Dopo un’estate difficile, con prestazioni da ottovolante e copertine su copertine dei quotidiani catalani, Latitato Martinez è tornato “Toro” e ora davanti a sé vede il rosso (e il nero) del Milan, pronto a incornarlo per continuare a mantenere il proprio ruolino di marcia da imbattuto e vincente contro il Diavolo (due gare giocate e altrettanti successi). Lautaro che saltò il derby di ritorno della scorsa annata (4-2 per l’Inter in rimonta il 9 febbraio) perché squalificato per la sfuriata contro l’arbitro Manganiello in Inter- Cagliari di fine gennaio. Insomma, gli ingredienti per voler far “male” ai rossoneri ci sono tutti.
LUNGO… LOCKDOWN Per Martinez giugno, luglio e agosto non sono stati mesi facili, così come quelli del lockdown. I suoi agenti un paio di giorni fa hanno replicato stizziti ai media argentini che hanno tirato fuori nuovamente l’argomento Barcellona – «non è corretto parlare del Barena, Lautaro è un giocatore di proprietà dellìnter e sarebbe irrispettoso per il club che gli ha aperto le porte in Europa» -, ma sarebbe ipocrita non ricordare come pennesi, quasi tutto il 2020, dalla Spagna abbiano provato a prendere l’argentino.
L’Inter ha tenuto la barra dritta, non ha mai fatto un passo verso il Barcellona e soprattutto non ha fatto sconti: se volete Lautaro, costa ìli milioni, ovvero quelli della clausola. Il ragazzo, esploso grazie al lavoro di Conte e il feeling tecnico-tattico con Lukaku, a 22 anni ha comunque patito la situazione, così come l’idea di raggiungere l’idolo Messi con un ingaggio da 10 milioni a stagione, lo si è capito sul campo visto che il rendimento fino a gennaio era stato eccellente, poi tutto è cambiato.
Tant’è vero che da giugno ha segnato solo 5 dei suoi 21 gol totali, brillando solo in poche occasioni, come nella sfida di fine luglio col Napoli o in semifinale di Europa League contro lo Shakhtar il 17 agosto. Evidentemente, però, i giorni di vacanza, seppur pochi, gli hanno fatto bene, così come la gravidanza della sua compagna Agostina. Il Barcellona, come compreso direttamente dai suoi agenti andati a settembre al Camp Nou, non ha avuto la forza per tramutare in trattativa il proprio corteggiamento e così Lautaro è riatterrato sul pianeta Inter con grande gioia del club – che presto convocherà nuovamente il suo entourage per discutere del rinnovo di contratto che porterà il suo stipendio dagli attuali 3 milioni (quelli per il ’20-21) a 5 di base – e di Conte.
UN MESE DI GOL Da quando Lautaro ha rimesso piede alla Pinetina per preparare questa stagione, non ha mai smesso di segnare. Lo ha fatto a ripetizione nelle tre amichevoli pre-campionato – 2 gol a Lugano e Carrarese, 3 al Pisa -, lo ha fatto nelle prime tre gare di campionato. Tre gol in tre partite, come Lukaku, ma a differenza del belga, Lautaro ha segnato effettivamente in tutte e tre le partite: gol di destro a giro contro la Fiorentina alla prima giornata, replica a Benevento alla seconda (sei minuti dopo che era subentrato dalla panchina proprio a Lukaku) e zampata di sinistro contro la Lazio alla terza, prima della sosta. E nella paura il buon Martinez non si è mica fermato.
O meglio, ha “ciccato” la sfida all’Ecuador il 9 ottobre – una notizia! -, ma si è prontamente rifatto quattro giorni dopo contro la Bolivia, realizzando il momentaneo 1-1 e servendo poi l’assist del gol vittoria a Correa. Da stasera riprende la corsa in nerazzurro. Oggi toccherà al Milan, avversario con cui Lautaro ha finora avuto un buona relazione, mercoledì invece tornerà la Champions, competizione che la stagione passata esaltò a livello intemazionale l’argentino, a segno 5 volte nelle 6 gare del girone. Ma il Borussia Monchengladbach è “lontano”, il presente è il Milan: i fari sono sulla sfida Lukaku-Ibra, attenzione alle corna del… Toro.
Il derby di Milano è sempre stato caratterizzato dalle coreografie die le due curve hanno messo in scena prima degli inizi delle partite. Autentiche opere d’arte su teloni o realizzate con cartoncini di plastica che, oggi, non saranno esposti sugli spalti di San Siro. Ma la stracittadina rimane “la” partita per le due tifoserie, che non potendo entrare allo stadio, si sono organizzate in maniera alternativa perfar sentire il loro calore alle squadre allenate da Antonio Contee Stefano Pioli. Due programmi diversi, ma allo stessomodo d’impatto che daranno certamente una carica in più ai rispettivi beniamini.
