Sarà una partita speciale per Marko Pjaca quella contro la sua Juventus. L’attaccante croato, complici gli infortuni, non è riuscito ad emergere in bianconero come avrebbe meritato ma è proprio al Genoa in questo avvio di stagione che sembra aver trovato l’armonia giusta per esplodere tanto che, nonostante in otto gare non abbia mai giocato interamente entrando spesso nel finale, è il capocannoniere della squadra con 3 reti.
E Pjaca in settimana ha seguito attentamente la gara al Camp Nou. «La Juve ha disputato una grande partita, meritando di vincere e facendo vedere di essere forti – ha raccontato a Sky Sport -. Più forti di prima? Non lo so. Ma erano forti anche prima, non lo sono diventati ora».
Pjaca ha poi raccontato cosa significhi avere Cristiano Ronaldo come compagno: «E’ uno che parla con i giovani e dà consigli. Da lui si può imparare tanto». Poi ha fatto il punto sulle sue condizioni. «Mi diverto e sono felice in campo, è la cosa più importante. Dopo l’infortunio non è stato facile, ma non ho mai pensato di mollare: ho sperato di tornare come prima e sono sulla strada giusta. Spero che la squadra continui a fare risultato con me. Con il lavoro, i risultati arriveranno».
Genoa Juventus si disputerà, Domenica 13 dicembre 2020, alle ore 18.00 La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.
Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.
Lo slogan potrebbe confondere le idee: «Cancellare Barcellona per rifare Barcellona», ma i giocatori di Andrea Pirlo hanno capiro cosa vuol dire il loro allenatore. L’impresa del Camp Nou non deve lasciare euforia nella testa della giovane Juventus, ma la stessa determinazione agonistica che i bianconeri hanno esibito al Camp Nou va utilizzata a Marassi. Né più, né meno, anche se l’avversario è diverso, la Juventus non può esimersi di giocare nello stesso identico modo.
«Dobbiamo cancellare Barcellona e voltare pagina, dobbiamo assolutamente dare continuità e proseguire con questa voglia e questo ritmo – dice il tecnico bianconero a Jtv – dobbiamo pensare al campionato e a fare meglio in queste ultime quattro partite prima della breve pausa natalizia»., dice Pirlo e intende dire che Barcellona-Juventus sarà ricordata come la svolta della stagione solo se la squadra sarà in grado di ripetere quella prestazione mentale, quell’applicazione feroce, che non può essere prodotta solo in Champions League, ma è un’esigenza anche in campionato.
«Partite come quella di Barcellona portano grande consapevolezza di miglioramenti, quindi può essere un’iniezione di fiducia grossa per queste gare di campionato prima della sosta. Dobbiamo avere la stessa voglia, la stessa concentrazione, perché senza questa voglia andiamo incontro a brutte sorprese, quindi ci concentriamo per fare grandi partite». Il riferimento è chiaramente a episodi come i pareggi di Benevento e Crotone, dove la Juventus aveva avuto dei vuoti agonistici inspiegabili e costati cari in termini di punti.
Pirlo spera di aver trovato la Juventus che aveva in mente all’inizio o, comunque, qualcosa di molto vicino, ma non si fida ancora. Vuole vederla vincere le partite sporche, le battaglie in provincia, dove affronti chi si chiude e non lascia spazi (come ha fatto il Barcellona), chi ti affronta sapendo che anche solo un pari può valere mezza stagione.
«Con il Genoa è una gara difficile come tutte le gare quando si va in uno stadio così importante. Loro sono una squadra molta brava a difendersi e ripartire, perché hanno giocatori rapidi e di spessore fisico davanti. Insomma, dovremo esser molto attenti e concentrati nello sviluppare la nostra partita». Lo stadio importante è Marassi e Pirlo si lascia andare a dolci ricordi: «Marassi è uno stadio inglese dove mi è sempre piaciuto giocare da calciatore e, tra l’altro, ho fatto anche un bel gol e importante con la maglia della Juventus».
Una punizione magistrale all’ultimo minuto che aveva risolto un rognosissimo 0-0, un momento fondamentale per la conquista del terzo scudetto della serie, lultimo con in panchina Antonio Conte, che ora al comando dell’Inter è uno dei rivali più temibili per la vittoria dello scudetto. Curiosità: anche contro il Torino, l’ultimo avversario di campionato, Pirlo aveva segnato un gol importante proprio all’ultimo minuto (il famoso derby del 2015).
Il tecnico pensa ad altro, però. Per esempio a Weston McKennie.
