Eccovi un indovinello. Indovinate chi è l’iconica mamma dell’uomo che ha scritto queste parole: «La Carrà piaceva a mia madre perché lei avrebbe voluto fare la ballerina. Sapeva il lavoro che c’era dietro ì ad ogni performance. La Carrà è fantastica. Canta, balla, sa fare tutto ed è preparata in modo straordinario. È un’artista completa, in America diventerebbe una grande star»..
Lo sveliamo noi a chi non lo sa, oppure non se lo immagina: è lo stralcio di Audrey, mia madre, libro di Luca Dotti, figlio di Audrey Hepburn e del suo secondo marito, lo psichiatra italiano Andrea Dotti.
Se fino a ieri questa testimonianza ci rendeva fieri, perché appare come la “benedizione” di un mito alla nostra Raffa nazionale, oggi è ufficialmente il parere di un mito su un altro mito.
Tanto che il prestigioso quotidiano inglese The Guardian, in occasione dell’uscita di Explota explota (commedia musicale di Nacho Alvarez con le canzoni di Raffaella), le ha reso un doveroso omaggio in un articolo intitolato Raffaella Carrà, la popstar italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso.
«Oltre a diventare una delle personalità più conosciute nella sua nativa Italia, ha fatto scalpore nel mondo di lingua spagnola del ventesimo secolo.
Dove la Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carré, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa…».
E vai di complimenti mentalissimi e considerazioni incontrovertibili. Si parla di «sequenze di canto e ballo ispirate a Broadway»; del suo caschetto biondo che «rende il look di Anna Wintour (storica direttrice della rivista Vogue, ndr) scialbo»; del fatto che «la maggior parte dei suoi inni pop sessuali sono un prodotto della Tv italiana degli anni Settanta, ma non sono reliquie del passato: gli italiani conoscono ancora i testi a memoria e li cantano non appena si presenta l’occasione».
Nel 1974, dieci milioni di persone comprano il 45 giri di uno dei primi esempi di disco music all’italiana, Rumore. Prima ancora c’è il famoso Tuca Tuca, che Raffaella presenta nel 1971 con Enzo Paolo Turchi nel corso della sesta puntata di Canzonissima.
Troppo audace per l’epoca, la Rai chiede di non riproporlo più. Ci pensa Alberto Sordi, altro mito nazionale, ad aiutare la Carrà a sdoganarlo: «Prima dello scandalo aveva già accettato di venire in trasmissione come ospite, così lo invitai a cena a casa mia» ha rievocato Raffaella sul Messaggero.
«Gli raccontai tutto, e dopo aver mangiato misi su la canzone e gli feci vedere le mosse, esibendomi da sola per lui, per poi fargli la proposta: balleresti il Tuca Tuca con me?». Sappiamo com’è andata a finire e le immagini dei due che ballano insieme al Teatro Delle Vittorie sono una delle scene più allegre e vincenti della nostra televisione.
«Dopo lo sdoganamento di Sordi non ebbero più il coraggio di dire no al Tuca Tuca, che era una trovata geniale, semplice e innocente. Lo ballavano pure le suore coi bambini negli asili».
La vita privata
Sono due i grandi amori ascrivibili alla vita privata di Raffaella Carrà. Il primo, quello forse più importante, è stato Gianni Boncompagni. La relazione con il regista è durata infatti ben 11 anni, dal 1969 al 1980. Successivamente, la cantante e showgirl ha conosciuto il coreografo Sergio Japino in Spagna. Anche questa relazione è però naufragata.
Nata a Bologna il 18 giugno 1943, Raffaella Roberta Pelloni (nota a tutti come Raffaella Carrà) si innamora della danza fin da piccolissima e 8 anni si iscrive all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, dopo essersi trasferita nella Capitale con la famiglia. Non passa nemmeno un anno e arriva il debutto in ambito artistico, precisamente nel mondo cinematografico.