, dobbiamo affrontare il derby da squadra, soffrendo, aiutandoci e sacrificandoci. E poi naturalmente bisogna anche saper rispondere, se possibile colpo su colpo. Io so cosa vuol dire lottare per salvarsi e riuscirci: i punti puoi andarli a prendere anche dove pensi che sia impossibile ».
La firma a queste dichiarazioni è di Moreno Longo che si prepara al primo derby da allenatore del Toro dei grandi. Lo ha fatto attraverso Torino Chamiel, mentre Sarri – e non solo lui – ha affrontato senza problemi e remore la conferenza stampa con i giornalisti. Gli altri tecnici e le altre società di nonna rispettano senza paranoie il rituale dell’incontro prepartita, per soddisfare almeno in parte qualche curiosità dei tifosi.
Al Toro, invece, si preferisce il silenziatore. Forse perché c’è poco da dire. E quel poco filtra dai canali ufficiali con domande molto soft Ma tante. Così Longo continua « Il mio primo derby da tecnico della prima squadra? Sono concentrato e basta, non penso ad altro.
Conosco f importanza di questa partita per tutta la nostra gente. Anche se al calcio senza tifosi, e a giocare in certe condizioni, non ci si abitua meli».
E’ consapevole delle difficoltà in cui i suoi ragazzi andranno incontro contro la capolista, lanciata verso un altro scudetto. IlToro attuale non offre garanzie assolute e la speranza è quella di “pungolarlo” nell’orgoglio per cercare ditirare ffiori qualche cosa di straordinario. «Conosciamo i nostri pregi e difetti, abbiamo in testa il nostro obiettivo finale (la salvezza, ndr) che cercheremo di ottenere a tutti i costi. Ai ragazzi chiedo di restare lucidi il più a lungo possibile senza farsi prendere dall’emozione. Abbiamo curato i dettagli, ci siamo preparati bene senza pensare alle prossime gare. Proprio per questo motivo, in vista del Brescia, nel momento di decidere la formazione non mi farò condizionare dai cinque giocatori che sono in diffida. Non guarderò questo, schiererò la formazione che mi offre le garanzie maggiori. Adesso c’è la Juve, una sfida troppo importante e delicata per poter pensare ad altro. Nessun calcolo ma testa dia Juve».
Mercoledì sera contro il Brescia (al Grande Torino, ore 21.45), va da sé, i granata si giocheranno una buona parte delle carte (e delle energie psicofisiche) per evitare di lottare perla salvezza nelle ultimissime giornate di campionato. Sarà un dentro o fuori drammatico. Affrontare una sfida del genere dopo aver disputato una buona partita con i campioni d’Italia sarebbe meglio, soprattutto a livello mentale. Anche per questo il derby riveste un’importanza particolare. Il Toro deve dimostrare di essere vivo e pronto a tutto e non la copia sbiadita vista contro la Lazio dove la squadra – con Belotti, rigore a parte – ha tirato in porta una solo volta da fuori area (palla deviata e finita in corner).
Per questo derby, Longo spera di recuperare Zaza (difficile dall’inizio, più facile a partita in corso) ma intando si gode il completo recupero di AnsaldL «Largentinolo abbiamo recuperato tra allenamenti e spezzoni di partita Va sempre meglio, sono contento dei progressi che ha fatto in queste ultime ore. Purtroppo giocando una volte ogni tre giorni c’è poco spazio per fare del lavoro mirato, ma questo non deve rappresentare un alibi». In effetti questa parola Moreno l’ha cancellata dal vocabolario del Toro. Adesso il campo, la Juve, poi il Brescia. Una partita dopo l’altra, con la speranza dei tifosi che non arrivi una sconfitta dopo l’altra
Un derby senza precedenti. Un po’ perché le stracittadine tendono per definizione a regalare emozioni a sé stanti, anche se quello della Mole – che negli ultimi 25 anni ha visto ima volta soltanto prevalere il Torino – nel recente passato ha rispettato per lo più le gerarchie del momento.
Un po’ perché quello di oggi pomeriggio all’Allianz Stadium sarà il primo della storia a porte chiuse. Effetto dell’emergenza Corona- virus, che ha imposto spalti vuoti proprio in occasione della sfida numero 200 tra la Juventus e i granata.
Quasi vuoti, in realtà, in ottemperanza ad un protocollo che (per ora) impedisce ai tifosi di entrare allo stadio e limita fortemente l’accesso anche agli addetti ai lavori. Appena 300 a partita quelli autorizzati alla ripresa del campionato, diventati quindi 450 in seguito a ima precisa richiesta della Figc al Consiglio dei Ministri.
Un passaggio che, in seconda battuta, ha permesso di “allargare” la tribuna stampa a 70 giornalisti rispetto ai 10 iniziali, consentendo al contempo una presenza più consistente anche a fotografi, addetti alla produzione audiovisiva, licenziatari dei diritti e addetti ai servizi dello stadio. Una cornice alla sfida che, in ogni caso, ha contribuito inevitabilmente ad abbassare la temperatura rispetto alla tradizionale febbre che contraddistingue – soprattutto in città – la settimana che porta al duello in campo.
La partita, come da programma, scatterà nell’inconsueto orario delle 17.15. Troppo ridotti, infatti, i tempi tecnici per una variazione del fischio d’inizio delle gare in Serie A a partire da questo fine settimana. La proposta – con il benestare dell Aie e nonostante le tensioni tra Lega Serie A e pay tv per il mancato pagamento dell’ultima rata dei diritti – porterà quindi ad anticipare il via alle partite: ore 21 o 21.15 per quelle serali e ore 19 o 19.15 per quelle preserali, con conseguente slittamento anche di quelle pomeridiane (all’appello mancano soltanto Lazio-Sassuolo dell’11 luglio e Verona-Atalanta del 18) per assicurare il lasso di tempo minimo tra una fascia e l’altra. Accordo raggiunto, insomma, ma non per questo weekend.