Streaming Web Inter – Shakhtar Donetsk dove vedere Gratis Diretta Live Tv No Rojadirecta Sky o Dzan?

Questo articolo in breve

L’asse centrale, complici i dubbi su Vidal e Barella, è scontato. Handanovic in porta; Skriniar, De Vrij e Bastoni in difesa; Brozovic e Gagliardini a centrocampo; Lukaku e Lautaro (domani sera alla presenza numero 100 con l’Inter) in attacco. Gli unici dubbi di Antonio Conte per la formazione titolare, chiamata a giocarsi la qualificazione agli ottavi di Champions League negli ultimi 90 minuti con lo Shakhtar Donetsk a San Siro, riguardano il terzo centrocampista e le corsie esterne del 3-5-2.

I punti interrogativi sono aumentati dopo l’ottima prestazione di Hakimi nella partita di sabato sera con il Bologna. La doppietta del calciatore marocchino ai rossoblù segue l’ottimo ingresso in campo con il Borussia Mönchengladbach, impreziosito dall’assist a Lukaku. La crescita esponenziale dell’ex Borussia Dortmund può modificare le certezze di Conte che aveva trovato la nuova coppia ideale di laterali con Darmian a destra e Young a sinistra. Una giusta miscela di spinta offensiva e accortezza tattica.

Darmian era stato esemplare in Germania realizzando il primo gol nerazzurro. Adesso, però, l’allenatore salentino potrebbe mischiare le carte. Le quotazioni di Hakimi sono in risalita. Ma non è facile privarsi di Darmian dal primo minuto, visto l’ottima condizione dell’ex giocatore del Torino. Non è nemmeno escluso che Darmian possa essere utilizzato a sinistra (è già successo in questa stagione) lasciando spazio ad Hakimi a destra, in modo da schierare subito i due esterni più in forma in questo momento.

Young, però, è sempre stato apprezzato da Conte per la sua saggezza tattica che porta equilibrio. Una risorsa preziosa in una serata decisiva dove la vittoria deve essere inseguita con calma e intelligenza. Sembra più indietro Perisic in queste gerarchie. C’è ancora tempo per decidere. Kolarov, guarito dal Covid-19, andrà in panchina. Nainggolan e Pinamonti migliorano, ma sono ancora indisponibili.

Alla vigilia della gara con l’Inter, il tecnico portoghese dello Shakhtar, Luis Castro, non fa sconti: sono a Milano per vincere.

«Ogni squadra può avere problemi se gioca con un’Inter così forte, non possiamo perdere tempo su questo – ha detto Castro nella conferenza stampa della vigilia -. La nostra difesa avrà tanto da fare ma sono molto concentrato.

Dopo i sorteggi sapevamo che il nostro gruppo non sarebbe stato facile, i giornalisti dicevano che non ce l’avremmo fatta e invece siamo qui a giocarci il passaggio al prossimo turno: questo è stato possibile grazie al nostro gioco. Attaccheremo, non vogliamo chiuderci in difesa come successo nelle scorse due partite.

Non siamo una squadra debole». Potrebbero pesare, però, le tante assenze alle quali la squadra dovrà far fronte: Kornienko, Kryvtsov, Ismaily, Konoplyanka, Junior Moraes, Fernando e Malyshev non sono stati convocati, mentre saranno del match Dentinho e Khocholava, entrambi recuperati.

Che fantastica storia è la vita. Canzone straordinaria, che pure cominciava così: «Mi chiamo Antonio e faccio il cantautore ». Conte allena, invece.

E oggi può regalare all’Inter gli ottavi di finale di Champions che mancano dal 2012, oltre a 10,5 milioni di euro circa da mettere in cassa per la qualificazione e un’ulteriore dose di autostima, già tremendamente cresciuta dopo le ultime tre vittorie consecutive.

E la storia fantastica? Assomiglia tanto alla legge del contrappasso della Divina Commedia: la mente dell’Inter – Conte – che si guarda intorno, vede il suo braccio armato – Lukaku – ma non trova gli scudieri di sempre. E allora, per la battaglia decisiva, si affida al soldato – Eriksen – che con il resto dell’esercito quasi mai ha dialogato, tantomeno con il suo comandante. Un contrappasso, appunto.

