Dove e come vedere Inter Torino
Serie A sarà trasmessa in diretta streaming da Dazn e sarà visibile agli utenti della piattaforma sulle Smart TV di ultima generazione che siano compatibili con l’app. Grazie all’applicazione poi si potrà assistere al match su tutti i televisori collegati ad una console PlayStation 4 o 5 o XBox ed ancora alle tim vision box oppure a un dispositivo Google Chromecast o Amazon Fire TV stick. Sarà possibile assistere a match anche su Sky e nello specifico su Sky Sport 1 al numero 201 del satellite numero 472 e 482 del digitale terrestre. Si potrà assistere al match anche su Sky sport calcio al numero 202 e 249 del satellite oppure a 473 e 483 del digitale terrestre. Si potrà ancora assistere a Inter Torino su Sky Sport al numero 251 del satellite. I tifosi potranno anche guardare la partita in diretta streaming, ovviamente su dispositivi quali smartphone e tablet iPhone e iPad scaricando le relative applicazioni da Dazn e SkyGo per sistemi Android e iOS.
Primo e secondo anello esauriti, con 45mila spettatori attesi a San Siro. Niente male per questo Inter-Torino, anche perché l’orario della partita (calcio d’inizio alle 18.30), le nuove ansie per il Condri, nonché la frenetica corsa agli ultimi acquisti pre-natalizi, potevano essere ostacoli imponenti per impedire di avere una degna cornice all’evento. Invece si è già andati al di là delle aspettative e, con la capienza al 100% non si fa peccato a pensare che si sarebbe sfiorata quota 60mila. Merito di un’In-ter che vola, certamente. Ma pure dell’interesse che porta con sé un Torino rinvigorito dalla cura imposta da Ivan Juric a una squadra che, una stagione fa, di questi tempi aveva encefalogramma piatto. Tira aria di partitone e i tifosi, nonostante tutti i motivi di cui sopra, hanno risposto presente all’appello.
Per l’Inter si tratta di mettere la ciliegina a un 2021 da urlo, con 101 punti conquistati, tanti quanti la Juve di Massimiliano Allegri nel 2018 (i bianconeri mantengono comunque una media punti migliore). La 7a vittoria consecutiva, oltre a superare quota 101, permetterebbe a Simo-ne Inzaghi di mettersi un’altra bella medaglia al petto, perché l’Inter soltanto due volte ha concluso l’andata con più punti nell’era dei tre a vittoria e con la Serie A a venti squadre, ovvero nei due campionato post-Calciopoli (2006-07 e 2007-08) con Roberto Mancini allenatore. A corredo, l’Inter, dovesse battere il Toro mantenendo la porta ancora una volta inviolata (sarebbe la sesta partita di fila), riuscirebbe a superare quanto fatto da Giovanni Trapattoni nell’anno dello scudetto (5 marzo-2 aprile 1989: arrivò pure la sesta vittoria, ma a Cesena, nel 2-1 finale, Zenga prese gol) e quanto riuscito a Roy Hodgson tra 1’11 febbraio e il 10 marzo 1996 (serie interrotta dallo 0-2 subito a San Siro dalla Sam prioria). E poi, tanto per non farsi mancare nulla, c’è da migliorare il record di gol nell’anno solare (103) stabilito con il pokerissimo a Salerno.
Numeri da urlo che però non fanno ugualmente vivere tranquillo Inzaghi che stasera proporrà l’Inter di gala, fatta eccezione per Nicolò Barella, squalificato. «Siamo molto contenti per il titolo d’inverno, ma sappiamo che questo non finisce nell’albo d’oro – l’avvertimento dell’allenatore nella chiacchierata a Inter Tv – Però è una bella sensazione, ma quanto fatto deve essere uno stimolo per dare di più. Siamo in un bel momento, i ragazzi sono tutti coinvolti e lavoriamo sempre molto bene, nonostante le tantissime partite che abbiamo avuto. Siamo contenti, ma sappiamo che il nostro percorso è molto lungo; in queste prime 18 partite la capolista è cambiata velocemente. Noi siamo in linea con quello che ci aveva chiesto la società, ovvero ritornare agli ottavi di Champions e di mantenere il posto tra le prime 4 in Serie A. La squadra lavora bene, il titolo d’inverno è uno stimolo, sapendo che le insidie e le avversarie sono tante».
