Dove e come guardare la partita, diretta tv e live streaming
Real Madrid – Inter sarà trasmessa questa sera a partire dalle ore 21.00 Tutti gli appassionati potranno guardare il match sui canali Sky e più nello specifico a Sky sport Serie A dal canale 202 del satellite e Sky Sport dal canale 251. Come sempre la partita si potrà anche guardare in streaming gratis, ovviamente per tutti gli abbonati al servizio. Questi dovranno utilizzare l’applicazione Sky Go che dà la possibilità di guardare tutto il calcio di Serie A attraverso i dispositivi mobili. In alternativa si potrà anche guardare Real Madrid – Inter attraverso i canali Now TV. Quest’ultimo è il servizio Sky che da la possibilità di poter acquistare l’evento prescelto oppure di sottoscrivere un abbonamento.
A caccia della svolta. Attardata in campionato e alle prese con un girone di Champions divenuto un’erta salita, dopo il doppio pareggio iniziale, l’Inter va a caccia di una scintilla per riaccendersi. E, da questo punto di vista, la sfida con il Real può essere davvero l’ideale. E’ vero, si tratta dell’avversario peggiore per qualità della rosa e per statura internazionale, ma l’Europa degli spagnoli è cominciata addirittura in modo peggiore. E, forse, sono proprio le “Merengues” ad aver più da perdere da questa sfida. Conte, però, a questi discorsi preferisce non badare. Vuole che la sua Inter si presenti all’Estadio Alfredo Di Stefano senza timori reverenziali, ma con in testa l’idea di sfruttare tutte le armi a disposizione. «Firmare per un pareggio? Prima di una partita non firmerei mai per un risultato. Non siamo davanti ad una finale, ma ad una partita del gruppo eliminatorio, importante sia per noi che per loro. L’obiettivo è sempre quello di fare punti. Poi capitano gare come quelle contro lo Shakhtar e Borussia nelle quali meritavi di più e, invece, sei uscito con un pareggio».
MAI NELL’ANGOLO. Il fatto è che vincere sembra sia diventato un problema per questa Inter. Lo dimostra l’unico successo (con il Genoa) raccolto nelle ultime 6 gare disputate. E in Champions il medesimo tipo di trend va avanti ancora da più tempo: solo 2 vittorie nelle ultime 12 gare. L’opportunità, però, come già sottolineato è ghiotta. Perché superare il Real darebbe convinzione e consapevolezza nei propri mezzi. «Il Real è costruito per vincere questa manifestazione – ricorda Conte – in organico ha elementi che hanno sollevato il trofeo più volte. Chiaro che ci sarà da soffrire, ma se sapremo farlo potremo toglierci delle soddisfazioni. La certezza è che non ci metteremo in un angolo come quel pugile conscio di dover prendere cazzotti nell’attesa di sferrarne uno unico, ma da ko. Piuttosto scendiamo in campo con la nostra fisionomia e la nostra idea di gioco. Abbiamo grandissimo rispetto del Real, ma vogliamo giocarci le nostre carte. Poi, che vinca il migliore…».
QUELLA CENA A TORINO… La sfida nella sfida sarà quella con l’”amico” Zidane, vecchio compagno di squadra alla Juventus. «Ho un ricordo eccezionale di lui – racconta Conte – sia come calciatore sia come persona. Lavorava tantissimo, era sempre il primo della fila, nonostante il grande talento che aveva. Ho capito che voleva fare l’allenatore quando è venuto a Torino e siamo andati a cena. Io guidavo la Juve e lui mi ha fatto diverse domande. A quel punto, ho compreso quale strada avesse deciso di percorrere. E sono estremamente felice dei successi che ha già raccolto».
SOLO INTER. Questa, peraltro, è la seconda epoca di Zizou come tecnico delle “Merengues”. E prima che accettasse di tornare, dopo l’esonero repentino di Lopetegui e l’interregno di Solari, Florentino aveva anche pensato a Conte. «Ci sono stati un paio di momenti in cui, effettivamente, sono stato vicino alla panchina del Real – ammette Conte – ma la stagione era già iniziata e sarebbe stato complicato subentrare, con la programmazione che era già stata fatta da parte del club. Così, in maniera molto sincera, ho preferito eventualmente rimandare». Appunto, rimandare significa che in futuro, a determinate condizioni, il matrimonio potrebbe anche essere celebrato. Il presente, però, resta solo nerazzurro: «Sono molto concentrato su questo progetto, che ho iniziato con grande entusiasmo. All’Inter, c’è una proprietà molto forte e, insieme, stiamo creando qualcosa di importante. E io ho voglia di portarlo avanti».
