Alzi la mano chi riesce a restare fermo quando partono le note di Tuca Tuca o Tanti auguri o A far I amore comincia tu. Le canzoni di Raffaella Carrà sono sempre di moda: passano le generazioni, ma la regina della televisione è sempre in auge, con i suoi intramontabili successi, famosi in tutto il mondo perché hanno insegnato alle donne a prendere l’inizitiva in amore. Anzi, Raffa, simbolo di libertà da quando ballava con Lombelico scoperto al ritmo di Ma che musica maestro! a Canzonissima nel 1970, si rinnova ciclicamente, rinasce, si rilancia.
La sua straordinaria carriera viene ripercorsa ora in un film omaggio che sbarca su Amazon Prime il 25 gennaio. Intitolato Ballo Ballo come uno dei suoi maggiori successi, celebre sigla di Fantastico 3 del 1982, il musical del regista ispano-uruguaiano Nacho Alvarez è ambientato a Madrid durante la dittatura di Francisco Franco, quando la censura era implacabile e soffocante. Racconta la storia di Maria che ha la grande passione per la danza e, dopo avere abbandonato il suo promesso sposo sull’altare a Roma, sceglie di tornare a Madrid, dove riesce a entrare nel corpo di ballo del programma del momento, Las noches de Rosa.
E qui si innamora di Pablo, figlio del temibile censore Tv Celedonio. Sulle note dei successi dell’artista nata a Bologna, in un turbinio di costumi e di coreografie, il film segue le tormentate vicende dei due innamorati. La protagonista rappresenta la li- a bertà, la voglia di vivere e il futuro, mentre il censore Celedonio incarna il passato, bigotto, soffocante, colmo di pregiudizi sulle donne. La Carrà ha apprezzato immediatamente questo progetto, tanto da accettare di comparire in un carneo quando la troupe ha girato a Roma.
«Mi è piaciuto moltissimo come il regista Nacho Alvarez ha lavorato sulle musiche, sono inserite in un modo davvero sorprendente nel film», dice a Gente la diva che ha debuttato al cinema a soli otto anni. «Gli attori sono bravissimi, la storia è divertente e riesce a raccontare con leggerezza un periodo storico di grande cambiamento.
Nacho è stato fantastico. Sentire le mie canzoni cantate da un’altra persona mi ha dato una strana, ma allo stesso tempo piacevole, sensazione… e poi le musiche sono straordinarie e si percepisce una forza che ti attraversa e riesce ad arrivarti dritta al cuore!». L’idea di fare un musical con le canzoni della Carrà è venuta al giovane regista quando ha visto al cinema Mamma Mia, nel 2008, che ha per colonna sonora i celebri brani degli Abba. «Mi sono chiesto: possibile che nessuno abbia provato a fare lo stesso omaggio a Raffaella?», racconta Àlvarez, che abbiamo raggiunto al telefono in Uruguay. «Fino a quel momento non avevo mai diretto un lungometraggio, solo videoclip e pubblicità
Ho pensato che un musical non si discostava tanto da ciò che avevo sempre fatto». Il risultato è un concentrato di energia, canzoni, colori, uno di quelli che si definiscono feel good movies, che trasmettono buonumore, di cui c’è tanto bisogno in questi mesi. La Carrà aveva abbandonato la carriera di attrice dopo essersi perfino trasferita a Hollywood e aver lavorato con Frank Sinatra ne lì colonnello Von Ryan del 1965.
Ritrovarla su questo set è un curioso ritorno alle origini. È sempre stato difficile classificarla: cantante, presentatrice, attrice, showgirl? «Mi sento semplicemente un essere con molte energie positive», ha raccontato lei al quotidiano spagnolo El Pois per l’uscita del musical. «Sono una persona che ama condividere le proprie emozioni e che vuole dare alle donne soprattutto fiducia in se stesse, accettandosi nei difetti e nelle virtù, dando amore ai propri cari, ma senza essere schiava di nessuno, sempre con grande rispetto».
Nonostante non fosse ancora nato quando la Carrà scandalizzava i dirigenti Rai e il Vaticano intero ballando il Tuca Tuca, il regista è un grande fan della Carrà da quando era piccolo. «Ho scoperto resistenza di Raffaella durante l’adolescenza a Montevideo», racconta. «Quando l’ho vista ne sono rimasto affascinato e ho chiesto a mia madre chi fosse quella donna. Sono corso al negozio e ho comprato un disco che raccoglieva i suoi più grandi successi.
Anni dopo, con l’avvento di You- Tube, ho potuto conoscerla meglio ed è stato un viaggio senza ritorno. Andavo al mercatino delle pulci a scovare i suoi vinili: per me è stata l’icona pop originaria, ancora prima di Madonna.
E, insieme a molte altre persone di diverse generazioni, sono caduto in ginocchio ai suoi piedi». Alvarez racconta che per scrivere la sceneggiatura ha scovato il libretto della censura della televisione spagnola, che compare anche in scena: «Oggi sembra impossibile, eppure le gonne non potevano salire più di otto centimetri sopra il ginocchio ed era vietato ballare tenendo entrambi i piedi terra perché questo significava dimenare i fianchi, il che era davvero troppo sexy!».
L’amore di Nacho per la Carrà è tale che ha sempre desiderato di poterla incontrare, fin da quando ha messo piede in Italia la prima volta, sei anni fa. «Sognavo di imbattermi in lei per la strada. Immagina la mia soddisfazione quando lei mi ha invitato a pranzo nella sua casa di Roma per parlare del mio progetto che era proprio nelle sue corde. Per me era un sogno che diventava realtà. Da Roma alla Terra del Fuoco non c’è festa in cui non si ascolti almeno una canzone della Carrà. Era mia intenzione portare sullo schermo la stessa sensazione di felicità che proviamo quando balliamo e cantiamo con lei». E in questo periodo di queste sensazioni c’è grande bisogno.