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L’intelligenza per capire situazioni e momenti della partita, la lucidità per interpretarli. Chiede testa alla Juventus, Andrea Pirlo, per la sfida di stasera contro la Lazio. Del cuore è sicuro, come dell’entusiasmo e della convinzione nei propri mezzi nella sua squadra. Se i bianconeri sono stati in difficoltà in alcune fasi delle partite con Spezia e Verona non è stato per il contraccolpo psicologico delle sconfitte con Napoli e Porto, né per la pressione dell’Inter che continua a vincere, ha affermato con forza il tecnico alla vigilia della sfida con i biancocelesti.

«La fuga dell’Inter non mi preoccupa, l’ho già detto la scorsa settimana: noi abbiamo vinto, loro hanno vinto e dunque da allora non è cambiato niente. Se faranno qualche passo falso dovremo essere pronti ad approfittarne e finché ci sarà speranza daremo il massimo per vincere il campionato. Se poi le vinceranno tutte li applaudiremo. L’entusiasmo ce l’abbiamo già, stiamo attraversando un periodo di partite dure e importanti e quello non ci mancherà. Sentir dire che manca grinta non mi è mai piaciuto da giocatore e non mi piace ora riguardo alla squadra. Per noi le cose importanti sono tecnico-tattiche». E non gli sono piaciute le parole di Arrigo Sacchi che sulla Gazzetta dello Sport ha parlato di giovani confusi e di un gruppo che forse sta tradendo la storia del club: «Non le ho lette, le sento adesso. Io penso che i giovani si siano inseriti bene, non mi sembrano il problema, anzi. Chiesa ha fatto 10 gol, Kulusevski e McKennie 5: stanno superando le aspettative. E i veterani li hanno aiutati a inserirsi perché arrivare alla Juve non è facile. Il gruppo storico fa sempre la sua parte, su questo sono tranquillo e fiducioso».

Anche perché tra oggi e martedì la maggior parte degli elementi di quel gruppo storico dovrebbe tornare a fare la loro parte sul campo. Ma Pirlo non vuol sentir parlare di quattro giorni decisivi: «Alla Juventus tutte le partite sono decisive, al Porto penseremo dopo. Ora dobbiamo concentrarci con tutte le forze per vincere domani contro la Lazio». E qui arriviamo alla necessità di usare la testa: «Affrontiamo una grande squadra, che gioca più o meno con gli stessi giocatori da cinque-sei anni e ha un gioco ben definito. Sono bravissimi a partire in contropiede e a gestire la palla, soprattutto con le due mezzali. Dobbiamo essere intelligenti, sapendo che stiamo vivendo un periodo delicato e non siamo al 100 per 100 delle nostre forze. Dobbiamo gestire bene ogni giocata, servirà una partita molto intelligente».

Di usare la testa Pirlo lo ha chiesto anche a McKennie, non solo stasera ma in questo momento chiave della sua carriera: «Ora che è stato riscattato dalla Juventus non deve pensare di essere arrivato, questo deve essere un punto di partenza. Se pensa di essere al top ha sbagliato tutto». Il texano avrà modo di mostrare l’atteggiamento giusto sul campo, anche se non è al top, stringendo i denti come molti bianconeri a cominciare da Ronaldo. «Avrebbe bisogno di riposare, come tutti quando giochi tante partite. Ma siamo contati e quindi ha stretto i denti e li stringerà finché avremo bisogno. E’ un esempio in campo e fuori e lo sarà fino alla fine». Anche per Nicolò Fagioli: «Sta facendo bene, sia allena bene ed è consapevole delle sua capacità. Non so se giocherà dall’inizio, ma nel caso sarei tranquillo», lo elogia Pirlo. Il lancio dei giovani, d’altra parte, è uno dei cardini di una linea di cui è sempre più convinto: «Abbiamo iniziato un progetto che a tutti sembrava bellissimo, ora i giovani non vanno più bene e mancano i vecchi. I giudizi cambiano di partita in partita, ma noi sappiamo cosa dobbiamo fare. Il progetto va avanti senza paura di sbagliare, anche se sappiamo di non dover sbagliare».

