Proprio adesso te ne vai, ora che avevo un sacco di cose nuove e belle da raccontarti? Ci lasci così, in sette giorni?», sembra l’attacco di una canzone, ma è l’ultimo saluto di Red Canzian, ex bassista dei Pooh a Stefano D’Orazio, scomparso venerdì notte all’ospedale Gemelli di Roma a 72 anni a causa del Covid. «Siamo distrutti.
L’assurda velocità del virus non ti lascia neanche il tempo di realizzare. Maquel che è certo è che i Pooh sono congelati. Spero che il pubblico possa capire e rispettare il nostro dolore». È una foto a segnare l’ultimo incontro, nel giugno scorso a Milano, in uno studio di registrazione. Red sorride e Stefano sta inforcando le cuffie. «Avevamo ancora voglia di stare insieme dopo oltre 50 anni.
Perché stavamo bene, eravamo fratelli nell’anima». I quattro moschettieri della canzone italiana, in fondo, erano soprattutto 4 amici che si erano scelti. «Stefano era con me quando, nell’aprile del 2018, mi risvegliai in rianimazione dopo l’asportazione del tumore ai polmoni». Ed era con Red a Treviso nell’ottobre dello stesso anno per i funerali della madre, la signora Gianna. «Soffriva di una malattia autoimmune da due anni. Non era una cosa grave, ma le cure lo hanno debilitato.
È peggiorato rapidamente e 10 giorni fa è entrato in ospedale, con questa febbre improvvisa. Ci hanno detto che era il Covid. Il virus gli aveva già preso i polmoni, e poi tutto è precipitato». La discesa serrata aggrava il senso di impotenza, l’impossibilità del rito, la necessità dell’ultimo saluto. «Il Covid è entrato a gamba tesa, si è approfittato di una leggera immunodeficienza che stava anche per risolversi.
E in pochi giorni è esploso con una violenza che ci lascia attoniti ». Canzian si dice arrabbiato con il Covid: «Scherzavamo sugli acciacchi dell’età, ma avevamo un sacco di progetti su cui confrontarci. Fa venire i brividi pensare che sia scivolato via così, nel silenzio». Si sentono persi i tre Pooh. «Senza di lui non sarà mai più la stessa cosa. E per rispettare la sua volontà i Pooh si fermano.
Era stato proprio Stefano nel 2009 a intuire che era il momento di smettere. Bisogna avere il coraggio dRitirarsi quando si è allo zenit», ricordava. Era l’anima guascona della band. “Ogni avventura con lui sembrava un film- riprende Red- un giorno ci mettemmo a fare caccia subacquea per Sting ai Caraibi, poi ci fu il periodo in cui si vestiva da sdraio, con abiti rigati che solo lui poteva portare. Inventava gag e scherzi, la sua risata era contagiosa.
Durante le tournée negli States dava il meglio: in scena appariva con completi in velluto alla Mick Jagger. Un folle serissimo sul lavoro, uno che aveva capito a subito che era necessario gettare il cuore oltre l’ostacolo. Per primi in Italia abbiamo sperimentato la macchina del fumo e ridisegnato le passerelle, le sue canzoni raccontano tantissimo di noi. Penso a Stare senza di te, che spiega la situazione in cui entrambi ci trovammo ad un certo punto.
Lui testimone del mio amore con Bea (Beatrice Niederwieser) e io del suo con Titti (Tiziana Gardone). Fino alle nozze avvenute tre anni fa e raccontate in un libro che davvero dice la quintessenza di SDO, la sua straordinaria capacità di storytelling». Mette in fila l’album dei ricordi Red, fino all’ultima immagine, scattata pochi mesi fa. Amici per sempre.