QUI CURVA NORD La frangia del tifo più caldo dell’Inter, la Curva Nord, ha organizzato in questa manierai! pre partita: ritrovo alle ore 15.00 sotto il secondo anello verde, all’altezza del murales autocelebrativo. Qui, una volta riuniti, i tifosi interisti inizieranno a intonare i loro cori, sventoleranno le loro bandiere in attesa dell’arrivo del pullman della squadra. Una volta che l’Inter sarà entrata nello stadio, il ritrovo terminerà e le persone che vi avranno partecipato, torneranno a casa a vedere la partita davanti alla tv. Un modo semplice, ma d’impatto, che darà sicuramente un bel colpo d’occhio a Contee ai suoi giocatori una volta che arriveranno allo stadio, visto che il percorso abituale che portai pullman delle squadre all’ingresso dei box passa proprio accanto alla curva interista, che dà le spalle a via Achille. Il monito dato dal direttivo degli ultras interisti è quello, in ogni caso, di rimanere distanziati e non creare situazioni di assembramento e di adottare tutte le misure di protezione personale in vigore.
QUI CURVA SUD Scelta più impattante, a livello visivo, quella presa dalla Curva Sud milanista. Gli ultras rossoneri, alle 15.50, si troveranno invia Traiano, che dista poche centinaia di metri dal Radisson Blue Hotel, sede del ritiro pre partita dei rossoneri. Tutti in moto o scooter, gli ultras milanisti aspetteranno il passaggio del pullman della squadra e si accoderanno al medesimo, scortandolo fino all’ingresso dello stadio. Lungo il tragitto, saranno presenti stendardi e bandiere con le effige milaniste. «Dobbiamo essere una marea rossonera » conclude il comunicato emesso dalla Sud che, esattamente come la Nord, raccomanda a tutti i partecipanti di indossare la mascherina.
Se Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku fossero un’entità sola, diciamo Ibraku, il gol avrebbe un dio completo: tecnica e potenza, carisma e generosità. Detterebbe le tavole della legge, ma spezzerebbe anche il pane per gli altri. Invece se ne vanno in giro per il mondo come le due metà imperfette del Visconte Dimezzato di Calvino. Solo il derby li riunirà. Marco e Giacinto Ibra ha il passato all’Ajax e i piedi eleganti di Van Basten che il 24marzo ’91 sfidò Riccardo Ferri al limite dell’area. Ondeggiò una finta di corpo e l’interista si accasciò davanti a lui come un palazzo abusivo.
Il rasoterra dell’olandese fu il gol partita. Lukaku in area ha la potenza del grande RobertoBoninsegna che l’19 novembre ’72 scalò la schiena di Maurizio Turone per incornare il 2-3 di una rimonta incompiuta. Con Turone era stata zuffa continua: un calcione il milanista, una gomitata l’interista. In genere Bonimba se le dava con Rosato, anche nelle partitelle a Coverciano, tanto che doveva ricordare al difensore milanista: «Roberto, qui siamo in squadra insieme».
Lukaku ha tempra più mite, è un gigante buono come Giacinto Facchetti che il2dicembre ‘73, dribblò Schnellinger, a 3 anni da Italia-Germania, e tuonò in rete il 2-1 decisivo. Per il Milan aveva segnato Romeo Benetti. Ecco, Romeo non era Romelu. Sotto la copertura di allevatore di canarini, covava il fuoco di un guerriero feroce. Come sa essere Ibra.
Civolle la fiamma ossidrica a Milanello per staccare lo svedese e l’americano Onyewu che si scazzottavano a terra. S’impressionò anche Rino Gattuso che non è una mammoletta. Meazza e Rivera Lukaku, impegnato contro il razzismo e nel sociale, ha un’urgenza di giustizia, come, a suo modo, Achille Gama, primo interista della storia a segnare in un derby(10gennaio1909): a fine carriera divenne arbitro con la coppola in testa e, da guardalinee, sbandierò la finale olimpica del 1928 ad Amsterdam. Il primo milanista a segnare in un derby si chiamava invece Attilio Trerè, detto «Kaiser» per via dei baffi alla Guglielmo II.
Vinse uno scudetto da portiere (1906) e uno da centrocampista (1907). Terminò la carriera per la gravi ferite riportate nella Grande Guerra, sul Carso, dovè morì eroicamente Virgilio Fossati, primo idolo e secondo capitano della storia interista. Il primo goleador rossonero nel derby si lega bene all’ultimo: Trerè fu portiere, difensore e centrocampista; «Kaiser» Ibra sente di poter far tutto, sempre. E poi quel nome, che contiene tre regalità, non una, sembra tagliato per«King»Zlatan. Era dai tempi di Gianni Rivera che un milanista, per personalità e carisma, non si innalzava così tanto sul resto del gruppo.