Che Simone Inzaghi prima della Juve dica che «servirà la partita perfetta» non è una novità. Non capita però tutti i giorni (quasi mai, diciamo) che il tecnico della Lazio parli senza mettere le mani avanti alla vigilia di un match «importantissimo» per la sua classifica, con mezza difesa fuori uso al pari di una delle sue armi più affilate, Manuel Lazzari. Probabilmente si è fatto due conti, con la Juventus che ha giocato martedì e lui invece ha “dovuto” riposare.

Una manna dal cielo, perché indipendentemente da come andrà a finire l’affaire Lazio-Toro («Penso che dovremo fare tutti più chiarezza e spero la si faccia al più presto»), sempre meglio affrontare una Juventus all’Allianz Stadium dopo una settimana senza giocare che non con il fiato corto e con il rischio di aggiungere defezioni a defezioni. Ecco allora l’Inzaghi pensiero secondo il quale «per noi la gara con la Juventus arriva nel momento giusto: entrambe abbiamo defezioni, mancano tante partite alla fine ma avrà una grande importanza», argomentava il piacentino alla vigilia. Ammettendo allo stesso modo che «la pausa ci è servita soprattutto per analizzare dove siamo mancati», ha aggiunto Inzaghi ieri in conferenza stampa.

E tutte queste sottolineature servono a compensare il piatto della bilancia che vede la sua Lazio in astinenza di vittorie da due partite consecutive. Sconfitte che diventano tre nelle ultime quattro se consideriamo quella con l’Inter a San Siro solo in parte tamponata dallo striminzito 1-0 in casa con la Samp. Al netto di un febbraio che per fortuna della Lazio è volato via, perché il mese più nero della stagione i biancocelesti lo archiviano con solo 4 reti segnate in cinque partite. Una crisi di gol e di risultati che ha investito tutti, compreso l’infallibile Ciro Immobile (mercoledì 10 marzo la consegna della Scarpa d’Oro in Campidoglio con la sindaca Raggi) che ha marcato visita anche dagli undici metri a Bologna: «Ma lui sa che è importante per noi e continuerà ad esserlo – assicura Inzaghi – Era molto dispiaciuto per l’errore ma l’ho visto come tutti gli altri molto motivato in settimana».

Inzaghi è stato chiaro ieri, non è l’errore di Immobile l’episodio da esorcizzare: «Rispetto a Bologna non voglio vedere il fatto che un episodio sia condizionante per la restante gara: dobbiamo sempre rimanere in partita sperando ce gli episodi stavolta siano a nostro vantaggio», tiene a precisare. Una gara che lo scorso anno valeva lo scudetto e oggi appena una Champions da riavvicinare: «Servirà giocare una partita perfetta – conclude il tecnico laziale – Ci saranno momenti in cui saremo più alti, altri dove bisognerà difenderci nel migliore dei modi. All’andata aspettavamo tutti una Juve più aggressiva e poi hanno fatto un altro tipo di partita. Dovremo essere bravi a far girare gli episodi a nostro favore».

Poche certezze per Andrea Pirlo, ma molte speranze. E rispetto alle ultime partite è già un passo avanti, al netto della preoccupazione per il tampone positivo di Bentancur venerdì e per quelli di Provedel e di un membro dello staff dello Spezia ieri: «Non possiamo far altro che aspettare i prossimi test», commenta serafico Pirlo. E’ un passo avanti perché la rifinitura di stamattina dovrebbe trasformare qualcuna di quelle speranze in realtà. Come quella di poter schierare stasera contro la Lazio uno tra De Ligt e Bonucci. Ieri l’azzurro ha lavorato in parte con il gruppo, mentre l’olandese non si è allenato e proverà stamattina: ha giocato l’ultima partita sabato contro il Verona e se la botta presa non darà problemi sarà in campo. Quasi certamente, comunque, uno dei due affiancherà Demiral al centro della difesa.

