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Saranno quasi 30mila i tifosi sugli spalti di San Siro dopo un anno e mezzo di ‘porte chiuse’ o semichiuse con al massimo mille spettatori. Ieri è stata superata la quota di 25mila biglietti acquistati in prevendita. La società prevede la vendita di qualche migliaia di altri tagliandi oggi prima del via.

ERIKSEN TIFOSO IN TV

E in Danimarca ci sarà un tifoso speciale. Eriksen seguirà in tv la partita dei compagni dopo averli incitati nel corso degli ultimi giorni in uno dei tanti messaggi scambiati nella chat di squadra.
Simone Inzaghi ha fatto svolgere la rifinitura sul prato del Meazza per aiutare i calciatori a prendere confidenza con il manto erboso. Inizio dell’allenamento alle 18.30, stesso orario del via della partita di oggi col Genoa. Circa un’ora di lavoro per Handanovic e compagni.

A bordo campo c’era la dirigenza nerazzurra al completo per dare un segnale dell’importanza della gara con i rossoblù, decisiva per cominciare bene il campionato della difesa dello scudetto. Al termine della seduta, il club ha ufficializzato l’interruzione del rapporto con Lele Oriali , ormai scontato dalla fine di maggio dopo l’addio di Conte all’Inter. Con un comunicato è stata annunciata la decisione di sollevare l’ex mediano «dall’incarico di First Team Technical Manager».

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Una dose massiccia di ambizioni, motivazioni e spirito di squadra. Con questi ingredienti Simone Inzaghi spera di riuscire a condurre l’Inter al bis scudetto nonostante le cessioni eccellenti di Hakimi e Lukaku . L’allenatore nerazzurro, chiamato da Beppe Marotta per sostituire Antonio Conte alla fine dello scorso campionato, affronta con sincerità e concretezza le prospettive della nuova stagione che inizia oggi alle 18.30 contro il Genoa a San Siro.
LA RICETTA VINCENTE
«Voglio vedere in campo l’ambizione dei ragazzi. I giocatori avranno motivazioni da vendere», dice Inzaghi che non nasconde le difficoltà dell’estate: «Mi aspettavo che, dopo aver perso Eriksen , Hakimi e Lukaku, dall’esterno la gente avrebbe visto davanti altre squadre all’inizio del campionato – dice l’ex allenatore della Lazio parlando dei pronostici che ora vedono nuovamente davanti la Juventus – quello che dovremo fare per confermarci come la migliore squadra italiana è giocare con tantissima ambizione e spirito di squadra. La nostra forza deve basarsi soprattutto su questo. Non mi piace fare proclami sugli obiettivi e nemmeno stabilire la griglia di partenza delle favorite.
Ma posso dire che sono tranquillo per quello che ho visto in questi 45 giorni in allenamento e nelle amichevoli. Le motivazioni faranno la differenza. Faremo del nostro meglio per difendere il titolo. Ora voglio rivedere tutto questo in campionato, a partire dalla sfida col Genoa che non è semplice. Ballardini è bravissimo a far rendere al massimo le sue squadre. Lo conosco bene, mi ha anche allenato». Era l’ultima stagione di Inzaghi giocatore: 2009-10, ovviamente con la maglia della Lazio. Undici anni dopo, l’ex centravanti ne ha fatta di strada in panchina. Ora, dopo tanti anni in biancoceleste, Inzaghi è chiamato a questa particolare difesa del titolo conquistato dall’Inter. Una situazione strana perché la squadra campione d’Italia torna in campo dopo settimane nelle quali la formazione vittoriosa ha dovuto rinunciare a pezzi pregiati.
DZEKO A PRESCINDERE
Inzaghi affronta l’argomento senza scorciatoie: «Faremo di tutto per tranquillizzare quei nostri tifosi che sono preoccupati. Innanzitutto vorrei dire che sarà una grande emozione vederli allo stadio di nuovo numerosi. Sentiamo che tutti, dalla società ai tifosi, stanno andando nella stessa direzione. C’è stato il problema importante di Eriksen, poi la cessione dovuta di Hakimi e quella inaspettata di Lukaku. Ma sono arrivati i sostituti. Dzeko sarebbe stata una mia richiesta a prescindere: è completo e fa reparto. Dumfries è un giocatore molto interessante. Calhanoglu sarà molto importante. E Dimarco è tornato dal Verona».
Manca ancora l’ultimo tassello: un altro attaccante in entrata. Inzaghi, però, preferisce non parlarne: «Sono concentrato solo sul Genoa. Dobbiamo partire nel migliore dei modi». L’allenatore nerazzurro torna, invece, sui giorni che hanno preceduto la cessione di Lukaku: «La sua partenza non era preventivata. Io, Marotta e Ausilio abbiamo cercato di convincerlo a restare. Ci abbiamo provato per un giorno e mezzo.
Ma il ragazzo aveva scelto e lo ha detto in modo molto sincero ed educato, perché parliamo di una persona splendida oltre che di un giocatore straordinario. Adesso aspettiamo un altro attaccante per coprire questa perdita inaspettata arrivata appena dieci giorni fa». Ma, al di là del nuovo acquisto per il reparto offensivo, Inzaghi sa già quale sarà il tridente necessario a compensare le pesantissime partenze degli ultimi due mesi: ambizioni, motivazioni e spirito di squadra. Il viaggio dell’Inter alla difesa dello scudetto parte da queste tre elementi fondamentali.

