Gabriele Muccino torna con “Gli anni più belli” racconta la nostra storia degli ultimi 40 anni

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Con “A casa tutti bene” è tornato ad essere apprezzato da tutti dopo alcuni film che non erano riusciti a cogliere completamente nel segno e ora Gabriele Muccino, a 52 anni, è pronto per un film ambizioso, forse il più ambizioso della sua carriera. Finora, infatti, ha raccontato in modo magistrale degli affreschi di alcuni momenti della vita di una persona, ad esempio l’adolescenza in “Come te nessuno mai”, le vacanze  estive da ragazzi in “L’estate addosso”, la crisi dei 30 anni in “L’ultimo bacio”, quella delle coppie sposate da tempo in “Ricordati di me”, e senza dimenticare i film “americani” come “Sette anime”, “La ricerca della felicità”, “Quello che so sull’amore” e “Padri e figlie” che hanno fatto riflettere milioni di persone in tutte il mondo.

Con “Gli anni più belli”, invece, Muccino racconta la storia di quattro amici nel corso di quarant’anni finendo per raccontare non solo la loro, ma anche quella di tutti gli italiani, un film «per raccontare 40 anni di storia del nostro Paese, dagli Ottanta a oggi, e la ciclicità della vita. – ha detto a “Il Messaggero” – Il film ruota intorno a quattro personaggi, tre uomini e una donna che rappresenta il collante tra loro. Sono amici da quando avevano 16 anni e vivevano nel quartiere Prati, a Roma, nell’epoca in cui si giocava ancora a pallone per la strada e le classi sociali si intersecavano: un po’ quello che succede oggi in periferia, una zona che per noi del centro città era inaccessibile come le Colonne d’Ercole».

Nel film è centrale uno degli aspetti che sta più a cuore a Muccino in questo momento: non tanto ciò che accade in un particolare momento della nostra vita, quanto che passano gli anni, si perfeziona la tecnologia e ci sentiamo più evoluti ma alla fine vogliamo e accadono sempre le stesse cose. E’ la ciclicità della vita, appunto, è quella famosa ruota che fa capitare sempre gli stessi eventi a tutte le generazioni: «è un grande affresco che racconta chi siamo, da dove andiamo e chi saranno i nostri figli. E’ un omaggio al cerchio della vita che si ripete in epoche diverse. Di sicuro è il mio film più epico».

Il regista ha girato il film pensando anche ai grandi del cinema italiano, da Dino Risi a Ettore Scola, da Nino Manfredi a Vittorio Gassman, in particolare a “Una vita difficile” di Risi e “C’eravamo tanto amati” di Scola, film a cui si è ispirato e che fanno parte della sua storia e del suo modo di fare cinema. Muccino, come tutti quelli della sua generazione, è cresciuto con quel tipo di film, ha sognato di avvicinarsi a quei livelli e oggi sente di aver raggiunto la maturità giusta per fare un film non più generazionale, ma che possa essere amato e capito da tutti anche se ovviamente «il film racconta la mia vita, o meglio quella della mia generazione. Siamo i figli minori di chi ha fatto politica. E siamo cresciuti con un complesso di inferiorità per non essere sufficientemente ideologizzati».

Il cast è, come sempre, di primissimo livello, da Micaela Ramazzotti e Kim Rossi Stuart ai suoi fedelissimi Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria, e tra questi c’è anche l’esordio di Emma Marrone: «ho scelto Emma un po’ come Bradley Cooper ha scelto Lady Gaga nel suo “A Star is Born”, ma nel mio film Emma non canta. – ha spiegato a “Mondo Fox” – Sono rimasto davvero colpito da lei, a partire dai canali social. Seguivo il suo profilo Instagram da qualche tempo e le ho chiesto se fosse interessata al progetto. Ha seguito l’iter standard però, sostenendo molti provini, e alla fine li ha superati tutti con successo. Vi stupirà nel film, è un’ottima attrice».

Per la cantante salentina, Muccino prevede un futuro anche nel cinema sulla scia di tante cantanti straniere che sono diventate star anche nella recitazione: «l’ho inseguita perché pensavo che lei avesse un grande volto ed un grande talento ma ho deciso di farle comunque un provino di verifica. – ha detto a “Un giorno da pecora” – Lei si è presentata con tutta la sua grinta e mi ha convinto straordinariamente. Emma può fare davvero il cinema, e può fare dei ruoli più grandi di quello che ha interpretato per me».