Ai loro fianchi dovrebbe tornare dal primo minuto Cuadrado a destra, mentre a sinistra Danilo, squalificato in Champions, darà respiro ad Alex Sandro in vista del Porto. Davanti al colombiano dovrebbe agire Ramsey, pronto ad accentrarsi per fargli spazio, con McKennie accanto a Rabiot in mezzo al campo e Chiesa sulla fascia sinistra. Non è da escludere, però, l’impiego di Fagioli dal primo minuto, per avere più qualità in fase di impostazione: in quel caso ballottaggio tra McKennie e Ramsey sulla fascia destra, nel ruolo di esterno incursore. Favorito il gallese, visti i fastidi all’anca per i quali il texando sta stringendo i denti da settimane.

In attacco l’unica certezza è Cristiano Ronaldo, ma è probabile che ad affiancarlo al fischio d’inizio ci sia ancora Kulusevski. «Morata sta meglio e speriamo abbia più dei 30 minuti giocati contro lo Spezia», ha detto Pirlo: prospettiva che non sembra sufficiente perché lo spagnolo giochi dall’inizio, visto che obbligherebbe il tecnico a un cambio dopo un tempo, privandolo di un’opzione offensiva nella seconda parte della partita. Pur richiamando tutti a pensare solo alla sfida di stasera, poi, qualche valutazione in vista del Porto il tecnico bianconero deve farla: appena ripresosi dal citomegalovirus, Morata potrebbe pagare martedì uno sforzo eccessivo stasera.

Valutazioni che potrebbero riguardare anche Cuadrado, assente da Napoli-Juventus. Se Pirlo decidesse di reinserirlo gradualmente, facendogli giocare solo uno spezzone stasera, potrebbe comunque contare su un Bernardeschi fisicamente in forma e caricato dalla grande mezzora giocata con lo Spezia. L’azzurro potrebbe essere il terzino offensivo sulla sinistra con Danilo spostato a destra e la conseguente inversione anche per i due esterni di centrocampo: Ramsey (o McKennie) a sinistra davanti a Bernardeschi, Chiesa a destra davanti a Danilo.

Partiamo dal presupposto: ieri Inzaghi ha mischiato molto le carte e poi ha confermato che stamattina ci sarà un altro allenamento prima di Juve-Lazio di stasera. Però l’indicazione dalla rifinitura (e dalle prove svolte in settimana) era nell’aria da un po’ e stasera potrebbe confermarsi in distinta: Adam Marusic a destra nella difesa a tre, con Hoedt al centro e Acerbi spostato a sinistra. Più di un’ipotesi che se dovesse essere confermata ricalcherebbe quanto visto dopo mezzora di Lazio-Bayern Monaco quando i biancocelesti erano già sotto di due gol con i bavaresi: «Un’opzione che può essere riproposta», aveva confermato a fine partita il tecnico biancoceleste.

Aggiungiamo pure che quella soluzione era stata confezionata dopo l’ingresso di Senad Lulic a sinistra, che oggi dovrebbe fare il vice-Lazzari a destra. E se così fosse, la scelta conferma quanto sia conservativo l’atteggiamento con cui la Lazio stasera scenderebbe in campo. Un’opzione nata con l’esigenza di coprirsi di fronte alle folate di Sané, Coman e con l’incombente Lewandowski lì in mezzo a impegnare oltre modo Acerbi, che stasera agirebbe dalle parti di Cuadrado. Ma sarebbe anche un’altra bocciatura per Mateo Musacchio seguita all’esclusione da Lazio-Bayern dopo appena 31’ di confusione totale. L’ex rossonero arrivato in prestito a gennaio per tamponare la falla lasciata da Luiz Felipe, non ha più avuto possibilità di riscatto: a Bologna infatti Inzaghi gli ha preferito Hoedt e Patric. Detto di Lulic, a sinistra toccherà invece a Fares. L’alternativa resta quella di Musacchio (o Patric) nel centrodestra difensivo e l’avanzamento di Marusic al posto di Lazzari sull’esterno di destra. A quel punto scatterebbe un ballottaggio a sinistra tra Lulic (favorito) e Fares. Per il resto, tutti dentro i big: Milinkovic e Luis Alberto a protezione di Leiva, Correa al fianco di Immobile in avanti.