La parola “finale” Zinedine Zidane e i suoi giocatori la usano spesso, praticamente sempre. Se definire tali certe partite di campionato sembra oggettivamente eccessivo, parlare di “finale” per la gara di stasera con l’Inter non può considerarsi poi così lontano dalla realtà. Il suo Real Madrid si gioca tutto o quasi dopo un inizio deludente, fatto di un solo punto in due giornate di Champions. Lo farà nella sua casa, che non è il Bernabeu ma il Di Stefano di Valdebebas, dove i blancos giocano le partite interne dal post lockdown per i lavori di ristrutturazione a cui è soggetto il tempio di Chamartín.
DA TRE PUNTI. Niente calcoli quindi per Zizou, che si gioca molto della sua credibilità europea. A un eventuale e apparentemente remoto esonero in caso di sconfitta, non ci pensa affatto: «Abbiamo la fortuna di giocare una partita di Champions, pertanto penso positivo. L’Inter la conosciamo, è una buona squadra, molto fisica ma che gioca anche bene al calcio. Si tratta di una “finale” e la prendiamo come tale». Mentalità che di finali vere e proprie gliene ha permesse di vincere un bel po’ nella sua carriera, di cui tre di fila in Champions League.
L’HBA. Questa sera ha la fortuna di giocarsela con quella che per 10/11 è la sua formazione ideale. L’unico titolare assente è Carvajal, proprietario indiscusso della fascia destra. Mancano anche Odriozola, Nacho e Militao, quest’ultimo positivo al Covid. Proprio per questo, Zizou arretrerà Lucas Vazquez sulla linea difensiva, così come ha fatto nel Clasico, a Mönchengladbach e nell’ultima di campionato contro l’Huesca. Riporterà in panchina Modric, che nonostante abbia perso l’assoluta titolarità spesso in favore di Valverde «resta un giocatore importantissimo per il Real Madrid». La bella notizia per l’allenatore francese, però, è la piena disponibilità, finalmente, di quel tridente chiamato a scrivere le nuove pagine del Real Madrid e composto da Hazard, Benzema e Asensio. Celatamente, c’è già chi spera riescano ad emulare le gesta della BBC (Bale, Benzema, Cristiano Ronaldo). «Possono farlo e vogliono scrivere la storia – ha detto con un certo ottimismo Zidane -. Sono sicuro che faranno cose importanti per questa squadra, ma non sono gli unici da cui mi aspetto tanto: ho una rosa che può e vuole vincere molto, Champions inclusa».
L’EX CAPITANO. Senza volare troppo con la fantasia, però, stasera si ritrova di fronte quello che è stato un suo ex compagno di squadra: Antonio Conte. «Nella mia Juve era il capitano, abbiamo giocato insieme per cinque stagioni. Non mi sorprende che sia diventato un allenatore. Quando mi stavo preparando per questa carriera sono stato anche a studiare la sua Juve a Torino. Fu un’esperienza fantastica: non siamo regolarmente in contatto, ma tra di noi c’è un buon rapporto».
COMPLEMENTARI. Ben lontano, e ci mancherebbe, da quello che hanno ormai da anni Sergio Ramos e Rafael Varane, coppia che appena viene separata va in difficoltà. «Ci miglioriamo a vicenda e Sergio dà una grossa mano al collettivo – spiega il collega francese -. Il suo carattere è un valore aggiunto per la squadra. Non so se sia casualità, ma senza di lui in Champions abbiamo sempre fatto fatica». Due totem del madridismo che stasera non si troveranno di fronte un cliente scomodo come Romelu Lukaku: «Lo conosco bene, ho giocato contro di lui quando era nel Manchester United, ma anche a livello giovanile nelle sfide tra Lens e Anderlecht e in nazionale – racconta Varane -. Potente, con un gran fisico, davvero un ottimo giocatore, ma al di là di Lukaku l’inter ha una rosa completa». La consapevolezza dei propri mezzi, tuttavia, va al di là di ogni comprensibile preoccupazione: «A noi piacciono le partite in cui c’è pressione – conclude il difensore -. Dobbiamo vincere e possiamo farlo, ma senza fare troppi calcoli: proprio come in una finale».
