Nessuna sorpresa, e del resto nessuno se l’aspettava. L’aula del Senato qualche giorno fa, con 152 Sì e 76 No, ha deciso che Matteo Salvini dovrà affrontare un processo con l’accusa di aver tenuto sequestrati per sei giorni, nel luglio 2019, quando era ancora ministro dell’Interno, circa 130 migranti sulla nave della Marina militare italiana Gregoretti, rimasta ferma per sei giorni nel porto di Augusta, in Sicilia.
Ricordiamo l’episodio, avvenuto pochi giorni prima la caduta del governo Conte I. La nave aveva soccorso questi migranti in difficoltà in acque maltesi. Salvini, come era avvenuto in altre circostanze, si era opposto con decisione al loro sbarco, chiedendo che a ospitarli fossero altri Paesi europei. L’accordo poi fu trovato: alcuni andarono in Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo, e Irlanda. Altri 50 restarono in Italia, se ne fece carico la Cei, la Conferenza dei vescovi italiani. Qualcuno di loro fece perderete tracce quasi subito.
Il comportamento di Salvini fu subito additato da alcuni come illegale. E infatti la Procura di Catania aprì un’inchiesta, per chiedere subito dopo l’archiviazione. Il Tribunale dei ministri però decise diversamente, e chiese subito al Senato (Salvini è un senatore) di autorizzare 1 ’ avvio di un procedimento giudiziario contro Salvini. Ora, è utile capire cosa dice esattamente la legge: oggi i membri del Parlamento possono essere indagati e processati senza più alcuna autorizzazione dai magistrati (non possono però essere arrestati o intercettati). I membri del governo invece no, se si tratta di reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni. E la Camera di appartenenza deve stabilire se il comportamento eventualmente illegale è stato messo in atto nell’interesse superiore della nazione oppure no.
Ed era proprio questo che i senatori erano chiamati a decidere. Ovviamente il merito della vicenda è stato oscurato dalle convenienze politiche. In particolare il Movimento 5 stelle, che aveva votato per “salvare” Salvini in un caso molto simile, quello della nave Diciotti, ora che non è più alleato di governo ha invece scelto di mandarlo a processo. La stessa Lega ha avuto un atteggiamento ondivago: prima Salvini ha chiesto ai suoi di votare a favore del processo, per dimostrare di non aver paura di essere giudicato. E così era avvenuto a gennaio, in un voto preliminare della Giunta del Senato, poi invece mercoledì scorso ha voluto che i senatori leghisti abbandonassero l’aula, Il centrodestra ha votato per evitare a Salvini il giudizio, la sinistra invece per mandarlo davanti ai giudici.
Ma questo è il passato. Ora ci si chiede: cosa rischia davvero Salvini? Il sequestro di persona è un reato gravissimo, che è punito da 1 a 10 anni di carcere, se a compierlo è un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni,. Fino a 12 anno se è commesso ai danni di un minore (e di minori sulla Gregoretti ce n’erano). L’opinione prevalente è che diffìcilmente si arriverà a una condanna. Anche molti di quelli che hanno votato per far processare Salvini, pensano che il suo, discutibile o meno, sia stato un atto politico, e che anche i magistrati la penseranno così. Salvini, dal canto suo, chiama a correo tutto il governo precedente, compreso quel Giuseppe Conte che oggi è premier insieme al Pd, e quel Luigi Di Maio, che era il suo più stretto alleato.
D’altra parte, la questione non è facile da definire: si trattava di una nave militare italiana, quindi, per il diritto intemazionale, già territorio italiano a tutti gli effetti. La situazione di grave necessità dei naufraghi era evidente, come è evidente che quei sei giorni sono stati pieni di sofferenze e privazioni per quelle 130 persone. Insomma, c’è da chiedersi se a Salvini, in quei giorni, non sia un po’ “scappata la frizione”. Non a caso, pochi giorni dopo, ha aperto la famosa crisi di governo estiva, che non si è felicemente conclusa per lui.
Insomma, Salvini rischia davvero? Lo decideranno i magistrati