Ed è un pensiero belliccimo: « Si sta inserendo bene e pian pian sta incominciando a capire l’italiano e riesce ad esprimersi meglio con i ragazzi. È un giocatore con grande corsa e grande voglia con ampi margini di miglioramento, però l’inserimento è una delle sue doti principali sta migliorando ma può fare ancora meglio». Lo sta crescendo allenamento dopo allenamento, consiglio dopo consiglio, coccolando il suo talento e la sua vivacità, ma anche il carattere da giocatore vero. Rivede in lui centrocampisti che hanno fatto grande la Juventus e spera di portarlo ai loro livelli.
Anche Cuadrado gli strappa un sorriso, ma anche una bacchettata: «Juan è un giocatore importante per noi, d’altra parte lo è stato anche per le Juventus passate. Lo conosco bene, è un giocatore che sa fare sia la fase offensiva che difensiva, Devo dire però che gli rimprovero le tante volte in cui manca di concentrazione, ecco lì deve migliorare, perché non si deve adagiare sulle cose belle ma deve restare in partita per 90 minuti».
Cuadrado oggi potrebbe tornare a fare il terzino, visto il probabile turno di riposo a Danilo, ma Pirlo ha scelte più ampie rispetto al solito: «Stanno tutti bene e hanno recuperato tutti anche Morata a cui è stata tolta, fortunamente, una giornata di squalifica. Sono tutti a disposizione. Vedremo…». La formazione sarà stilata anche tenendo conto della sfida con l’Atalanta nel turno infrasettimanale a cui seguirà la trasferta a Parma. Un tour de force che impone il dosaggio dei minuti.
L’ultimo pensiero di Pirlo va a Paolo Rossi, un giocatore che ha colpito la sua fantasia in modo postumo rispetto alla sua carriera. «Nel 1982 io ero troppo piccolo per capire qualcosa e non ho avuto la fortuna di conoscerlo, anche se l’ho incrociato qualche volta di sfuggita. Eppure il Mondiale del 1982 è un ricordo indelebile per chiunque abbia amato il calcio nel nostro Paese. E’ stato il nostro eroe e anche se ero piccolino ho ancora qualche immagine stampata nella mente».
Anche Pirlo, come Rossi, ha alzato la coppa del mondo (nel 2006) entrando nell’empireo azzurro. Sa cosa vuole dire provare certe sensazioni ed essere travolti da certe emozioni. Così anche se nel 1982 aveva solo tre anni e aveva solo notato la gran confusione in casa ogni volta che giocava l’Italia, ha poi rivisto le partite e le immagini, esaltandosi e innamorandosi di quel centravanti che ha scritto la storia del nostro calcio.
L’equazione stavolta non appare così scontata: Alvaro Morata torna a disposizione, dopo che gli è stata dimezzata la squalifica, e Paulo Dybala si riaccomoda in panchina così Andrea Pirlo può riproporre anche a Genova contro i rossoblù la coppia d’attacco formata da Cristiano Ronaldo e dal bomber spagnolo, che insieme hanno messo a segno 11 gol in campionato. Se le statistiche propendono per questa soluzione, le sensazioni – e le prove anti Genoa – vanno invece in senso opposto con la Joya in vantaggio su Alvaro nel ballottaggio su chi sarà il partner di CR7.
Guardando al percorso di Morata e Dybala in serie A, tra i due non c’è partita: da quando è ritornato a Torino, a fine settembre, lo spagnolo è sempre stato titolare, saltando unicamente il derby perché squalificato. Di contro, l’argentino ha iniziato da infortunato, poi in panchina, ha giocato due gare di fila da titolare soltanto perché Cristiano era a casa con il Covid, poi è sceso in campo dal primo minuto anche a Benevento (nuova assenza del fuoriclasse portoghese) e contro il Torino, dove mancava Morata.
Insomma, i numeri della serie A dicono che Morata – 7 presenze tutte da titolare, 3 gol e 3 assist – ha un rendimento straordinario rispetto a quello fatto vedere in campo dalla Joya (6 presenze, 4 da titolare, zero gol e zero assist), più comprimario di lusso – per costo e ingaggio – che protagonista.
Talvolta, però, alla ragione subentra il sentimento: in cuor suo Pirlo non può e non vuole permettersi di lasciare Dybala nell’oblio del campione che era e che non è più. La Joya va recuperata perché è un patrimonio della Juventus, potenzialmente è un fuoriclasse che sta attraversando un periodo di crisi e ha bisogno di una scossa per rimettersi nella giusta carreggiata. In più rappresenta una risorsa fondamentale nell’economia della rosa bianconera, visto che nel reparto avanzato sono appena tre e con tutti gli impegni tra campionato, Champions e Coppa Italia c’è bisogno del contributo di tutti per continuare ad andare avanti su ogni i fronti.
