Streaming Gratis Napoli – Roma diretta live tv Sky o Dzan: dove e come vedere

Questo articolo in breve

Dove e come guardare la partita

Napoli Roma si disputerà questa sera, Domenica 29 novembre 2020, alle ore 20.45  La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.

Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.

Lo hanno promesso: “Vinceremo per Diego”. Stasera ci sarà la Roma a Fuorigrotta, l’ultima avversaria del Napoli che Maradona vide dalla tribuna (era al fianco di De Laurentiis che gli consegnò una maglia col suo nome), la notte del 12 febbraio 2014 in una semifinale di Coppa Italia al San Paolo. Anzi, allo stadio Diego Armando Maradona. L’intitolazione ufficiale avverrà la prossima settimana, ma intanto il Comune sta per attrezzare all’interno dell’impianto una sala per adibire il “museo di Maradona”.

Uno spazio nel quale saranno conservati tutti i cimeli che i tifosi napoletani hanno deposto in questi giorni all’esterno della curva B, lì dove è stata applicata la targa “Napoli, stadio Diego Armando Maradona” e dove sono stati attrezzati vari altarini per onorare la memoria del dio del calcio. Il Napoli stasera giocherà per la seconda volta nello stadio Maradona, dopo il successo di giovedì in Europa League con il Rijeka (2-0) per dedicare il successo al Pibe de Oro, ma anche per interrompere un percorso virtuoso e spezzare un tabù.

La squadra di Gattuso ha smesso di vincere in campionato a Fuorigrotta 43 giorni fa, il 17 ottobre contro l’Atalanta, cioè la gara (finì 4-1) che convinse tutti ad inserire gli azzurri tra le formazioni in grado di vincere lo scudetto. Non sarà semplice, perchè mancano due titolari come Hysaj ed Osimhen, ma anche perchè la Roma in campionato non perde sul campo da 16 partite (il 3-0 di Verona alla prima giornata è arrivato a tavolino, ma il punteggio a fine gara era stato di 0-0) e l’ultima sconfitta, guarda caso, arrivò proprio per mano del Napoli: il 5 luglio finì 2-1 al San Paolo.

Per interrompere questa striscia negativa, Gattuso ha voluto che la squadra trovasse la concentrazione trascorrendo la vigilia in ritiro in un albergo del centro storico. La notte avrà portato consiglio a Ringhio per decidere che tipo di formazione schierare. Sarà confermato il sistema di gioco, il 4-2-3-1, anche se con un trequartista in mezzo ai due esterni d’attacco. Dovrebbe essere Zielinski ad occupare la posizione, ma non a svolgere lo stesso ruolo di Mertens quando opera da sottopunta.

La presenza del polacco permetterà a Gattuso di non perdere capacità offensiva, ma anche di avere più copertura a centrocampo, grazie ad un 4-3-3 con il vertice alto nei 3 di centrocampo. Con la Roma è più che probabile il ritorno del portiere Ospina. La difesa è quella standard, con Di Lorenzo, il grande ex Manolas, Koulibay e l’altro ex Mario Rui. Non ci sarà Bakayoko a centrocampo ed il suo posto sarà preso dal sempre reattivo Demme, con Fabian Ruiz al suo fianco. Lozano ed Insigne saranno gli esterni d’attacco, scudieri per il centravanti Mertens. E l’attaccante belga è anche una bestia nera per i giallorossi: gli ha segnato 5 gol nelle ultime 7 partite di A.

Proprio a Napoli, nacque l’idea di cambiare modulo. Proprio al San Paolo è datata l’ultima sconfitta sul campo (al netto quindi dello 0-3 a tavolino di Verona) della Roma di Fonseca che da quel momento in poi in campionato ha inanellato 16 risultati utili, con 42 gol segnati e 20 incassati. Ora, sempre al Napoli, il tecnico portoghese chiede il via libera per gettare la maschera e iscriversi al lotto ristretto di quelle squadre che possono approfittare di un campionato mai così anomalo.

