Primi. Come quando dal cosmodromo sovietico di Bajkonur mandarono in orbita intorno alla Terra il satellite artificiale Sputnik lasciando di stucco gli americani. Per questo il vaccino contro il covid-19 che Mosca ha registrato battendo sul tempo il resto del mondo si chiamerà Sputnik V.
L’annuncio, allora dato da Radio Mosca nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1957, è stato fatto direttamente dal presidente russo Vladimir Putin e riportato dall’agenzia di stampa governativa Tass in tempo quasi reale. «Stamattina per la prima volta al mondo un vaccino contro la nuova infezione da coronavirus è stato registrato. So che funziona in modo abbastanza efficace, garantisce un’immunità stabile e, ripeto, ha superato tutti i controlli», ha annunciato il presidente l’11 agosto, aggiungendo un’inusuale nota familiare a monito degli scettici.
Ad aver già sperimentato il vaccino russo anti covid sarebbe stata anche una delle sue due figlie, ha spiegato il presidente, non precisando se si tratti della primogenita Maria, pediatra ed endocrinologa, o di Ekaterina, che di mestiere fa la ballerina. Ma rassicurando sul suo stato di salute. «Dopo la prima dose ha avuto la febbre a 38, che il giorno dopo è scesa poco sopra i 37 gradi. Poi, dopo la seconda dose, ha avuto di nuovo una leggera febbre e infine tutto è andato a posto: si sente bene e ha un alto numero di anticorpi».
A entrare nel merito scientifico della questione è il ministro della Sanità Mikhail Murashko, spiegando che il vaccino sarà prodotto in due sedi, il centro federale di ricerca per l’epidemiologia e la microbiologia N. F. Gamaleya e l’azienda farmaceutica Binnopharm, e verrà somministrato prima a medici e insegnanti, cioè a coloro che lavorano con persone infette e alle persone dalle quali dipende la salute dei bambini, poi potrà cominciare la distribuzione alla popolazione civile. La produzione industriale del vaccino comincerà a settembre, in modo da poter essere messo in circolazione il primo gennaio 2021.
Intanto – le fonti sono sempre le agenzie di stampa russe- sono già venti i Paesi che avrebbero ordinato il nuovo vaccino, per un totale di circa un miliardo di dosi. Ma per qualcuno si sta correndo troppo: mancano conferme scientifiche indipendenti alla scoperta. E la Fase 3, quella dello studio degli effetti su migliaia di persone che di norma si attende prima di somministrare un vaccino alla popolazione, è ancora in corso (su duemila volontari). «Accelerare non dovrebbe significare compromettere la sicurezza», è l’invito alla cautela dell’Organizzazione mondiale della sanità. Che evidentemente non si accontenta della certificazione di papà Putin.