Parola di Antonio «Io scelgo sempre per il bene dell’Inter», ha certificato l’allenatore. Che alla truppa ha mandato il messaggio più corretto: «Le assenze non siano un alibi, anzi devono esaltarci: sarà ancora più bello». Sente l’odore della vittoria, altro che puzza di bruciato.

O di dolciumi vari sotto forma di biscotti ispano-germanici: «Sono illazioni, questa è la Champions, mica un torneo da bar: tutte e quattro le squadre giocheranno per vincere. Piuttosto, pensiamo a battere lo Shakhtar: è gara da tutto o niente. Ma non dimentichiamoci che una settimana fa, prima del Borussia, eravamo morti. Ora vediamo una spiraglio». Leader spirituale E in quello spiraglio vuole buttarsi dentro Lukaku, il soldato scelto, il braccio di Conte.

E che braccio, forzuto come nessuno: il belga sta spostando le montagne e deve fare l’ultimo sforzo nella serata più importante della stagione. Mentre alle sue spalle crollano le certezze, da Barella a Vidal, il belga è una statua che nessuna bufera può spostare. In questo momento di enorme precarietà, il peso specifico del belga, se possibile, aumenta: il belga ha preso parte a 17 gol nelle sue 15 partite tra Europa League e Champions con l’Inter (13 gol, 4 assist).

È come se l’Europa sia ormai il giardino preferito di Romelu, pronto a rivaleggiare con i più stimati colleghi centravanti, da Lewandowski in giù. Anche qui i numeri di questa Champions giocata da star vengono in soccorso: Romelu ha messo a segno 4 reti in 4 presenze, tante quante nelle precedenti 14.

Ma non sono solo i gol a dare forma al nuovo status perché il belga è quasi un leader spirituale grazie al rapporto simbiotico con il tecnico. Lo ha spiegato nell’intervista di copertina rilasciata al magazine francese France Football, quella in cui ha ammesso di considerarsi tra i top 5 del ruolo: «Conte mi ha detto: “Se diventi forte spalle alla porta è finita.

Nessuno può fermarti”— ha detto —. Grazie al suo gioco ogni volta che attacchiamo tutti sanno cosa fare: quando l’Italia ci ha battuto a Euro 2016, avevo visto come si muove perfettamente una sua squadra e ho capito che poteva corrispondere al mio profilo. Per i primi tre mesi mi ha messo Ranocchia addosso». E da lì il messaggio alla concorrenza: «Se Cristiano, Messi o Lewandowski si stanno spingendo oltre i loro limiti, perché non posso farlo io?». Per iniziare, bisognerebbe aiutare oggi l’Inter a superare il suo limite: il girone di Champions, parete altissima negli ultimi anni.

Contrappasso danese Lo è stata anche per Conte esattamente 365 giorni fa, contro il Barcellona nel girone 2019. Di quella squadra stasera ci saranno in campo sei undicesimi. Barella, assente allora, anche stavolta è a un passo dal forfait: oggi ultimo test sul campo per la caviglia, ieri lievemente più sgonfia rispetto a quanto fosse lunedì. Ma le chance sono ridottissime, nonostante la generosità del centrocampista. Non resta che Eriksen, l’uomo con la valigia in mano diventato all’improvviso il protagonista più atteso. Anche per capire se una sera, quasi per magia, possa cambiare la stagione del danese malinconico. E per verificare se la storia sia fantastica fino in fondo. Per Antonio, l’allenatore, e per l’Inter tutta.

Inter Shakhtar  si disputerà, mercoledì 9 dicembre 2020, alle ore 21.00  La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.

Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.

Per la gloria e per il denaro. O semplicemente per l’Inter, per se stessi, per evitare di avere per il terzo anno consecutivo il rammarico di aver sbagliato l’ultima partita del girone e aver detto così addio alla Champions League.