Del resto l’ottimo avvio di stagione è la conferma del buon lavoro di Paulo che tuttavia preferisce rimanere con i piedi ben saldi a terra: «Siamo soltanto all’inizio, dobbiamo aspettare più giornate per fare una valutazione. Non ho dubbi che Juve e Inter alla fine del campionato lotteranno per vincere. Poi ci sono altre 6/7 squadre che sono in buon momento e che possono arrivare vicino a loro». Tra queste c’è anche la Roma che vuole sfruttare il momento difficile vissuto dalla squadra di Gattuso, reduce da due ko consecutivi al San Paolo in campionato (Sassuolo e Milan) e senza Osimhen e Bakayoko: «È una partita difficile, per me rimane una delle squadre più forti del campionato. Ho guardato le loro partite e quando hanno perso non lo meritavano».

Vincere questa equivarrebbe anche a sfatare il tabù delle vittorie contro le squadre che la precedono in classifica. Dall’arrivo di Fonseca è accaduto soltanto con la Juventus all’ultima giornata dello scorso torneo quando la partita era poco più di un’amichevole: «Abbiamo però rigiocato con la Juve e poi con il Milan e tutti noi abbiamo visto che possiamo fare risultato – rivendica il tecnico -. Vogliamo essere forti e dimostrare di essere una squadra che gioca bene e con coraggio. Abbiamo migliorato molte cose, la squadra sta giocando con fiducia. Anche se quando si vince questo è normale».

Rispetto ai timori settimanali, alla fine almeno due centrali su tre dovrebbe recuperarli: «Mancini e Ibanez si sono allenati e abbiamo grandi possibilità di vederli in campo. Dzeko? Giocherà ed è pronto, come Pellegrini». L’unico a rimanere ai box e a non partire con la squadra rimane quindi Smalling. Cristante ha subito un colpo alla caviglia a Cluj ma dovrebbe farcela. Mancini vuole giocare: provino decisivo in mattinata, le sensazioni sono positive. Nel caso uno dei due non ce la facesse, è pronto Jesus. In avanti, con il centravanti bosniaco, spazio a Pedro e Mkhitaryan: «Sembrano due ragazzini che hanno cominciato adesso a giocare a calcio. Hanno sempre grande atteggiamento e motivazione». La stessa palesata dalla Roma in questo avvio di stagione.

Magari si saranno già incontrati a Los Angeles, dalle parti di Hollywood, dove negli anni passati hanno vissuto pagine importanti della loro vita imprenditoriale. E chissà quanti amici avranno anche in comune, in un mondo come quello del cinema dove è facile conoscersi. Magari anche lo stesso Ridley Scott, che con entrambi ha vissuto pagine importanti della propria vita artistica di regista cinematografico. Già, il cinema, l’altra anima di Napoli e Roma. Dei club attuali, che stasera si sfideranno al San Paolo (lo chiamiamo ancora così, in attesa che lo stadio napoletano venga ufficialmente intitolato a Diego Armando Maradona). Con Aurelio De Laurentiis e Dan Friedkin che si troveranno per la prima volta faccia a faccia su un campo di calcio. Non sarà come stare dietro una cinepresa (già, perché Dan è anche regista, Aurelio ci si è dilettato qualche volta), né come produrre un nuovo film. Ma sarà comunque una sfida affascinante. Storie parallele Che poi il cinema fosse una parte fondamentale nella loro vita, era quasi scritto nelle stelle. Non fosse altro perché Aurelio è il nipote del grandissimo Dino (due premi Oscar e una vita passata proprio a Los Angeles), mentre tra Dan e William Friedkin (il regista de «L’Esorcista» e «Il Braccio violento della legge») non ci sono punti di contatto, ma un cognome condiviso che è stato di per sé presagio di grandezza. Ed allora non poteva che finire così, anche se poi il presidente del Napoli ha prodotto più di 400 film (con una storia di oltre 40 anni nel cinema), mentre quello della Roma in questo mondo ci si è affacciato da poco, con il primo film prodotto «solo» nel 2017 (anno in cui è uscito con «Hot Summer Nights» e «The Square»). Dan, però, ha recuperato subito, piazzando una serie di colpi di grande successo: «The Square», appunto, ma anche «All The Money in The World» (con la regia proprio di Ridley Scott) e «Parasite» (Palma d’Oro al Festival di Cannes e 4 premi Oscar), distribuito proprio dall’azienda di famiglia dei Friedkin. Ma di premi ne ha vinti un’infinità anche De Laurentiis (tra cui anche le statuette degli Oscar e quelle dei David di Donatello). Lavorando negli anni non solo con Scott, ma anche con David Lynch, Luc Besson, Paul Haggis, Ettore Scola, Mario Monicelli, David Cronenberg, Roberto Benigni e ovviamente Carlo Verdone. Già, proprio lui, romano e romanista fino alle viscere. La sfida di stasera E allora la speranza è che quella di stasera possa essere davvero una bella pagina di sport, di quelle magari anche da raccontare in qualche cortometraggio o docufilm. Perché di mezzo c’è il ricordo di un gigante come Maradona, che a Napoli ha scritto la storia, ma che nella Roma ha avuto amici fidati e profondi come Bruno Conti (che oggi depositerà un mezzo di fiori ai Quartieri Spagnoli in sua memoria) e Francesco Totti («Il più forte calciatore del mondo che ho visto dal vivo», disse una volta Diego). Una partita che può andare anche oltre la storica rivalità tra club e tifoserie, non fosse altro perché l’atmosfera sarà talmente particolare che l’amore per il ricordo di Maradona deve andare oltre qualsiasi altro sentimento. E se è vero che Los Angeles è lontanissima, è anche vero che il cinema rende De Laurentiis e Friedkin per alcuni versi molto vicini tra di loro.

