La partita Torino – Lazio . Sarà un’esclusiva DAZN, detentore dei diritti di 10 partite su 10 per ogni giornata di Serie A, di cui 3 in co-esclusiva con Sky Sport. La gara sarà visibile in streaming, attraverso il download dell’app ufficiale dell’emittente – con relativa iscrizione e abbonamento – o attraverso una qualsiasi Smart TV. Da quest’anno, con l’acquisto del DAZN box sarà possibile inoltre avere un canale digitale dedicato con i migliori contenuti scelti giorno per giorno. Si sconsiglia categoricamente l’utilizzo di siti pirata per la visione della gara. Sarà disponibile anche sul sito una diretta testuale per seguire la partita: un evento non solo attesissimo dai tifosi azzurri, ma che sarà seguito in tutto il mondo.
Sono gli alfieri di due universi paralleli, figli di due scuole calcistiche e di pensiero agli antipodi. Diversi in tutto, o forse quasi, Ivan Juric e Maurizio Sarri, i due «comandanti» di Torino e Lazio, perché poi gira e rigira qualche punto di contatto trai due si ritrova. Sono però marcatamente di più le cose che li differenziano ,a cominciare dai profumi: croato di mare il primo, toscano di campagna il secondo.
Discepoli di filosofie che si guardano da lontano più con diffidenza che con spirito di emulazione: Juric è il rampollo più rampante di un football verticale di stampo gasperiniano; Sarri è uno dei principali apostoli di un calcio orizzontale inventato da Sacchi e rivisitato nella nostra epoca da Guardiola. Si stimano molto, e non è affatto scontato quando si parla di allenatori a queste latitudini. Non lo nascondono: negli archivi si ritrovano ritagli del passato nei quali i due si sono puntualmente scambiati complimenti.
Fuori dal campo, hanno un modo di vedere il mondo che idealmente li unisce: dai principi alla visione della vita, dal valore della gavetta che ha attraversato le vite di entrambi al fatto di sentirsi allenatori di un calcio popolare. E fatto per la gente. Questa sera, allo stadio Olimpico, non potranno abbracciarsi, come hanno sempre fatto, perché Sarri dovrà scontare un’ultima giornata di squalifica.
Faranno parlare il confronto del campo, tra due squadre che un trimestre fa hanno avviato contestualmente una rivoluzione. Cambiando tutto e ribaltando concetti sedimentati da anni. Juric insegue la terza vittoria di fila, alla ricerca delle conferme che il suo spirito stia pervadendo il Toro. La Lazio cerca tracce di sarrismo, perché dopo un inizio roboante lo stop di Milanoeil pari col Cagliari hanno smorzato gli entusiasmi. Sarà la sfida tra due stili che corrono attraverso questi allenatori che, forse come pochi altri, caratterizzano le loro squadre. Senza scendere a compromessi. Il concetto Portano in scena entrambi una bellezza, di cui sono riconoscibili le differenze.
Fluida, armonica e più orizzontale quella tipica del gioco di Sarri; potente, feroce e spiccatamente verticale quella di Juric. Incima ai concetti desiderati dal tecnico della Lazio c’è la sublimazione del gusto del possesso, a partire dalla costruzione dal basso. In quelli dell’allenatore granata c’è invece la propensione a rapidi capovolgimenti di fronte con pochi passaggi, senza disdegnare il ricorso al lancio del portiere, per raggiungere velocemente la trequarti.
Insegnano un calcio organizzatissimo nella struttura, nella quale gli esterni hanno prerogative diverse: attaccanti aggiunti per il tecnico del Toro, pedine di un disegno più ampio per quello della Lazio. Sarri appartiene di diritto alla categoria dei giochisti, Juric è più una via di mezzo, un ibrido, tra divertimento e risultato. Forma e sostanza La rappresentazione del loro calcio viaggia su binari di formaedi sostanza non avvicinabili. Nella concezione dello spazio, ad esempio: Juric spacchetta il campo in una scacchiera di duelli, uomo contro uomo ovunque, sia quando difende sia quando costruisce. È quel filo invisibile che tiene insieme la sua ragnatela tattica. Sarri ribalta il concetto: lo spazio è da sfruttare, quasi utilizzare. Zona pura, si diceva una volta, applicata nei movimenti di tutti i reparti.
L’uomo chiave di Sarri è il play di centrocampo, il metronomo intorno al quale deve girare l’orchestra; per Juric forse un vero epicentro non esiste, certo i due trequartisti sono per lui un ruolo ad altissima sensibilità, ma il suo calcio trova la fonte più sull’intensità e sull’aggressività. Schierano entrambi un tridente, sì è vero, ma differente in tutto: puro per Sarri con il ricorso a una punta centrale in questo momento alla Lazio (Immobile) che attacca lo spazio, nel passato più il falso nove; due trequartisti e una punta più tattica, di equilibrio, per favorire l’innesto dei centrocampisti per il croato. Anche dietro non si somigliano per niente: linea a 4 Sarri, semprea3Juric. Hanno idee così lontane, ma carattere e look così simili: in panchina vestono in tuta o in t-shirt, la sigaretta fuori dal campo. E ricorrono a un linguaggio senza filtri. Forse per questo si piacciono