Con una complicazione in più: se il pareggio con il Psv dell’Inter di Spalletti nel ’2018-19 e la sconfitta della prima Inter di Conte con il Barcellona la stagione passata eliminarono i nerazzurri per colpe proprie, retrocedendoli in Europa League, questa volta, anche in caso di vittoria stasera a San Siro contro gli ucraini dello Shakhtar Donetsk, bisognerà vedere quale risultato uscirà da Valdebebas, dove Real Madrid e Borussia Monchengladbach si sfideranno per il primo posto del girone ma anche banalmente per superare entrambe il turno.

Con un’affermazione dell’Inter, alle due sfidanti in Spagna basterebbe infatti un pareggio per passare il turno (con un pareggio o una vittoria degli ucraini, invece, al Real non basterebbero nel primo caso un pareggio e nel secondo un successo). Il famoso “biscotto” di cui si parla ormai da una settimana, quello che però tutti i protagonisti in campo stasera respingono, a partire proprio da Antonio Conte: «Noi dobbiamo guardare la realtà dei fatti che dice che dovremmo vincere la gara, mentre lo Shakhtar avrà due risultati su tre.

Avremo delle problematiche di formazione e per questo dovremo esser bravi a esaltarci nelle difficoltà – ha spiegato ieri il tecnico salentino -. Solo una settimana fa, prima della trasferta a Monchengladbach eravamo morti, ora abbiamo visto uno spiraglio di luce e dobbiamo pensare a vincere. Non sono per nulla preoccupato per quello che succederà a Madrid. Questa è la Champions, ci sono grandi club, non è un torneo da bar: mi auguro che nessuno anche mediaticamente cavalchi questo tipo di situazione, perché è deprimente per noi sentir dire queste cose. Sono illazioni: Inter, Real, Shakhtar e Borussia giocheranno per vincere la propria partita».

Detto ciò, volente o nolente, il pareggio potrebbe uscire dalla ruota di Madrid e dunque all’Inter potrebbe non bastare la vittoria. Certo, con i tre punti Handanovic e compagni salverebbero almeno la faccia dall’onta dell’ultimo posto nel girone più pazzo di questa Champions, andando per la terza stagione consecutiva in Europa League.

L’eliminazione dalla Champions, però, in quel caso rimarrà e andranno fatti dei bilanci, sul perché la squadra nelle prime quattro partite abbia messo insieme solamente due punti. Conte, però, ieri ha preferito rimandare la spiegazione al post-partita: «Perché meritiamo di passare? Darò appuntamento a fine gara per rispondere a questa domanda – ha replicato l’allenatore -. Abbiamo iniziato un percorso dove stiamo cercando di migliorare su tutto e abbiamo margine per farlo. Giocheremo questa partita con la consapevolezza della grande squadra, quindi sopperiremo alle assenze senza cercare alibi. Avremo defezioni importanti, soprattutto in un reparto (il centrocampo, ndr), ma le difficoltà devono esaltarci: sarà ancora più bello».

E sarà anche perché Conte in un clima di tensione, piuttosto che di tranquillo avvicinamento, si gasa ulteriormente, fatto sta che ieri il tecnico ha vissuto in maniera carichissima il torello di riscaldamento della squadra, svolgendolo con i giocatori e mostrando tutta la sua grinta: «Non abbiamo altro risultato che vincere, un po’ come nella semifinale di Europa League (che l’Inter giocò ad agosto e vinse 5-0 proprio con lo Shakhtar, ndr): dentro o fuori, tutto o niente», ha aggiunto a Sky il tecnico. Fra l’altro a San Siro la squadra nerazzurra non ha mai perso contro le squadre ucraine. Quattro i precedenti, due vittorie (con Dinamo Kiev nel 2003 e Dnipro nel 2014) e due pareggi, con lo Shakhtar nell’estate 2005 (preliminari di Champions, i nerazzurri avevano vinto 2-0 all’andata a Donetsk) e con la Dinamo Kiev nella Champions del 2009-10, quando poi arrivò nel maggio 2010 il Triplete con Josè Mourinho. Insomma, vincere per la gloria e per provare a ritornare dopo nove anni negli ottavi di Champions League (l’ultima volta nella stagione 2011-12, con l’eliminazione della squadra di Claudio Ranieri proprio negli ottavi con l’Olympique Marsiglia), risultato che farebbe bene al brand nerazzurro e felice di conseguenza Suning, che festeggerebbe anche per i propri conti. Centrare la qualificazione, infatti, porterebbe nelle casse del club circa 10.5 milioni (9.5 per l’approdo agli ottavi, più 1 milione di market pool aggiuntivo), oltre ai 2.7 milioni che la Uefa versa in caso di vittoria in una partita del girone. In tutto più di tredici milioni che andrebbero a unirsi ai quasi 40 già incassati fra partecipazione, premi e bonus per il ranking storico.

