Coronavirus, la vittima è un 77enne della provincia di Padova. In isolamento l’amico con cui andava al bar

Questo articolo in breve

Il Coronavirus uccide in Italia e il primo morto è un 77en- ne veneto diVo’ Euganeo, provincia di Padova. Si chiama Adriano Trevisan ed era il padre dell’ex sindaco di Vo’. Era ricoverato in terapia intensiva nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Schiavonia. Si tratta di uno dei due infettati veneti di cui si è avuta notizia ieri pomeriggio: entrambi dello stesso paese, 3.300 anime, si conoscevano bene, andavano insieme al bar (l’altro paziente, 67 anni, è tuttora in isolamento) e sono stati prima portati a Monselice poi all’ospedale di Schiavonia che ora, ha detto il governatore Luca Zaia, sarà chiuso e bonificato.

In Lombardia ci sono altri 15 casi di contagio da Coronavirus. Il più grave è Mattia, in rianimazione all’ospedale di Codogno. Ha 38 anni, è un ragazzone alto un metro e novanta, sportivo come la moglie Valentina, incinta all’ottavo mese da ieri assistita al Sacco di Milano. Poi c’è l’amico podista con cui Mattia ha corso di recente, risultato positivo al virus e ricoverato in condizioni serie e il medico di base, sottoposto a tampone che finora ha dato esito negativo: è un quarantenne che ha visitato Mattia nei giorni scorsi, gli ha misurato la febbre, la pressione, gli ha guardato in bocca per vedere la gola e mai e poi mai avrebbe immaginato di trovarsi di fronte a un contagiato da Coronavirus. Invece. Ora teme anche lui per la sua salute.

Mattia aveva la febbre, non stava bene, raccontano i genitori affranti e in auto-quarantena, ma al pronto soccorso in un primo momento l’hanno dimesso pensando a una semplice influenza di stagione. «Non è che ho il Coronavirus?», ha scherzato lui con i sanitari (5 dei quali ora infettati). L’hanno lasciato andare prescrivendogli il solito antibiotico. Una volta a casa, però, le condizioni di questo dipendente della Unilever di Lodi sono peggiorate, la febbre è salita a 40, gli mancava il respiro e Valentina, terro- rizzatal’ha riportato in ospedale. Lì, subissata di domande dai medici, la donna si è ricordata che suo marito nelle scorse settimane era stato a cena almeno un paio di volte con un collega appena tornato dalla Cina, un manager della Mae di Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, risultato negativo a un primo test per il Coronavirus. Eppure, sarebbe lui, partito con un volo dell’Air China il 21 gennaio e atterrato in Italia, il “paziente zero”, il possibile veicolatore del virus, tanto più che non è stato in quarantena. Costui, però, a differenza del commensale sta bene sebbene sia isolato all’ospedale. I suoi campioni per cercare gli anticorpi al virus sono stati portati allo Spallanzani di Roma e a breve ci saranno i risultati.

TAMPONE PER TUTTI

Anche tutti gli altri lavoratori della Mae sono stati sottoposti a tampone, al pari dei 120 addetti dell’Unilever mandati a casa dopo i primi controlli e in ansia per il responso.
Dal paziente zero e da Mattia, giovani, sportivi e socievoli, la malattia ha viaggiato e si è diffusa da Codogno, Fiorenzuo- la d’Arda e in tutti gli altri Comuni del nord su cui è stato deciso lo stop di ogni attività. Per i prossimi giorni saranno deserti come Wuhan, la metropoli cinese epicentro della pandemia: bar chiusi, scuole chiuse, mezzi pubblici fermi, stazioniferroviarie sorvegliate speciali.

Emergenza massima perché il virus ormai è in Italia e l’obiettivo è circoscrivere il più possibile la zona della diffusione. Impresa ardua perché il bollettino del contagio è destinato a salire. Solo ieri gli infettati erano a quota 17:15 in Lombardia e 2 in Veneto (uno è deceduto). Con i 3 in cura allo Spallanzani siamo a 20 casi in Italia. Oltre a Mattia, alla moglie insegnante, all’amico, ci sono i 5 medici e 3 pazienti di Codo- gno, una donna di Lodi. A questi si aggiungono altri 3 anziani clienti di un bar: non hanno avuto rapporti diretti con il 38enne in rianimazione, ma li hanno avuti con l’amico maratoneta, che è il figlio del titolare del bar del paese. Sono tutti in condizione «critiche» e cresce la paura per un dato che può aumentare.