Veronica Panarello, per la cassazione è lucida e cosciente

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Secondo la Corte di Cassazione Veronica Stival, accusata di aver ucciso il figlio Loris strangolandolo con delle fascette da elettricista il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, “non versava in stato confusionale, come la stessa ha cercato di far credere, ma, al contrario, era perfettamente cosciente e orientata nell’attività di eliminazione delle tracce del commesso reato e di depistaggio delle indagini”. La cassazione, con l’udienza svoltasi lo scorso 21 novembre, aveva respinto il ricorso della difesa della donna contro la condanna a 30 anni di reclusione.

Ad avviso dei supremi giudici, non meritano obiezioni le conclusioni raggiunte dai magistrati di primo e secondo grado per cui le diverse versioni fornite dalla Panarello “contraddittorie e contrastanti tra loro” non sono “in alcun modo riconducibili ad alcun disturbo o disfunzionamento cerebrale, del quale comunque non vi è alcuna evidenza scientifica e oggettiva, ma costituiscono piuttosto i tasselli di una deliberata e dolosa strategia manipolatoria e falsificatrice della realtà in un’ottica di adeguamento progressivo della propria linea difensiva alle diverse emergenze procedimentali che via via si sono succedute”.

Insomma per i giudici la Panarello non soffre di “alcun disturbo del contatto con la realtà, nessun disturbo ideativo o percettivo (deliri, dispercezioni, trasfigurazioni della realtà su base psicopatologica) in grado di interferire sulla sua capacità di intendere, né con riferimento all’attualità e neppure all’epoca dei fatti”. Emerge solo “una certa dose di impulsività, di labilità emotiva, peraltro poco significativa sul piano clinico”.