L’ex terzino bianconero Fabio Grosso è stato esonerato in Svizzera dal Sion che l’aveva ingaggiato ad agosto, dopo che la squadra, all’ultimo posto in classifica insieme al Vaduz, con 22 punti in classifica raccolti in 23 gare, ha incassato due ko di fila.

Il club ha sottolineato che contro il Losanna verrà trovata una “soluzione interna” e che “da lunedì inizierà la ricerca del nuovo allenatore”. Un esonero che arriva dopo quello della passata stagione in Serie A al Brescia, quando, da subentrato, durò solo 3 gare, con altrettante cadute e proteste dei tifosi. Nel 2018/19, aveva guidato il Verona in B, fu esonerato poco prima dei playoff (poi vinti dal sostituto Aglietti). Dopo l’esperienza alla guida della Primavera Juventus, il campione del mondo di Germania 2006 aveva esordito in B, al Bari, nel 2017/18: la squadra pugliese fu portata fino ai playoff dove però venne eliminata al 1° turno dal Cittadella.

Benedetto da Andrea Pirlo e dalla Juventus tutta, il rientro di Alvaro Morata per Dejan Kulusevski ha anche un risvolto negativo. Ma al tempo stesso lo svedese ne beneficerà ancora di più di molti dei suoi compagni.

Il paradosso si spiega facilmente: senza Morata (e senza Dybala), nell’ultimo periodo forse soltanto Cristiano Ronaldo ha avuto maggior certezza di giocare dell’ex Parma, titolare nelle ultime quattro partite e in sette delle ultime otto, come non gli era ancora successo in questa stagione. E a tutti i calciatori piace giocare titolari, cosa che Kuluesvski farà un po’ meno con il pieno recupero di Morata prima e Dybala poi. Tutti però hanno anche bisogno di riposare e questo allo svedese farà bene: d’accordo che ha 20 anni e doti atletiche fuori dal comune, ma giocare nella Juventus comporta anche un dispendio di energie mentali a cui non era certo abituato.

Non è però la possibilità di tirare il fiato il principale effetto positivo che il ritorno di Morata avrà su Kulusevski. Con lo spagnolo in campo, lui potrà abbandonare quel ruolo di attaccante in cui Andrea Pirlo ha dovuto adattarlo per necessità (e sarà ancora così stasera). Più tecnico e più forte fisicamente di Federico Chiesa, dunque più adatto ad affrontare quelle situazioni di corpo a corpo in spazi stretti, magari anche spalle alla porta, in cui si trova spesso un attaccante e che avrebbero penalizzato l’ex viola, è stato la scelta più naturale. Più naturale tra quelle a disposizione del tecnico, s’intende: perché per quanto abbia cercato di dare il massimo con grande applicazione e senza sfigurare, è apparso evidente che quello di attaccante non è il suo ruolo, men che mai con una punta atipica come Ronaldo accanto. E già contro lo Spezia Kulusevski è stato subito rivitalizzato, assieme a tutta la squadra, dall’ingresso di Morata che lo ha riportato in una posizione più consona alle sue caratteristiche.

