L. ultimo lavoro cinematografico di Gigi Proietti risale al 2019 quando a dicembre nelle sale usciva il super premiato Pinocchio di Matteo Garrone. L’attore aveva dichiarato di disertare da parecchio tempo i cinema. «Penso che l’industria cinematografica stia cambiando molto: è sempre più televisione e meno cinema tanto che i film restano in sala sempre meno.
Tranne qualche eccezione, il cinema italiano si regge su storie piccole che potrebbero durare tre quarti d’ora invece che un’ora e mezza: il lato positivo è che sono fatte bene perché oggi si sa girare e, rispetto a venti anni fa, in circolazione ci sono degli attori e delle attrici davvero validi.»
Lo aveva dichiarato Proietti in un’intervista. Ma era orgoglioso e soddisfatto del suo ruolo nel film di Garrone: «Interpreto uno dei personaggi chiave di questa favola: Mangiafuoco. Sul set è stata una bellissima esperienza anche se ho girato solo per tre giorni; Garrone è un regista straordinario, viene da un altro pianeta.»
Anche con la televisione il suo rapporto era da tempo incrinato, aveva ammesso, ma gli piaceva ricordare il suo percorso da doppiatore: «Mi sono sempre cimentato in numerosi progetti perché mi ha sempre divertito.
Anzi, agli inizi della mia carriera lo facevo proprio come prima attività: sono stato la voce italiana del primo capitolo di Rocky e il genio della lampada in Aladdin ma, secondo me, il doppiaggio più bello è stato quello in Lenny di Bob Fosse, dove ho prestato la mia voce a Dustin Hoffman. Certamente il doppiatore non sostituisce il mestiere dell’attore, la parte più importante la fa chi sta in scena, anche se è capitato che delle grandi voci italiane hanno salvato alcuni attori americani.» Infatti Gigi Proietti non aveva rinunciato all’arte del doppiaggio.
Aveva appena terminato un altro lavoro prestando la voce al protagonista Enzo nel film Attraverso i miei occhi. Enzo, per la cronaca, è un cane. «Enzo è un cane che dedica tutta la sua vita alla famiglia. Non nego di aver sentito la responsabilità di aver prestato la mia voce al racconto interiore del cane, di dover tradurre tutti i suoi pensieri in parole. Spero di non aver sbagliato: ho cercato di evitare il più possibile di cadere nella retorica».
E da vero amante degli animali aveva aggiunto: «Vorrei tanto avere la sua saggezza e sono certo che non basta una vita per averla. Non mi sento un maestro di vita che possa insegnare qualcosa agli altri. Avevo una scuola di teatro dove insegnavo a dei giovani ragazzi e mi capitava di dire loro “ti capiterà così”: è successo che dopo qualche anno qualcuno di loro mi ha chiamato dicendomi che avevo ragione.
Semplicemente ho cercato sempre di dare delle indicazioni per spiegare cosa volesse dire fare un mestiere così importante come l’attore teatrale. Talmente importante che, ahimè, oggi i teatri chiudono».
Amante del cinema, del teatro, della recitazione, della commedia e della burla: Gigi Proietti aveva mille facce quando era sopra un palco, ognuna in grado di trasmettere una vastissima gamma di emozioni. Ma poi a casa Gigi era l’uomo, l’essere umano, forte e fragile, pieno di dubbi e di domande, con la sua grande passione per gli animali: «Li amo molto. Ho un giardino molto grande e nel corso degli anni oltre a cani e gatti abbiamo avuto persino un piccione che non volava.
La mia compagna lo comprò a Ponza per evitare che finisse in padella: lo abbiamo chiamato Poro Toto. Ho avuto anche un’oca e un merlo indiano, che è l’animale che amo di più perché parla. Un giorno squillò il telefono e imitò il mio “pronto”: capii come era antipatico il tono della mia voce quando rispondevo».