Alberto di Monaco arriva a Rimini, al Grand Hotel, in perfetto orario rispetto alla tabella di marcia preparata per la sua visita informale. Elegante, con giacca blu e calzoni chiari, il viso coperto da mascherina e da occhiali che immediatamente toglie nel momento in cui saluta le persone che lo attendono nella hall dell’albergo.
Inizia così la 24 ore in compagnia dell principe Alberto di Monaco che, seppur scandita da un rigido protocollo organizzativo, ha permesso di percepire la simpatia e la disponibilità di Sua Altezza Serenissima. Io non conoscevo Alberto di Monaco se non da qualche racconto fattomi da Mike Power, amico d’infanzia, e da Paola Magni, che ha organizzato l’incontro romagnolo: ho scoperto un uomo sinceramente affettuoso, disponibile e con una carica umana davvero importante. Attentissimo a rispettare le regole anti Covid, ho trovato in lui un grande interesse per l’arte, che ci riporta alle nostre radici, oltre alla passione per il cinema, dove vive in eterno il ricordo della principessa Grace.
Alberto di Monaco è qui per partecipare a Le terrazze della dolce vita, un’iniziativa promossa dal comune di Rimini e dalla Apt dell’Emilia Romagna con il Grand Hotel di Rimini, che ha come partner il settimanale “Chi”. Prima dell’intervista il sindaco Andrea Gnassi lo ha accompagnato in una passeggiata nei luoghi dell’arte riminese. Si parla di terra e di sogno.
Domanda. Lei è legato alla storia della sua famiglia e ha deciso di costituire l’Associazione dei siti storici dei Grimaldi. Come mai è nata questa idea? Risposta. «Durante i festeggiamenti dei 700 anni della mia famiglia. Allora ero principe ereditario, mentre ora sono principe sovrano, e l’idea di creare un’associazione è venuta gradualmente. Ho avvertito il desiderio di ritrovare le tracce dei Grimaldi al di fuori del Principato. Si è iniziato da paesi limitrofi come Menton e Roque Brune in Francia, per poi arrivare anche in Italia. Ci sono stati inizialmente incontri, momenti di condivisione e per finire è nata l’associazione ».
D. La storia della sua famiglia ha radici profonde in Italia. Che rapporto ha con il nostro Paese? R. «Da 700 anni siamo vicini per collocazione geografica, per storia e per cultura. Il Principato è sempre stato un punto di incontro della cultura francese e di quella italiana. La mia stessa educazione è sempre stata ricca di riferimenti all’Italia, sento che una parte di me è profondamente italiana».
D. Ci racconta come è nato il Principato di Monaco? R. «Il vero e proprio atto di nascita risale all’8 gennaio 1297, quando François Grimaldi detto “Malizia”, travestito da monaco francescano, si è introdotto nella fortezza di Monaco e con l’astuzia l’ha sottratta ai genovesi e alla Repubblica di Genova. Poco alla volta intorno alla fortezza nacquero dei villaggi, poi delle città infine il Principato come lo conoscete ora». D. Siamo a Rimini e al Grand Hotel, quello di Amarcord amato da Fellini. Sua madre, Grace Kelly, amava il cinema ed era una star internazionale. Quali racconti ha ascoltato da lei sul mondo delle dive? R. «Per mia madre il cinema è stata una vera e propria passione.
Il suo film preferito tra quelli del grande Fellini era La strada. Ricordo che ogni tanto condivideva con me qualche ricordo fuggevole, episodi della sua vita nel cinema e io ero curioso. Amava scoprire nuovi cineasti, nuovi attori, nuovi talenti, la sua curiosità intellettuale era grande. Era affascinata dai modi in cui il sogno e le emozioni venivano rappresentate, così amava il cinema di Fellini e il suo mondo onirico».
D. Cinema e sogno. Fellini era questo. Quali sono i film che lei ha amato di più? R. «Certamente Amarcord, La strada e anche Prova d’orchestra per il modo che ha di mettere a nudo le dinamiche delle relazioni all’interno di un gruppo. E poi, ovviamente, ho amato tantissimo tutti i film di mia madre, in modo particolare La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock». D. Lo stile è un’altra caratteristica di sua madre Grace Kelly. Secondo lei quello stile esiste ancora? R. «Mia madre è stata un’icona da questo punto di vista. Poi la moda e il senso del bello si sono evoluti. Credo che nel mondo si sia perso un po’ ovunque l’amore della bellezza, tranne qui in Italia, dove l’eleganza e il buon gusto ancora rimangono. Fortunatamente mi pare di intravedere qua e là il desiderio di un ritorno allo stile di mia madre, al suo approccio alla vita che si esprime attraverso gesti e pensieri».
D. Il coronavirus ci ha fatto vivere un periodo drammatico. Come ha trascorso questi mesi? R. «Ci ricorderemo di questa pandemia per molto tempo. Del resto non ne siamo ancora usciti, credo che durerà ancora mesi. Viviamo un momento difficile e molto doloroso. Anche io ho contratto il virus, seppur in forma lieve. Credo che ogni sofferenza, ogni difficoltà porti con sé grandi opportunità. Prepariamoci ad affrontare la vita in modo diverso, rinforziamo i valori della famiglia che sono fondamentali e utilizziamo il tempo per riflettere. Io stesso, a causa della pandemia, ho trascorso molto più tempo con i miei figli, ho avuto modo di fare chiarezza nel mio lavoro e nei miei compiti per fare scelte migliori.
Spero vivamente che si possa ripartire con una visione più solidale verso gli altri e più sostenibile nei riguardi della natura, mi auguro che vengano stabilite regole condivise da tutti per la salvaguardia dell’ambiente e per la creazione di un mondo più equo». D. Questo incontro al Grand Hotel di Rimini, Le terrazze della dolce vita, nasce da un valore importante, l’amicizia. Grazie a Mike e Paola siamo riusciti a contattarla e ad averla ospite. Crede che l’amicizia possa salvare il nostro mondo? R. «Non soltanto l’amicizia, ma l’amore salverà il mondo.