Ma qual è il vero ruolo di Kulusevski? Domanda a cui è più difficile rispondere e, considerato che si parla di un giocatore di 20 anni, alla seconda stagione non solo in Serie A ma in assoluto tra i professionisti, è anche abbastanza normale che sia così. Nella scorsa stagione nel Parma si è affermato da attaccante esterno, libero di svariare e di sfruttare gli ampi spazi in cui i gialloblù, aspettando gli avversari, riuscivano ad attaccare Spazi che giocando nella Juventus si restringono molto: di solito sono gli avversari ad aspettare i bianconeri. Questo, assieme alla diversa pressione, ha creato qualche difficoltà a Kulusevski dopo l’inizio brillante, ma il ruolo in cui può esprimersi al meglio in bianconero è quello in cui ha giocato, finché l’emergenza non lo ha spinto in avanti: esterno dalla parte del terzino che sale, dunque con licenza, anzi compito, di accentrarsi in fase offensiva seguendo l’istinto.

Meglio a destra, da dove può portarsi la palla sul sinistro. In quel ruolo si troverà a dover fronteggiare la concorrenza di McKennie e Ramsey, più solido in fase difensiva il primo e più portato al palleggio il secondo, più pericolosi negli inserimenti senza palla entrambi. A entrambi però Kulusevski è superiore per dribbling, tiro e capacità di strappare palla al piede. Starà e Pirlo scegliere di volta in volta. Lo svedese potrà comunque ritagliarsi spazio anche da esterno puro in modo da far rifiatare Chiesa: la fluidità delle posizioni è una caratteristica della fase offensiva bianconera e dunque anche da ala avrà occasione di accentrarsi. In entrambe le posizioni avrà comunque spazi maggiori e molte più occasioni di giocare fronte alla porta. Pazienza per qualche partita in meno, se in quelle che giocherà potrà essere il miglior Kulusevski.

Nicolò Fagioli, ventenne dameno di un mese, potrebbe avere la chance di scendere in campo questa sera. E i tifosi della Juventus sono in fibrillazione. Strano caso quello della tifoseria bianconera, abituata a sognare e sperare che il club non lesini sul calciomercato, ma ora spera con tutte le sue forze che Pirlo dia fiducia a Fagioli, ragazzino cresciuto nel vivaio da quando aveva 15 anni, battezzato da Allegri («Ha tempi di gioco eccezionali») e cresimato da Pirlo («Ha il calcio in testa e può diventare un buon regista»).
Finora Fagioli ha giocato contro la Spal in Coppa Italia, partedo dal primo minuto (prestazione brillante, anche se l’impegno era relativamente semplice). E poi ha collezionato 20 minuti contro il Crotone: altra ottima impressione, sia per tecnica che per personalità.

Ha stupito, per esempio, la sua capacità di smarcarsi e offrire linee di passaggio ai compagni, per per ricevere e smistare. Va detto che anche contro il Crotone, Fagioli è entrato quando il risultato era consolidato e la partita era meno difficile che nella parte iniziale, ma è rimasto negli occhi il suo modo di stare in campo, senza timidezze e con idee chiare.
Pirlo lo sta gestendo. Non è certo un allenatore che tarpa le ali ai giovani e la storia di questa stagione è lì a testimoniarlo, il fatto che stia dosando Fagioli fa parte di un percorso che Pirlo ha in mente per lui.

La Juventus ci crede, lo ha fatto crescere, non lo ha prestato per farlo maturare altrove, ma lo ha tenuto nell’ambiente bianconero. Lui, da parte sua, ci ha messo molto impegno e serietà. Quella che aveva dimostrato nella sua prima intervista a Tuttosport nell’aprile del 2018, quando già si parlava di lui come di un predestinato. Era nell’Under 17 e racconatava: «Il mio idolo da bambino era Del Piero, oggi è Dybala. Sono sempre stato juventi no, come mio padre e mio nonno paterno, mentre quello materno è toscano e tifa per la Fiorentina. Una delle cose che mi ripeto più spesso è “Fino alla fine” e “Vince re non è tutto: è l’unica cosa che conta”. il momento più bello è stato il mio primo allenamento con la prima squadra. Mi ricordo Higuain e Dybala che durante il torello mi dicevano: vai, dimostra personalità, credici! Consigli che ho seguito. Il sogno, adesso, è un gol in Champions League, anche se gli assist mi danno più soddisfazione».

