Christian De Sica, l’attore ha raccontato il rapporto speciale con suo padre

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E’  una delle leggi della natura più difficili da accettare. La morte, che porta con sé mistero, paura, sgomento. Che sia la perdita di un figlio, la scomparsa di un genitore o di un amico caro, è qualcosa che vorremmo sempre rimandare. E sulla fine della vita terrena ci poniamo le stesse domande dalla notte dei secoli: che cosa c’è dopo? Che fine fanno i parenti e gli amici cari? Di sicuro immaginarli accanto a noi, seppure in maniera diversa rispetto alla presenza fisica, ci conforta.

Non a caso sono tante le persone che affermano di sentire vicini i propri defunti, di percepirli nella quotidianità, soprattutto nei momenti difficili. Non mancano fra questi i personaggi del mondo dello spettacolo: c’è chi dice di sentire la presenza di parenti defunti attraverso strani movimenti in casa e chi avverte manifestazioni ben precise,Tra loro c’è anche l’attore e regista Christian De Sica: ha affermato di percepire vicino a sé, nei momenti difficili, il padre, il grande Vittorio, scomparso nel 1974.

«Quando sono in difficoltà mi faccio il segno della croce dicendo: “Papà aiutami tu”. Di colpo mi sento pervadere da un grande senso di calma», ha dichiarato l’attore. Lui afferma di essere convinto che ad aiutarlo sia proprio papà Vittorio De Sica: «So per certo che c’è e che mi protegge. C’è qualcosa di magico in quello che mi succede. Improvvisamente mi tranquillizzo, seguo il mio istinto e tutto va a meraviglia», ha aggiunto l’attore: «Non c’è un giorno in cui non gli rivolga un pensiero».

La sua convinzione di avere il padre sempre accanto è dovuta anche alla fede: «Credo nell’aldilà. Sono cattolico e penso che le anime continuino a vivere dopo la morte», ha spiegato l’attore. Ma non sempre la percezione di un contatto con il soprannaturale è legata alla religione: spesso è solo una fase che aiuta a superare il lutto. «L’impressione che i defunti siano accanto a noi è una cosa assolutamente normale», spiega a Nuovo Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta dell’associazione Alice onlus: «Fa parte del processo di lutto, soprattutto a breve termine, avere l’idea che la persona scomparsa continui ad accompagnarci.

Ci si rivolge a lui o lei come se fosse ancora presente: immaginiamo i cari estinti in casa, o al lavoro nei momenti e nei luoghi dove noi non siamo presentirsi sente ancora la voce del proprio caro ammonirci” o darci qualche buon suggerimento». E un modo per non avvertire in maniera netta il distacco iniziale. Tuttavia l’esperta ci mette in guardia dai pericoli che queste percezioni possono causare, soprattutto se sono continuate nel tempo. «In certi casi la necessità di mantenere un contatto si trasforma nella ricerca di una presenza a tutti i costi. Allora ci si autosuggestiona: si pensa di vedere oggetti che si sono spostati da soli o che ricompaiono dopo essere spariti; si interpretano suoni o eventi come messaggi dall’aldilà fino, addirittura, a rivolgersi a medium o spiritisti per ricercare un contatto», continua l’esperta. Prove concrete di contatti con gli spiriti non sembrano esserci.

«Il Cicap, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, da oltre vent’anni indaga su questi misteri e non è mai riuscito a dimostrare la reale esistenza di nemmeno uno spirito», continua la psicoterapeuta. Il lutto è una faccenda delicata: ciascuno lo affronta a suo modo e non esiste un manuale di istruzioni. Pensare di avere il proprio caro sempre vicino aiuta ad affrontare un passaggio critico come la morte. Pian piano, però, si deve riprendere il contatto con la realtà. Si può anche continuare a immaginare di “parlare” con il proprio caro, consapevoli del fatto che si tratta di un dialogo interiore: un esercizio rassicurante che deve avvenire attraverso il ricordo delle parole e dei gesti della persona amata e ormai scomparsa.

Senza cedere alla pericolosa illusione di parlare con una persona in carne e ossa. «Dobbiamo cominciare a pensare di rivolgerci a uno psicologo quando queste fasi di lutto non rientrano spontaneamente entro un paio di anni dalla scomparsa di una persona cara», suggerisce Marina Zanotta, che invita a diffidare di medium e affini: «Quando si comincia a entrare in giri poco trasparenti, fatti di persone che si approfittano anche economicamente del dolore altrui, come medium o spiritisti poco raccomandabili, allora è il caso di chiedere un aiuto professionale per rielaborare meglio il lutto. E, se necessario, denunciare alle forze dell’ordine gli eventuali truffatori».