Impressioni? Nella Roma nessuno vuole tirare troppo la corda. Certo, l’azione civile contro il Comune da parte del club giallorosso, del 2 ottobre scorso, ha fatto rumore. Ma a dispetto dell’ingiunzione di pagamento per 474.777,16 euro – pervenuta alla società il 4 settembre – per il contributo al pagamento dello stipendio della polizia municipale in servizio durante 15 partite a cavallo tra il 2019 e il 2020, adesso si cerca di stemperare gli animi. Comprensibile. D’altronde, nonostante la legislazione volga al tramonto, c’è sempre un nuovo stadio da costruire. Così, anche se l’area del Flaminio affascina, quella di Fiumicino viene sempre riproposta e quella di Tor Vergata resti sempre una possibilità, la zona di Tor di Valle resta ad un passo dal traguardo, anche se la nuova proprietà (a costo di perdere tempo) ha intenzione di rimodulare il progetto per renderlo più piccolo, più funzionale e più economico. Foto e abbonamenti In ogni caso, il contenzioso con il Comune resta tutto. Anzi, scorrendo le 49 pagine depositate in tribunale (più allegati), si capisce anche da linguaggio usato dall’avvocato Antonio Conte come l’irritazione. Detto che la prima udienza sarà tenuta forse entro fine febbraio (ed è stata richiesta anche la testimonianza della Raggi), il documento è pieno di curiosità. Raccontiamone qualcuna: che nel primo incontro avvenuto il 6 agosto 2019 gli incontri di calcio «dovevano essere – esemplificativamente – assimilato alla corsa campestre di periferia, al gay pride o al concerto del cantante in voga». Poi si dice come il club conscio «che il Comune avrebbe speculato», aveva svolto autonoma attività di controllo sul lavoro dei vigili, scattando foto che dimostrano, ad esempio, «il vuoto pneumatico» sulle strade per Roma-Inter. Non basta. Mentre le richieste erano già state effettuate, il Comune richiedeva «l’emissione di ben 4 tessere di accesso gratuito allo stadio, onde poter effettuare i controlli sulla pubblicità esistente all’interno». Perché avere tessere non nominative quando il personale in divisa d’ordinanza può accedere liberamente all’impianto? La risposta la dà la società: «Una storia… all’italiana (non pagare il biglietto e guardare gratis gli incontri)». La società spiega come, grazie all’affitto, spende già mediamente circa 150 mila euro amatch, oltre a 75.000 per steward e staff, più 25 mila per quello sanitario. Morale: la Roma non molla, ma neppure il Comune, visto che la richiesta di pagamenti continua.