Così per la prima volta, oggi a Marassi, Dybala potrebbe partire titolare per scelta tecnica e non per necessità, come è successo finora: Pirlo deciderà all’ultimo anche perché non sarà l’unico cambio rispetto all’undici bianconero sceso in campo martedì al Camp Nou. Le fatiche spese nel trionfo contro il Barcellona, come le energie, vanno gestite con oculatezza considerando che la Juventus sarà di nuovo di scena mercoledì in casa, nel turno infrasettimanale contro l’Atalanta.
Lo sliding door inizia dalla porta dove Gigi Buffon lascia spazio a Szczesny mentre i due centrali di difesa non si toccano visto le assenze di Giorgio Chiellini e Merih Demiral: Leonardo Bonucci e Matthijs de Ligt sono riconfermati davanti al portiere polacco. Sulle fasce, invece, Juan Cuadrado potrebbe arretrare e ritornare a fare il terzino, a destra, con Alex Sandro a sinistra e Danilo, tra i più utilizzati, a rifiatare in panchina.
A centrocampo, invece, Pirlo potrebbe rinunciare al trequartista Aaron Ramsey e inserire un uomo in più sulle fasce così da riproporre il 4-4-2 visto nel derby, anche se non con gli stessi interpreti. Spazio dunque a Dejan Kulusevski ed Enrico Chiesa, che dovrebbero essere schierati esterni con Adrien Rabiot e Weston McKennie in vantaggio nel posizionarsi in mezzo: in questo momento diventa difficile per il tecnico bianconero rinunciare al mediano texano che, in quattro giorni, ha segnato due gol fondamentali nel derby e al Barça.
«A Firenze abbiamo posato i primi mattoni e su questi mattoni vogliamo cominciare a costruire il nostro futuro. Sarà una partita temibile, un ulteriore test da superare, ma anche un esame che vogliamo prendere di petto». Rolando Maran non nasconde la difficoltà della sfida alla Juventus, però dal pareggio del Franchi – con la Fiorentina che ha recuperato al 98′ dopo che il Genoa si era divorato il possibile gol del raddoppio – vuole ripartire, in particolare dalla prestazione.
«Arriviamo a questa partita consapevoli che tutto passa attraverso il nostro atteggiamento – spiega Maran – l’unico dato negativo è il fatto di non poterla giocare davanti al nostro pubblico che ci avrebbe dato una spinta incredibile. Ma anche senza i nostri tifosi dobbiamo scendere in campo con il fuoco e con il calore che abbiamo e che sentiamo da parte loro. Al di là della rabbia per il gol della Fiorentina, abbiamo la consapevolezza di aver fatto noi la gara e di aver anche sbagliato il raddoppio.
C’è stato un passo avanti e dovremmo essere galvanizzati da questo risultato». È la carica che arriverà probabilmente anche dai tanti ex bianconeri attesi oggi in campo. Da Sturaro a Pellegrini, da Pjaca a Perin, che torna dopo l’infortunio muscolare di Udine e la squalifica di un turno contro il Parma, sono in molti a voler dimostrare qualcosa alla Juve. Ancora il tecnico rossoblù: «Io credo che di stimoli ne abbiamo già molti per la nostra storia e per quello che stiamo vivendo, ma se può servire anche questo ben venga. Sono ragazzi che possono dare un contributo notevole a questa squadra. Credo che in questo momento qualsiasi risorsa di energia sia importante e vada ad aggiungere qualcosa».
Maran sa che questo Genoa può compiere l’impresa, così come è già riuscito in passato. «Vogliamo mettere in campo una di quelle prestazioni che sono riuscite a fare coloro che ci hanno preceduto contro questa grande squadra. Spesso i livelli tecnici vanno sovvertiti con l’atteggiamento e con lo spirito di squadra che deve andare oltre». Rimangono alla fine gli otto assenti – Biraschi, Cassata, Zapata, Marchetti, Badelj, Criscito, Zappacosta e Parigini – a fronte dei soli recuperi di Perin e Melegoni. Ma la mossa a sorpresa potrebbe essere un Goran Pandev titolare accanto a Scamacca con Pjaca pronto a subentrare. «Dobbiamo ragionare non più solo nell’ottica di una singola gara, ma come se vi fossero più partite all’interno di una partita anche per via dei cinque cambi». Il Genoa ci crede.
