Antonella Clerici invita tutti a sostenere L’Airc

Questo articolo in breve

Sè vero che ogni fiore ha un significato, l’azalea, con la sua vivacità cromatica, è l’icona della salute femminile per eccellenza. Dal 1984, infatti, è l’emblema del lavoro dei ricercatori sostenuti da Fondazione Airc per ricerca sul cancro, impegnati a contrastare i tumori femminili.

Sono oltre 182 mila le italiane che si ammalano di tumore ogni anno. A loro e a tutte è dedicata l’Azalea della Ricerca: ordinabile anche online (su Amazon), tornerà a colorare le piazze d’Italia il 9 maggio, festa della mamma (compatibilmente alle ordinanze del governo).

Tra i bersagli oncologici, oltre ai tumori più frequenti (mammella, colon-retto e polmone), spicca la tiroide colpita dal carcinoma, che costituisce il 5 per cento di tutte le neoplasie maligne, con una maggiore prevalenza nelle donne tra i 40 e i 50 anni. «Il mio team si è focalizzato in special modo sulla forma cosiddetta midollare », interviene Rossella Elisei, professore associato di Endocrinologia all’Università di Pisa e dirigente medico dell’Azienda ospedaliero- universitaria Pisana. «Parliamo di una patologia molto particolare e più aggressiva.

Si manifesta nel 75 per cento dei casi in maniera casuale, ma nel 25 per cento viene trasmessa dal genitore alla prole». Ebbene, è stato scoperto che i figli di questi pazienti ereditano una specifica alterazione genetica, rivelatasi importantissima per scovare i portatori della mutazione e cogliere la malattia per tempo. Analoghe “spie” genetiche sono state rinvenute anche nella maggior parte di quel restante 75 per cento di persone, ma non in tutte. «Ci stiamo dunque adoperando proprio per identificare il cento per cento delle mutazioni all’origine di questo tumore», spiega la professoressa Rossella Elisei.

Un intento che va di pari passo con un dato confortante: oggi la ricerca sta mettendo a punto nuove generazioni di farmaci che hanno il potere di bloccare le anomalie del nostro Dna ed arginare la crescita tumorale. Il messaggio, insomma, è sempre quello: prima si stana il problema, più agevolmente si riesce a gestire il quadro clinico e a formulare terapie personalizzate. «E anche se non si dovesse ottenere una piena guarigione», ci tiene a rimarcare l’endocrinologa, «è comunque possibile giungere a una serena convivenza con la malattia. Sempre a patto che la diagnosi sia abbastanza precoce».

Non è finita. Oggi per sorvegliare il nemico c’è un semplice esame sul sangue. «La sostanza che andiamo a misurare è la calcitonina e sa dirci se dietro un nodulo tiroideo si nasconde un carcinoma midollare». Ma c’è l’intenzione di perfezionare nei prossimi anni il riconoscimento diagnostico con un più sofisticato test: è la “biopsia liquida”, che punta a riconoscere le tracce delle citate mutazioni genetiche nel torrente sanguigno. Un traguardo futuro, ne siamo convinti, destinato ad aggiungersi ai tanti raggiunti da Airc, che in 37 anni ha consentito di raccogliere oltre 275 milioni di euro per assistere i migliori scienziati contro i tumori che colpiscono le donne.