Tutto avrebbe pensato Antonio Conte, tranne che di ritrovarsi a poche ore dal match decisivo della Champions con la necessità di dover schierare… Christian Eriksen. Forse anche per questo il tecnico, che ieri ha ufficializzato l’assenza di Arturo Vidal, spera nel miracolo, ovvero che oggi Nicolò Barella si rimetta in piedi e, stringendo i denti, riesca a giocare nonostante la caviglia destra infortunata nell’allenamento di lunedì e che ieri l’ha costretto alle terapie senza poter svolgere la rifinitura.

Già, Conte non ha ancora perso la speranza di avere il suo secondo guerriero nonostante ieri sia sembrato abbastanza scettico. Barella lunedì ha lasciato Appiano con la caviglia gonfia e servendosi dell’ausilio della stampelle per camminare. Ieri le stampelle erano sparite, il gonfiore calato, ma le chance che stasera possa farcela sono comunque minime. Oggi ci saranno i test del caso e si capirà se, oltre a resistere all’eventuale dolore, giocare non possa portare Barella a rischi peggiori. Conte per stasera, oltre a Nainggolan, dovrà fare a meno anche di Vidal, infortunatosi sabato con il Bologna.

Che il cileno alzasse bandiera bianca lo si era già capito fra domenica e lunedì ma ieri è arrivata la conferma. Prima lo ha spiegato Conte: «Non è disponibile, non possiamo permetterci di allungare i tempi di recupero. Lui sarà molto dispiaciuto ma abbiamo vinto anche senza Arturo». Poi, intorno alle 15.30 è arrivato il comunicato del club: «Risonanza magnetica per Vidal: per il centrocampista cileno risentimento muscolare ai flessori della coscia destra. Le condizioni del giocatore – si legge nella nota – verranno valutate giorno dopo giorno». Vidal potrebbe perdere anche la trasferta di domenica a Cagliari, anche per essere preservato in vista di Inter-Napoli di mercoledì 16 dicembre.

OCCASIONE FINALE

E veniamo a Eriksen. Conte avrebbe anche altre due opzioni, ma Sensi – Conte dixit – venerdì non era «ancora pronto a giocare» e infatti col Bologna non ha messo piede in campo. L’altra soluzione conduce a Sanchez: sarebbe un’Inter a trazione offensiva col cileno trequartista. E’ vero che la squadra nerazzurra deve vincere per forza, ma partendo così, Conte non avrebbe poi un cambio in attacco in panchina. E quindi… e quindi ecco Eriksen, nonostante le panchine, gli ingressi nei minuti di recupero e le parole di Marotta che hanno di fatto annunciato l’addio a gennaio. Conte sceglierà di affidarsi a un giocatore che non vede e che a inizio 2021 quasi sicuramente partirà? E se lo schiererà, riproporrà l’Inter col 3-4-1-2 e il danese trequartista o chiederà all’ex Tottenham di svolgere il ruolo di mezzala, con caratteristiche logicamente diverse sia da Vidal che Barella? Di certo, se Barella non dovesse recuperare e Conte puntasse su Eriksen, il danese avrebbe la grande chance per dimostrare al tecnico di aver finora sbagliato a escluderlo. Come ha sottolineato a “BT” l’ex ct della Danimarca, Age Hareide: «Il trattamento che Conte riserva a Eriksen è umiliante – le sue parole -. Secondo me è abbastanza bravo per giocare nell’Inter». Se invece Conte farà altre scelte, Eriksen sarà comunque uno dei primi cambi: insomma, il danese potrebbe essere l’eroe – per caso – di una notte europea.

