Bruno Barbieri torna a MasterChef nel suo ruolo preferito

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Mystery box e grembiuli bianchi, sfide in esterna e Pressure test: state pronti, perché i fornelli di MasterChef, il cooking show di Sky prodotto da Endemol Shine Italy, stanno per riaccendersi. Da giovedì 16 dicembre su Sky (e in streaming su NOW) ne vedremo di cotte e di crude, come ormai da undici stagioni a questa parte ci ricorda chi in quella cucina c’è stato dal primo giorno. «Da allora MasterChef è cambiato, come sono cambiato io e come è cambiato tutto», spiega a Gente chef Bruno Barbieri, giudice del talent culinario fin dalla prima edizione. «Ed è questa trasformazione, del mondo e dell’universo del food, che raccontiamo attraverso la televisione, con un gioco che dopo undici anni continua a divertire il pubblico».

Da allora sono arrivati Instagram, Greta Thunberg e una pandemia: qualcosa è rimasto uguale agli esordi? «MasterChef ha avuto sempre un occhio molto lungo rispetto a quel che accadeva attorno: il fatto che abbiamo inventato le doggy bag fin dal 2010, facendo passare il messaggio che il cibo non deve essere sprecato, e che oggi siamo ancora più attenti a essere plastic free, è la chiave di questo programma fin dalla prima stagione. Un messaggio vero e utile come quello di Greta, comunque la si pensi sul suo modo di farlo: il senso è accendere una lampadina, non lasciare che per comodità o distrazione la luce si spenga.

Poi dobbiamo intrattenere e divertire, dunque bisogna cambiare e innovarsi». Cosa vedremo di nuovo? «Quest’anno abbiamo dato molto spazio a concorrenti stranieri che si sono integrati nel nostro Paese e a combinazioni gastronomiche che non sono legate all’Italia. Poi abbiamo deciso di concentrarci meno sulle esterne e dare più spazio agli Skill Test, cioè a quelle prove di abilità più tecniche che mettono alla prova le capacità dei concorrenti e a volte anche quelle di noi giudici. Perché la cucina non è solo creatività, ma anche numeri, regole e dosaggi che devi padroneggiare se vuoi andare avanti».

Come nella tua famosa bernese… «La salsa bernese diventata un tormentone nelle scorse edizioni può sembrare facile, ma richiede che si rispettino le temperature giuste, che si conosca il colore che deve prendere l’uovo, che si sappia quale deve essere il ritmo quando aggiungi l’aceto e quale il rumore mentre la vai a montare. La gente oggi l’ha imparato davvero ed è questa la strada che abbiamo scelto». Significa che vedremo concorrenti più competenti e meno personaggi? «No, no, no: i personaggi devono esserci, un talento culinario che sta muto come un pesce non funzionerebbe. Quando andiamo a fare i casting con Antonino e Giorgio (Cannavacciuolo e Locatelli, gli altri due giudici, ndr) cerchiamo di bilanciare le due cose, senza mai dimenticare che è uno spettacolo».

A proposito, tra i giudici tu continui a essere il più cattivo dei tre? «Ma no, diciamo che sono sempre molto duro, ma soprattutto che cerco di aiutare i concorrenti che ho davanti a tirare fuori il loro meglio, che si tratti di una battuta ben riuscita o di un soufflé perfetto». Questa è la seconda stagione che avete girato con misure di sicurezza anti Covid. «Sì, è tutto molto complicato, credo di aver fatto quattro tamponi a settimana, mi sono vaccinato appena è stato possibile. Devo dire che Sky ed Endemol hanno lavorato alla grande su questo aspetto, rispettando tutte le procedure e investendo molto denaro, perché i costi per mettere in sicurezza una macchina organizzativa come quella di MasterChef sono altissimi.

Il risultato è che non abbiamo avuto nessun incidente di percorso, nessuna quarantena, tutto è filato liscio». Il rapporto con i tuoi colleghi giudici: Antonino Cannavacciuolo? «Per me è insostituibile, il mio pane quotidiano: è una persona che ti fa stare bene, da quando lo conosco, pur di fronte anche a mille provocazioni, non si arrabbia e non si smuove mai». Un aggettivo per Giorgio Locatelli? «È l’avvocato giusto, quello che in ogni situazione ricollega i fili, l’uomo che capisce i momenti e riesce a rimettere le cose a posto qualunque cosa succeda». E uno per se stesso? «Cosa devo dire: l’intramontabile? Io non so cosa potrebbe pensare le gente se un giorno ci fosse MasterChef senza Barbieri, che certo si può benissimo fare.

Ma credo che il pubblico abbia capito che quello che io sto dando a questo programma non è solo il saper fare con il cibo, io ho cercato di metterci dentro me stesso». A cominciare da occhiali stilosi, mocassini senza calze e teschi sulla giacca: sei il dandy della cucina italiana d’altra parte. «Certo i miei outfit sono diventati parte del programma e quest’anno vedrete cosa mi inventerò a ogni puntata». Un’anticipazione? «Se in passato mi sono vestito di rosso come il diavolo, quest’anno oserò di più con i colori, che sono gioia ed espressione di sicurezza, perché per indossare un total look rosa shocking bisogna avere personalità. Non è un modo per stupire, ma ancora una volta per divertire la gente, per dire che bisogna essere positivi accada quel che accada, malgrado le cose brutte che abbiamo vissuto in questi anni».