Per capire le ragioni della scelta di Borja Valero, 36 anni, 627 partite da professionista, di cui 233 nella Fiorentina e 100 nell’Inter, nuovo centrocampista a costo zero del Centro Storico Lebowski, campionato toscano di Promozione, club interamente di proprietà dei tifosi, può essere istruttivo rileggere alcuni passi dell’intervista che egli rilasciò al mensile francese So Foot nel novembre 2014. «Per me il calcio era un divertimento, ma ho smesso di viverlo in modo spensierato nel giorno in cui ho varcato la soglia del centro di formazione del Real a 11 anni. Se non fossi diventato professionista, la mia analisi sarebbe molto più amara.

Durante la mia formazione ho convissuto con oltre 300 ragazzi e l’85% di loro non ha sfondato. È tutta gente che ha sacrificato l’adolescenza per niente. Quelli scartati, li vedevi partire con lo zaino, dall’oggi al domani. E mi dicevo che avrei potuto fare anch’io quella fine. Al Real ti danno il miglior stipendio, una casa, una macchina, un orologio di lusso. Vivi su un altro pianeta, sei al vertice, ma non si tratta di calcio vero. All’inizio, a fine partita uscivo a piedi dallo stadio e nessuno mi riconosceva. Ma, forse, oggi la gente mi apprezza perché faccio la spesa al supermercato, metto in ordine io la stanza dei miei figli, faccio il turista in città come tutti. Sono un privilegiato, c’è gente che lavora 12 ore al giorno, noi ci alleniamo tre ore al giorno. Bisognerebbe smettere di considerare i calciatori delle star, il nostro mestiere va demistificato». Ecco, demistificato: e tutto si spiega.

Spiega lo spirito, la passione di Borja Valero e la sua condivisione dei valori di cui il Centro Storico Lebowski si fa portatore. «A partire da ciò che il club ha fatto in San Frediano per ridare vita al giardino dei Nidiaci e per dare la possibilità a tutti i bambini e alle bambine del quartiere di giocare, divertirsi e imparare a vivere senza ansie uno sport bellissimo che sta perdendo la sua umanità». Nel giorno in cui scatta il nuovo campionato di Serie A, la scelta di Borja Valero e la realtà del Lebowski suonano intriganti, romantiche di certo e, altrettanto sicuramente, vere. «Questa faccenda ha senso solo se interpretata nei modi giusti – hanno scritto su Facebook – Non ci servono marchette acchiappalike né ci servono merci di scambio per trovare nuovi soci e nuove socie. Ci servono spiriti affini, con la voglia di mettersi in gioco… Ci servono messaggi prorompenti da spedire ai grandi padroni del calcio e alla massa di appassionati e addetti ai lavori che dal basso, nel fango e nel silenzio tentano ogni giorno di dare materia ai propri sogni; a chi sente nel profondo le ingiustizie e vuole ribaltare il tavolo». Il messaggio che arriva da Firenze è forte e chiaro: un altro calcio è possibile. Mai smettere di crederci.