Maycon, lo Shakhtar arriva a Milano dopo aver battuto due volte il Real. Quanto è importante questo per voi?

«La cosa più importante è stato il fatto che grazie a queste due vittorie tutti si sono resi conto di quanto sia grande il lavoro che facciamo allo Shakhtar. Siamo una squadra di grande livello tecnico, una grande società, con giocatori validi e capace di esprimere un bel gioco».

Quali sono i vostri obiettivi?

«Noi scendiamo sempre in campo per vincere, tanto in Champions che in campionato. Vorremmo passare il turno in Champions: sappiamo che sarà difficile e che il gruppo è molto complicato, ci aspetta una partita importante, ma in Europa l’obiettivo è sempre andare il più lontano possibile, come abbiamo fatto l’anno scorso in Europa League. Lavoriamo per cercare di vincere il prima possibile un trofeo a livello continentale, sarebbe un sogno. Inoltre, ci piacerebbe riconfermarci in campionato».

Che partita vi aspettate con l’Inter?

«Molto dura e complicata, come sempre con l’Inter. A Kiev siamo riusciti a fare una grande partita ottenendo un pareggio che ci ha permesso tenere aperte tutte le possibilità di qualificazione. Sappiamo che l’Inter ha grandi giocatori e un grande allenatore, per questo dovremo fare molta attenzione. È una squadra molto completa, anche se l’uomo che fa più la differenza è Lukaku: una punta che migliora il gioco nerazzurro».

Cosa è cambiato rispetto alla semifinale di Europa League per cui all’andata siete riusciti a pareggiare?

«In quella partita non siamo riusciti a toglierci di dosso la loro pressione e di conseguenza non siamo riusciti a fare il nostro gioco. È stato uno di quei match in cui all’Inter è riuscito tutto e a noi nulla. Invece a Kiev siamo riusciti a uscire meglio dalla pressione interista. Abbiamo giocato bene in difesa e cercato il contrattacco. In queste settimane abbiamo lavorato molto perché puntiamo a classificarci: veniamo a Milano per fare una grande partita e uscire da San Siro con una vittoria».

L’Inter si è molto lamentata dell’arbitraggio all’andata.

«Oggi con il Var gli episodi sono molto più chiari. Non sapevo che si fossero lamentati, ma è capitato anche a noi a volte di avere episodi contro. Non penso proprio che a Milano ci sarà della compensazione».

Pensa che Real e Borussia giocheranno guardando cosa succede al Meazza?

«No, credo che il Real scenderà in campo per vincere e il Borussia anche. Sono due squadre fortissime che vogliono passare il turno. Per tutte e quattro vale il concetto che se si vuole essere sicuri di passare, bisogna vincere».

In squadra siete tanti brasiliani, cosa fa sì che vi troviate tanto bene lì?

«Il club fa di tutto per facilitare il nostro adattamento. A volte per noi è difficile adattarci subito al calcio europeo, qui essendoci una tradizione di brasiliani diventa più semplice e questo fa sì che siamo tranquilli quando arriviamo allo Shakhtar».

Ma la musica nello spogliatoio chi la sceglie?

«Tranne rari casi, noi brasiliani ovviamente (ride)».

Lei è molto amico di Danilo: se passaste il turno le piacerebbe pescare la Juventus?

«Siamo amici, anche se ultimamente parliamo più che altro per internet. Non mi sorprende che in questo periodo sia tra i più positivi della Juve, la sua carriera parla per lui: ha sempre giocato in club top ed è un giocatore della Seleçao. Lavora sempre molto per essere al meglio, sono felice che ottenga grandi risultati. Se passassimo il turno e pescassimo la Juve, sarebbe un grande match».