Carlo Conti prepara una puntata speciale di Tale e Quale show

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E’ davvero instancabile, Carlo Conti. Reduce dalla settimana dedicata a I Giorni della Ricerca promossi da A IRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro di cui è testimonial da tanti anni, il conduttore è impegnato ogni venerdì con il torneo di Tale e Quale Show e sta lavorando anche alla prossima edizione de Lo Zecchino d’oro (di cui è Direttore Artistico) alla guida del quale quest’anno ci sarà la sua amica Antonella Clerici.

Che bilancio fai di questa edizione di Tale e Quale Show?

«Più che positivo. Tale e Quale si è confermato uno dei programmi d’intrattenimento più seguiti dal pubblico. Mi inorgoglisce anche un altro risultato che va’riconosciuto al programma: quello di aver lanciato in questi anni degli ottimi artisti e di aver ridato la giusta collocazione a professionisti già affermati. Sono molto curioso di vedere il riscontro della puntata in cui i protagonisti del nostro show saranno dodici persone non famose (in onda venerdì 22 novembre, ndr). Questa serata speciale si intitolerà Tali e Quali e, per l’occasione, avremo anche una giuria più numerosa rispetto a quella di Tale e Quale versione vip».

Potrebbe essere la premessa di un’intera edizione “nip” di Tale e Quale?

«Non lo so. Ciò di cui sono sicuro è che, contrariamente a quello che succede all’estero, non farei mai una versione con i bambini di questo programma. Lo dico da uomo di televisione, ma anche da padre: i bambini devono fare i bambini. Ecco perché invece ho detto sì allo Zecchino d’oro, per esempio».

A proposito di Zecchino d’Oro, mancano poche settimane alla nuova edizione. Che cosa puoi anticiparci?

«La grande novità è Antonella Clerici, una fuoriclasse della conduzione che approda allo Zecchino».

È stata una tua idea o della rete?

«Da direttore artistico della kermesse mi sto divertendo a mettere in campo delle novità. È stata una mia idea che la Rai ha accolto subito con piacere. Altra importante novità è che la finalissima, in cui sarà decretata la canzone vincitrice dello Zecchino, approderà in prima serata. Anche in questa bella occasione il mio obiettivo sarà quello di riunire davanti alla Tv tutta la famiglia». Che effetto ti fa pensare ad Amadeus direttore artistico e padrone di casa del prossimo Festival di Sanremo?

«È un amico e sono molto felice che il Festival sia stato affidato a lui. Abbiamo la stessa storia: partiti dalla radio, abbiamo fatto tanta gavetta e condividiamo la passione per la musica. È giusto che gli sia stata data questa prestigiosa opportunità: farà bene, ne sono certo, e si divertirà. Così come è successo a me».

La scorsa settimana AIRC ha riproposto l’iniziativa de I Giorni della Ricerca.

«Sono ambasciatore AIRC dal 2011 e mi sono assunto l’onore e l’onere di fare in modo di ottenere una raccolta fondi più ampia possibile. Mi dicono che con Tale e Quale e L’Eredità, grazie al grande cuore e alla generosità dei nostri telespettatori, sono riuscito a raccogliere due milioni di euro».

La ricerca sul cancro, ma anche la comunicazione relativa a questo tema così delicato, hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni.

«È così, basti pensare che fino a qualche tempo fa la gente nemmeno osava

pronunciare la parola “cancro”. Si preferiva la generica espressione “brutto male”. Mio padre è morto a causa di un cancro ai polmoni quando io avevo appena diciotto mesi. Òggi la parola “cancro” viene pronunciata senza timore, né vergogna, e questa, come sostengono anche gli stessi ricercatori, è già una prima importante vittoria, proprio perché quello che conosciamo ci fa meno paura.

Ora il prossimo passo è quello di sconfiggere questa malattia».

Cosa si può fare per raggiungere questo obiettivo?

«È fondamentale lo straordinario e preziosissimo lavoro dei ricercatori e la generosità di noi italiani. È una battaglia dura, ma può essere vinta. Una metafora, quella bellica, che usava il mio amico Fabrizio Frizzi. Quando gli chiedevo “Come stai?”, lui rispondeva “Combatto”. Così come Oriana Fallaci

che sintetizzava la sua lotta quotidiana contro il cancro dicendo: “Sono in guerra. Il nemico vuole uccidermi e io voglio uccidere lui”. Sono tanti i malati in trincea che lottano per vincere questa battaglia che riguarda tutti noi, nessuno escluso. Tutti, infatti, abbiamo avuto un nostro caro colpito da questa malattia».