L’emergenza continua di questa folle stagione potrebbe aprirgli la porta della prima squadra. Curiosamente, anche l’ultima volta che un centrocampista del vivaio ha trovato spazio , la Juventus era in una situazione difficile. Per la precisione era in Serie B e Didier Deschamps (un altro grande centrocampista diventato allenatore) lanciava in prima squadra tale Claudio Marchisio, che oggi è uno dei primi tifosi di Fagioli e stasera, davanti alla tv, farà il tifo per vederlo in campo.

Ormai la conta delle assenze in casa Juventus è una questione di vasi comunicanti: per uno che entra, un altro che esce a ristabilire l’equilibrio. Andrea Pirlo non aveva fatto in tempo a rilassarsi per il recupero di Juan Cuadrado dall’infortunio che si ritrova senza Rodrigo Bentancur. Anche l’uruguaiano è finito nel vortice del Coronavirus: la sua positività è stata comunicata ieri sera dalla Juventus, che ha fatto sapere come il giocatore sia risultato asintomatico e si trovi in isolamento, mentre la società «rimane in contatto con le autorità sanitarie in attuazione dei protocolli previsti per consentire le attività di allenamento e di gara del gruppo squadra». Una situazione che, curiosamente, si presenta a poche ore dal match di domani sera contro la Lazio, in questa settimana al centro delle polemiche per il mancato rinvio della partita di martedì contro il Torino, tenuto in isolamento fiduciario fino alla mezzanotte di quel giorno per il focolaio che aveva colpito otto giocatori granata con la variante inglese del virus.
La situazione non si presenta egualmente complicata in casa della Juventus, tra le prime aveva pagato il proprio contributo alla pandemia ai suoi inizi. La scorsa stagione, infatti, Daniele Rugani era stato uno dei primi giocatori a essere colpito dal Covid-19 e, dopo di lui, era toccato a Blaise Matuidi e a Paulo Dybala. Più nutrito il gruppo dei tesserati contagiati nella stagione attuale: un elenco avviato da Cristiano Ronaldo e poi proseguito con Weston McKennie, Juan Cuadrado, Matthijs de Ligt, Alex Sandro fino ad arrivare a Bentancur.
L’assenza dell’uruguaiano costringe Pirlo a rivedere i piani in chiave Lazio, con inevitabili conseguenze sul delicato ritorno degli ottavi di finale di Champions League con il Porto (che parte da un vantaggio di 2-1) martedì sera. Domani sera il tecnico avrebbe potuto anche concedere un turno di riposo a McKennie, in questo periodo con una autonomia limitata («Una cinquantina di minuti», ha sottolineato lo stesso Pirlo, dopo la vittoria sullo Spezia nel turno infrasettimanale), lasciando al centro la coppia Bentancur-Rabiot, con Federico Chiesa e Aaron Ramsey sulle fasce. Ora dovrebbe toccare allo statunitense affiancare Rabiot, a meno che l’allenatore bianconero non preferisca arretrare Ramsey per lasciare McKennie in fascia con Cuadrado, visto l’affiatamento tra i due. Più complicato vedere all’opera Nicolò Fagioli, non per il valore intrinseco del ragazzo ma per le difficoltà di un match contro una squadra che, storicamente, si è spesso rivelata indigesta ai bianconeri. Per il resto potrebbe rivedersi Matthijs de Ligt al centro della difesa (rientrato l’allarme polpaccio) mentre in attacco toccherà a Dejan Kukusevski affiancare CR7.