Ibra, a gennaio, ha raccolto un Diavolo avvilito e lo ha riportato a vederle stelle d’Europa.Il 19gennaio’64 il Golden Boy, 20 anni, sigillò il 2-0 nel derby con un diagonale, su appoggio di Mora. L’ultimo gol all’Inter lo avrebbe segnato surigorenel’78.Sonopassatigli stessi 14 annitra il primo gol nel derby di Zlatan, da interista (Milan-Inter 3-4, 28 ottobre 2006), e l’ultimo, da milanista (Inter-Milan 4-2, 9 febbraio 2020).Anche Meazza segnò con entrambe le maglie. A bersaglio fin dal primo derby, come Lukaku. In fondo, il Balilla li riassumeva entrambi, per tecnica e potenza. Oggi, come stadio, li contiene.
Primato in classifica, Finter che insegue a due punti. E’ un derby diverso per il Milan, che da tempo è sempre costretto a inseguire. Ed è un derby diverso anche per Pioli, che nelle stracittadine non è che abbia esattamente un grandissimo palmares.
E quindi, bisogna capire subito se siamo sia soltanto una partita importante alla quarta di campionato, o se davvero si possa considerare già una vera e propria verifica al vertice. «Il Milan ha la propria identità e il proprio modo di stare in campo.
Nel nostro lavoro gli esami non finiscono mai. E questo è appunto un esame diffìcile, Fimportante è essersi preparati bene, con il poco tempo avuto a disposizione per entrambe le squadre. Ci sentiamo preparati e pronti per affrontare questo esame». Un derby particolare, senza pubblico.
«Questo si sente, però che sia una partita sentita lo sappiamo. Sentiamo questa sfida sicuramente, a prescindere». FATTORE ANCELOTTI I complimenti di Ancelotti, in settimana, sono stati particolarmente graditi: «Ringrazio Carlo per le belle parole spese nei nostri confronti. Il nostro è un percorso iniziato un anno fa, poi interrotto per mesi e poi ripreso. E’ un percorso iniziale, abbiamo ampi margini di miglioramento. Dobbiamo affrontare questa sfida con grande consapevolezza delle nostre qualità e avere grandissimo rispetto perl’Inter, che da tutti è pronosticata come probabile vincente del campionato ».
Il bello è arrivare al derby davanti: «Speravo di arrivarci con tre vittorie in campionato e il raggiungimento dei gironi. Sapevamo che non sarebbe stato facile. Ci arriviamo bene, così come l’Inter». Ad esso però bisogna fare il salto ulteriore di qualità: «Ci darebbe tantissimo entusiasmo e fiducia nelle nostre qualità e caratteristiche. Dobbiamo pensare a crescere, migliorare e provare a essere ambiziosi. Tutte le partite servono per consolidare situazioni positive. E’ una partita che ci vede contro un avversario forte, che ci permetterà di capire dove possiamo crescere. Nella sconfitta dello scorso derby abbiamo tratto tanto insegnamento. Abbiamo capito che possiamo giocarcela, ma che basta mollare un attimo l’attenzione per subire schiaffi importanti. Su quella sconfitta abbiamo costruito il nostro percorso».
FATTORE IBRA Tutto ruota attorno a Ibrahimovic, «L’ho ritrovato come è sempre stato con noi, sorridente, positivo, volitivo, generoso, determinato e trascinatore. Sta bene, ha avuto una sola settimana di allenamenti, ma è pronto per giocare. Non so quanto potrà avere come durata nel corso della gara, sicuramente però partirà dall’inizio». Niente da fare invece per Rebic: «Non sarà disponibile per il derby e credo che la settimana prossima dovrà fare un altro controllo per capile quando potrà rientrare. Sta meglio, ha evitato una cosa un po’ più lunga con un intervento. Questo è importante. E’ stato un infortunio delicato, ma ancora non vediamo una data per il suo ritorno in campo”.
CONSAPEVOLEZZA Se Ibraliimovic ha detto fin da settembre che il Milan avrebbe potuto lottare per i quartieri alti della classifica, ora anche altri gli vengono dietro. Come Donnarumma: «Sono sempre d’accordo con quello che dicono i miei giocatori, anche se a loro, come a voi, dicono che poi dobbiamo dimostrarlo sul campo quello che diciamo ». La consapevolezza di una squadra in crescita, comunque c’è: «Siamo cresciuti sicuramente, per il lavoro fatto, per la conoscenza reciproca e peri risultati ottenuti. Inutile, però, pensare al passato. Ora abbiamo sicuramente un’identità più precisa e giochiamo da più tempo con questo sistema di gioco. Siamo cresciuti di livello, ma affrontiamo una squadra che è stata costruita per cercare di vincere in Italia e anche in Europa».