Già e il calendario, dopo lo stop natalizio, dà le vertigini di un Tourmalet, ma Inzaghi sa bene che i campionati si vincono in Primavera: «Mancando ancora 20 partite alla fine, è ancora lunghissima. Sappiamo quanto ci prospetta il calendario, ma ora sono concentrato solo sulla sfida col Torino che è una squadra in salute e molto ben organizzata: hanno giocatori di quantità e qualità, nelle ultime quattro ha fatto due pari e due vittorie. Stimo molto Juric, perché è molto preparato e riesce a tirare fùori il meglio dalle proprie squadre». L’intensità del Toro e l’assenza di Barella sono buoni motivi per pensare che quello di stasera possa essere un test in vista di quanto potrà attendere l’Inter contro il Liverpool: «Ma alla Champions manca ancora tantissimo – chiude Inzaghi – e di questi tempi devi sempre avere in testa idee diverse perché, causa squalifiche e infortuni, la squadra è sempre in evoluzione da un giorno all’altro».
Tra l’altro, Inzaghi ha un motivo in più per battere il Toro: vincere, dopo ben cinque tentativi andati a vuoto, l’ultima gara in campionato dell’anno. Con la Lazio non ci è mai riuscito: due sconfitte (nel 2016/17 3-0 con l’Inter e un campionato fa 3-2 col Milan, sempre a San Siro) e tre pareggi, due senza reti (sempre contro l’Inter, nel 2017/18 e con il Verona, stagione 2019/20) e un 1-1 proprio con fi Toro (2018/19).
PAOLO PIRISI
TORINO
Gli esami non finiscono mai. Ma ormai Vanja MilinkovicSavic non ha più nulla da dimostrare nel breve periodo: ha fatto capire coi fatti di essere al posto giusto al momento giusto. La gara di San Siro contro l’Inter non è altro che un banco di prova stimolante: per lui e per il Toro. Di fronte c’è la squadra migliore d’Italia, nonché quella che sta esprimendo il gioco più esaltante: per informazioni chiedere a Cagliari e Salernitana, prese a schiaffoni dai nerazzurri. Il duello di stasera fra Inzaghi e Juric è presto spiegato dai numeri: il migliore attacco del campionato, con 48 gol finora messi a segno, al cospetto della quarta difesa del torneo (appena 18 reti incassate). Una retroguardia guidata da Milinkovic-Savic, portiere sempre più affidabile, ma anche arma tattica divitale importanza per i granata. Dai suoi piedipassa una fetta della manovra del Toro, ma l’aspetto da evidenziare dell’ultimo periodo è la sicurezza che sta trasmettendo: la parata sulla zuccata di Ceccherini, nei minuti di recupero contro il Verona, ha messo in mostra i progressi di Vanja. Ora è sul pezzo tutta la partita, prima si concedeva qualche sbandata di troppo. Il ragazzo si è responsabilizzato in estate. Grazie al ds Va-gnati, che hascelto di puntare su di lui lasciandosi alle spalle le inquietudini dei tifosi e dell’ambiente. Ma grazie soprattutto a Juric, che con Milinkovic-Savic lia usato bastone e carota con un dosaggio perfetto. Vanja ora è una garanzia per il Toro. Stasera gli toccano dei clienti scomodi: il piede magico di Hakan Calhanoglu, la cattiveria sotto porta di Lautaro Martìnez e il fiuto del gol di Edin Dzeko.
All’orizzonte, poi, ci sono possibili sviluppi per quanto riguarda le condizioni di Dennis Pra-et. In controtendenza rispetto alle parole di Juric di ieri mattina in conferenza stampa, il giocatore è stato convocato ed è partito con la squadra per Milano. Ad agevolare una chiamata last minute la vicinanza della trasferta. Le buone notizie e il cauto ottimismo intorno a Praet derivano dall’esito dell’ecografia svolta ieri: nessuna lesione evidenziata, ma solo un affaticamento ai flessori della coscia sinistra. Nulla di preoccupante, anzi il belga sta bene e potrebbe addirittura sedersi in panchina a San Siro. Condizionale d’obbligo, perché il Toro non vuole in alcun modo forzare i tempi di recupero: meglio averlo al massimo delle forze il 6 gennaio contro l’Atalanta che a mezzo servizio contro l’Inter. Intanto, però, la novità confortante è che Juric potrà da subito contal e su Praet nel nuovo anno: non un dettaglio da poco, considerati i vari problemi fisici che il ragazzo si trascina dall’esperienza di Leicester.