Avvertenza obbligatoria: qualche gol, alcune partite, diverse giocate sublimi sono rimaste fuori dalla tabella qui pubblicata, ma in fondo ci sentiamo un po’ giustificati. Perché scegliere le dieci reti più belle fra le 77 realizzate da Cristiano Ronaldo in bianconero, assieme alle dieci gare più strepitose delle 99 sin qui collezionate, è più di un’impresa. Del resto qui si tratta del giocatore più forte del mondo, dell’unico 35enne dal fisico di un 25enne, di un bomber dalla lusinghiera media gol di 0.78, del solo rigorista abituato a prendere a schiaffi le pressioni che solo un calcio dagli undici metri sa generare al punto da realizzarne 24.
E se non fosse stato per una prodezza di Stefano Sorrentino più un mix palo-traversa contro Milan e Sampdoria, altre tre reti avrebbero ulteriormente arricchito il bilancio di CR7 dal dischetto. Cristiano in due stagioni e un pezzo della terza con la Juventus ha molto raramente sbagliato partita, o meglio quando è successo è stato quasi sempre coinvolto nel grigiore della squadra: lo 0-3 di Bergamo in Coppa Italia, lo 0-2 di Madrid sponda Atletico e la finale di Coppa Italia persa con il Napoli sono tre esempi; l’eccezione è Juve-Milan 1-0 con gol spaziale di Paulo Dybala nella notte dell’indigesta sostituzione tra un Ronaldo poco incisivo (anche perché non stava bene) e una Joya in versione opposta rispetto a quella attuale. Dettagli, comunque, rispetto al resto.
Il resto, appunto, è una collezione di partite marchiate dal genio di CR7. Vale a dire da almeno un gol, ma il portoghese ha saputo incidere anche senza segnare. Oggi contro il Genoa toccherà le cento presenze da juventino e di certo non gli sfuggirà il ricordo di viaggi precedenti a Marassi dove nel periodo prenatalizio si è fatto applaudire. Genova a dicembre s’è già illuminata per Cristiano il 18 dicembre 2019, quando il re prese l’ascensore per infilarsi nell’attico deluxe distante 256 centimetri da terra. Il colpo di testa con cui trafisse la Samp è un intramontabile capitolo di storia.
Non il solo, visto che ancora oggi c’è chi si chiede come abbia fatto il fuoriclasse a malmenare al volo quel pallone lanciato da Leonardo Bonucci in Champions contro il Manchester United. Juve sconfitta in quel caso, ma il potere iconico degli addominali di Ronaldo non sarà mai in discussione. Altro giro, altre prodezze di testa: in elevazione su cross di Federico Bernardeschi nella notte del rimontone sull’Atletico Madrid; in tuffo, come ad Amsterdam contro l’Ajax, quando CR7 era appena tornato da un infortunio e Joao Cancelo lesse perfettamente il movimento del compagno. Dai-e-vai modello basket di classe.
Anche gol inutili hanno colorato l’esperienza bianconera di Ronaldo. Lo scorso febbraio il portoghese si fiondò nella metà campo del Verona, quindi con un passo doppio e un chirurgico diagonale di destro mandò avanti la Juve prima della risurrezione gialloblù. La sera della defenestrazione di Maurizio Sarri, ecco il sinistro all’incrocio che illuse i campioni d’Italia contro il Lione. Cristiano ha colpito praticamente chiunque lungo il suo percorso di cacciatore di primati: sono 29 le avversarie zittite dall’estate 2018 a oggi. Bravo, il campionissimo, anche a superare quei colpi di testa del destino che di tanto in tanto s’è divertito a ostacolarlo. L’espulsione di Valencia il 19 settembre 2018 rimane una decisione arbitrale inconcepibile. Dal 16, quando ruppe il ghiaccio in Juve-Sassuolo, al doppio rigore di martedì a Barcellona è stato tutto un caleidoscopio di emozioni forti e cuori impazziti per CR7.
A proposito di rigori, a parte i tre sbagliati di cui sopra, attenzione a quelli realizzati, molti dei quali determinanti. Basti citarne tre per rimarcare la freddezza assoluta dell’alieno: il primo nel derby del 15 dicembre 2018; il secondo segnato al 51’ del secondo tempo di Juve-Genoa 2-1 il 30 ottobre 2019 (con la casacca bianconera macchiata di verde fluo); il terzo nell’andata delle semifinali di Coppa Italia a San Siro, febbraio 2019, penalty di Cristiano al 91’ contro il Milan. Dal 18 agosto 2018, data del buon esordio di Verona contro il Chievo, all’odierna Genoa-Juve: 848 giorni di Cristiano Ronaldo juventino. E non finisce qui, il viaggio di CR752 (Pelé, occhio!) continua.