Filippo Magnini e Giorgia Palmas, al terzo tentativo si sono sposati

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Finalmente al terzo tentativo latitaci ha permesso di poter dire: “Sì, lo vogliamo”. Il matrimonio nell’era Covid toglie quella parte legata al diverti-mento, alla condivisione. Ma ci si sposa per amore e a noi va bene così».

Filippo Magnini e Giorgia Palmas, già genitori della piccola Mia, lo scorso 12 maggio si sono sposati con cerimonia civile nel comune di Milano. Nozze, le loro (come quelle di molti altri, di questi tempi), con tanto di mascherina “invisibile” per non perdere il sorriso più importante nel giorno più importante. Nessun invitato, se non i testimoni e i genitori degli sposi, e niente party, lustrini o grandi feste. A “Chi” ecco il racconto del loro giorno da sogno.

Domanda. Finalmente ce l’avete fatta! Filippo. «Abbiamo dovuto rifare per tre volte i documenti. Ci saremmo dovuti sposare il 25 marzo dello scorso anno, due settimane dopo che l’ex premier Giuseppe Conte chiudesse l’Italia a causa della pandemia». Giorgia. «Era tutto pronto fin nei minimi dettagli:  dai fiori alla musica.

La location sarebbe stata la Villa Reale di Monza. Idem per i vestiti e tutto il resto. In più, io avevo scoperto di essere in dolce attesa. Diciamo che la delusione per il mancato matrimonio è stata superata dalla felicità di aver scoperto che stava per arrivare Mia (Giorgia è già mamma di Sofia, 12 anni, avuta dall’ex calciatore Davide Bombardini, ndr)».

F. «La seconda data era auspicata per l’estate 2020. Pensavamo a luglio, agosto. Ma c’erano troppi dubbi, sempre a causa del Covid. Per non sbagliare abbiamo fissato speranzosi il 5 dicembre dell’anno scorso. Poi siamo arrivati al 12 maggio. E va bene così».

D. Come e quanto è cambiato il vostro matrimonio ai tempi del Covid? G. «Innanzitutto io, Filippo e Mia abbiamo affrontato il “Covid di famiglia” con tutti i sintomi. Soprattutto la preoccupazione era concentrata su nostra figlia. Un periodo da cancellare. Pensare che oggi siamo qui sembra irreale, ma è bellissimo».

D. Continui… G. «Avevamo provato a organizzare le nozze all’aperto, in una villa a Como, sperando in un decreto “tamponi per tutti” e regole per i matrimoni, ma niente. Il settore degli eventi è stato completamente dimenticato.

A quel punto con Filippo ci siamo detti: “Verranno tempi migliori, alla fine conta solo l’amore. Ci sarà tempo per gioire in chiesa dinanzi al buon Dio e alle persone che amiamo”».
F. «E stato un matrimonio semplice, molto veloce con solo 15 persone, compreso chi ha officiato il rito civile. In ogni caso la fase magica: “Vuoi tu Filippo prendere in sposa eccetera” c’è stata. Questo conta parecchio».

G. «Poi lui mi ha fregato perché ha scritto un discorso bellissimo, anticipando il mio. Io ero in una valle di lacrime. C’è una frase che non dimenticherò mai: “Verranno tempi migliori, ma oggi siamo felici così”. E pensare che abbiamo usato mascherine a norma, ma trasparenti. Tamponi per tutti, ovviamente. È qualcosa che ti allontana dalla realtà. Ma quando io e Filippo ci siamo potuti baciare, tutto è tornato come prima».

D. Idem durante lo scambio delle fedi… F. «La guardo e la riguardo. E il sigillo del nostro amore. In fondo, chi l’ha detto che il matrimonio debba essere per forza una festa con tanta gente? Anche in due si fa festa. E noi eravamo felici anche con la mascherina, anche con le paure e il di stanziamento. Ringraziamo il buon Dio che possiamo raccontare una storia positiva in un mondo dove di sorrisi, oggi, ce ne sono pochi».

G. «Dopo il “sì” siamo andati in Duomo, dove tre anni fa è iniziato tutto e c’è stato il primo bacio. Abbiamo fatto qualche foto e abbiamo chiuso il cerchio lì, dove tutto è iniziato e ha preso vita la nostra storia d’amore».

D. Dopo il Duomo neanche un mini pranzo? F. «No. Siamo tornati subito a casa con i nostri familiari. Un brindisi veloce e poi siamo tornati a essere noi. Leggevamo titoli di giornali e siti: “Magnini e Palmas si sono sposati in segreto”. E una serie di altre cose, alcune carine altre meno. Più che in segreto ci siamo adeguati alle leggi dettate dall’emergenza Covid e soprattutto lo abbiamo fatto noi per noi, noi tra di noi. In silenzio è stato bellissimo».

G. «Quando è uscita la notizia bisogna anche dire che siamo stati riempiti, abbracciati, da un mare d’amore. La casa in un giorno è diventata un giardino a cielo “chiuso” per quanti fiori sono arrivati. Io sono strafelice. Sa per chi mi dispiace? Per la nostra wedding planner Isabella. Ha lavorato accanto a noi come una matta. Mi è spiaciuto vedere come il suo settore, quello degli eventi, dei matrimoni, del divertimento, sia stato completamente dimenticato. Per quel che può valere, io e Filippo, non appena si potrà, la festa la faremo e proveremo a rianimare, anche se in piccolissimo, un settore importantissimo con tutta la filiera che ne consegue. Diciamoci la verità, molti, troppi sono rimasti indietro».

D. Torniamo sul matrimonio: come è andata la prima notte da marito e moglie? Fuoco e fiamme? F. «Come nei più grandi film è stata pazzesca: ovvero, abbiamo dormito, io, Giorgia e Mia in mezzo a noi. Eravamo distrutti nonostante non avessimo fatto il party. Oggi tutto ciò che facciamo nel quotidiano ha un peso diverso, maggiore. Eravamo veramente felici, ma stanchissimi».
G. «… Proprio rock’n’roll. Non so come, ma è stata ugualmente una notte speciale, con una stanchezza speciale che rivorrei anche domani».
D. Gli abiti cheavete indossato in Comune, non erano gli abiti preparati per le nozze in chiesa, vero?