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Valdebebas José Mourinho mise gli ultimi chiodi sul Triplete nei giorni che precedettero la finale con il Bayern (22 maggio 2010). Stasera non ci sarà Steven Zhang a cui nell’agosto del 2018, quando aveva seguito la squadra a Madrid per l’amichevole conl’Atletico, i tifosi nerazzurri chiedevano di tornare con Modric, rimasto poi un sogno di mezza estate. La città ha un fascino mistico per l’Inter II Triplete non poteva che materializzarsi nel regno del Reai (squadra battuta, ma a Vienna, dalla Grande Inter nella prima Coppa dei Campioni conquistata da Helenio Herrera) e nello stadio in cui sempre il Mago conquistò l’intercontinentale del 1964. Era il 26 settembre, con il trionfo firmato da Marioli-no Corso nei supplementari alla “bella” con l’Independiente dopo 1′ 1 -0 di Avellane-da e il 2-0 di San Siro.
Con il Real, l’Inter a Madrid, in partita ufficiale, ha sempre perso (memorabili le sfide in Coppa Uefa ai tempi della Quinta del Buitre) tranne che in un’occasione quando, sempre la Grande Inter(l° marzo 1967) sconfisse per 2-0 i bianchi in una delle più belle partite giocate in quegli anni gonfi di soddisfazione per i tifosi nerazzurri. Tifosi a cui batte il cuore anche per un’altra partita, valida per il Trofeo Bemabéu, giocata il 14 agosto 2001 quando la stella filante su punizione calciata da un giovanissimo Adriano Leite Ribeiro, fulminò Casillas con il pallone che viaggiava a 178 km/h. Una prodezza che fece ammutolire gli ottantamila presenti.
Stasera il match, causa pandemia, sarà per pochi intimi e tra i telespettatori, suo malgrado, ci sarà pure Rome-luLukakuche, come una stagione fa al Camp Nou, è stato costretto a saltare la sfida più affascinante che proponeva il menù di Champions. L’infortunio muscolare patito dal belga agli adduttori della coscia sinistra ha tolto afi’In-ter lo scoglio a cui ancorarsi in queste notti, l’uomo capace di far risalire la squadra nei momenti in cui è sotto pressione nonché lo straordinario bomber capace di segnare 41 gol in 58 partite dal suo sbarco a Milano. Con Alexis Sanchez che ha fatto un solo allenamento in gruppo (quello di ieri, buono per ricevere la carta d’imbarco per il volo verso Barajas) risulta difficile immaginare che il Nino Maravilla, semmai dovesse giocare (gli exit poli della vigilia davano per favorito Ivan Perisic) possa fare fuoco e fiamme insieme a Lautaro come accaduto nel primo tempo del Camp Nou.
Madrid è pure il luogo dove, il 1° giugno 2019, c’è stato il primo incontro tra Zhang Jindong e Conte dopo l’ufficializzazione dell’allenatore all’Inter. Surfing ha voluto fare ali-in sull’uomo che ha portato la Juventus di nuovo ai vertici dopo la carestia post-Calciopoli per ricostruire l’alchimia con Beppe Marotta, arrivato a Milano nell’ultima fase della breve era Spalletti. L’Inter; anche grazie all’allenatore di Certaldo che, nel suo biennio, ha sempre centrato la qualificazione in Champions, ha raggiunto un nuovo status eia finale di Europa League, pur persa, contro il Siviglia ad agosto, ha dimostrato come la squadra possa essere competitiva pure al cospetto delle grandi big continentali. Il Reai, che nelle ultime 9 sfide in Champions contro le italiane ha vinto Svolte (unico ko il 3-1 – comunque ininfluente per la qualificazione -subito dalla Juve al Bemabé un bel ritomo dei quarti di finale 2018) ha la Champions come giardino di casa e il fatto che abbia appena un punto dopo i primi 180′ del girone non è positivo. L’Inter, nel primo anno della gestione Conte, ha giocato due grandi primi tempi a Barcellona e a Dortmund ma poi è puntualmente crollata alla distanza mostrando difetti di personalità, una qualità complessiva inferiore rispetto agli avversari e una panchina più corta. Tutti difetti corretti grazie a una campagna acquisti che ha avuto come stella polare l’idea di dare solidità alla rosa, puntando sull’esperienza (per questo è stata congelata la trattativa Tonali) più che sulla gioventù (Hakimi unica, luminosissima, eccezione alla regola). Arturo Vidal, che non a caso Conte ha voluto al fianco ieri in conferenza, è stato preso proprio per giocare queste partite. Lo stesso vale per Kolarov e Darmian. Conte ce ne ha messo del suo, cambiando il chip alla squadra, rendendola più propositiva e più “europea” nel piglio con cui affrontare le partite. Il progetto, al momento, è ancora in mezzo al guado. Per iniziare a volare alti serve un’impresa, una vittoria die faccia acquisire consapevolezza al gruppo. E Madrid è il posto giusto per giocare novanta minuti da urlo, essendo la città dove la storia dell’Inter è diventata leggenda.