Ciao a tutti. Io sono Emma e ho 16 anni. Di recente abbiamo perso tutto, anche la casa, a causa di mio padre… io e il mio fratellino abbiamo dovuto vivere in condizioni terribili. Ma anche io ho fatto qualcosa di terribile pur di riprenderci una vita normale.
E sapete cosa? Non me ne pento. A casa c’erano sempre discussioni e il motivo era l’hobby di mio padre. Il poker! Usciva sempre a giocare e tornava tardi la sera, sempre con cattive notizie e tanti soldi persi. Ogni volta era una discussione con mia madre, ogni volta giurava che avrebbe smesso e ogni volta la stessa storia ricominciava. Ormai era chiaro che il suo non era un hobby. Era una dipendenza. Ma nessuno riusciva a convincerlo.
Né io, né la mamma, e nemmeno il fatto che il mio fratellino, di soli 5 anni, aveva bisogno di tante attenzioni. Mio padre sembrava non pensare nemmeno a noi. Non avevamo tanti soldi allora, e la mamma doveva faticare molto a lavoro. Appena compiuti 16 anni anche io ho dovuto trovare un lavoretto part-time per avere almeno qualche soldo per me e per aiutare i miei. In pratica ho passato la mia adolescenza rinunciando ad amici, feste e uscite con i ragazzi.
Dovevo lavorare. E devo dire però che c’erano dei lati positivi in tutto questo. Data la “passione” di mio padre per il gioco, lui era davvero bravo in matematica e mi aiutava sempre a fare i compiti e prendere il massimo dei voti. Mi ha insegnato anche a capire meglio le emozioni e i pensieri. Tutte cose utili anche fuori dal tavolo da poker. Riuscivo sempre a capire quando i miei compagni mi stavano mentendo o nascondendo qualcosa.
Comunque sia la nostra vita era quella. Brevi intervalli di normalità nella dipendenza dal gioco di mio padre. Un giorno però, ci rendemmo conto che la passione per il gioco di mio padre aveva superato il limite. Quella sera, la mamma doveva lavorare fino a tardi, e anche io. Papà quindi ci aveva assicurato che sarebbe stato a casa col mio fratellino. Solo che quando tornai a casa dal lavoro, la casa era vuota.
Chiamai subito papà, ma lui aveva staccato il suo cellulare. Poco dopo anche mamma tornò a casa, ma mio padre e mio fratello non erano ancora rientrati. Ormai era quasi mezzanotte e stavamo per chiamare la polizia, quando finalmente sentimmo una macchina parcheggiare fuori casa. Era papà. Portava in braccio il mio fratellino, addormentato.
Papà se lo era portato in una bisca. Ci credereste?! Ma come gli era venuto in mente?! Un bambino di 5 anni chiuso in una stanza piena di uomini che fumano e bevono e giocano a carte?! Chi lo sa cosa poteva capitargli? Papà era davvero fuori di testa. Dopo quella volta, lui e la mamma ebbero una lite tremenda, e lui per un bel po’ di tempo sembrò rimettere la testa a posto. Ma non ci si libera tanto facilmente da una dipendenza.