La storia di Ida Dalser, la donna che affermò di essere la moglie di Benito Mussolini e madre di suo figlio, Benito Albino, è stata spesso raccontata come un dramma di persecuzione orchestrato dal Duce. Tuttavia, nuovi documenti presentati da Antonio Alosco, allievo di Renzo De Felice, offrono una prospettiva diversa su questa vicenda, suggerendo che la realtà potrebbe essere molto più complessa di quanto comunemente conosciuto.
Ida Dalser, nata a Sopramonte nel 1880, conobbe Mussolini nel 1909 a Trento, dove il futuro leader fascista lavorava come giornalista. La loro relazione iniziò tra il 1914 e il 1915, e la Dalser annunciò la sua gravidanza a Mussolini, già legato a Rachele. Mussolini riconobbe il figlio, ma la relazione fu breve, e il matrimonio non era nei piani del futuro Duce.
Dopo la nascita di Benito Albino, la Dalser cercò di far riconoscere il loro matrimonio, ma le richieste furono respinte. Nel 1918, la Dalser e suo figlio furono destinati come profughi a un campo in Caserta a causa della loro origine trentina. Documenti medici dell’epoca attestano che il bambino aveva problemi di salute legati a una possibile sifilide ereditaria, e la Dalser presentava uno “squilibrio mentale” con un “carattere neuropatico”.
Contrariamente alla narrazione comune, questi documenti suggeriscono che la storia drammatica di Ida Dalser e suo figlio precede la ascesa di Mussolini al potere. Nel 1918, Mussolini non era ancora il leader fascista potente, e la Dalser, con richieste violente e minacce di suicidio, aveva già attirato l’attenzione delle autorità. Alosco conclude che ricostruire la verità storica è più importante che attribuire colpe al Mussolini e al fascismo, enfatizzando la complessità di questa storia misconosciuta.
In questo modo, la vicenda di Ida Dalser emerge come un intricato intreccio di relazioni e circostanze, che getta nuova luce su una pagina oscura della storia italiana.