Antonella Clerici ribadisce il dolore provocato dalla Rai

Questo articolo in breve

Il pubblico la ama: «Perché ho sempre detto la verità sulla mi avita, pure quando ho avuto le corna», spiega. Ma Viale Mazzini l’aveva messa in panchina: “Una bestemmia”, ha detto il nuovo direttore di Rai Uno. «Ho pianto a quelle parole. Per amore della Rai mi ero messa da parte ma stavo male». «Non serbo rancore, in questi mesi ho aiutato mia figlia nella sua crescita. Non è facile avere accanto un solo genitore. Ma lei mi stupisce: è più forte di me».

Giacea e pantaloni fucsia, cascata di capelli biondi e quel piglio deciso e sorridente che la rende familiare a tutti gli italiani, anche quando in realtà è da un po’ che non la si vede stabilmente in tv. Dopo essere stata tra le donne dell’ultimo Festival di Sanremo, ora però entra nelle case degli italiani con uno spot molto a misura di famiglie.

È testimonial dei supermercati Md: perché in fondo da lei ti faresti consigliare quali pomodori comprare, una ricetta per la domenica, e poi ci pranzeresti insieme, certa che ci si alzerà da tavola soddisfatti. «La parola dieta non fa parte del mio vocabolario. Il cibo è star bene, divertimento. Davvero faccio la spesa col sorriso».

Anche quando non la si vede, il pubblico le è vicino. A che cosa si deve? «Penso di doverlo a un patto molto stretto che ho fatto con il mio pubblico, tanti anni fa, quando ho iniziato a fare i programmi quotidiani, da Unomattìna a. La prova del cuoco. Nel quotidiano, se sei te stessa, il pubblico ti sente vicina e ti tratta da amica. Me ne sono accorta specie nei momenti più difficili, per la quantità di messaggi di vicinanza ricevuti quando sono stata poco bene, quando sono rimasta incinta della mia bambina, quando ho avuto le corna. Perché tutte le cose della mia vita le ho raccontate in tv con un senso di verità. E alla fine sono diventata una di famiglia. Questo credo sia il segreto».

La verità arriva sempre? «La verità e la gentilezza. A me piace molto una televisione non urlata, non litigiosa. Credo molto a una tv di compagnia. Penso che la gente ti guardi magari dopo una giornata frenetica e, alla sera, ha bisogno di una buona compagnia. Almeno io non ho certo bisogno di qualcosa che mi agiti prima di andare a dormire».

Durante l’ultimo Sanremo, il neo direttore di Rai Uno Coletta ha definito “una bestemmia” la sua assenza dai palinsesti, ha parlato delle sue doti di “dolce autorevolezza”. E lei ha pianto…
«È vero! Mi sono commossa perché venivo da un anno faticoso. Ho avuto un rapporto difficile con l’ex direttrice di Rai Uno (ndr: Teresa De Santis). Ho tenuto dentro tante cose che nemmeno sapevo di avere. Come molte donne, non raccontiamo nemmeno a noi stesse i momenti di fragilità. E invece quelle parole inaspettate, carezzevoli, mi hanno colpito.

Mi sono sentita dopo tanto tempo di nuovo parte di un progetto. Mi è molto piaciuto perché io credo molto nel gioco di squadra, non sono la star che impone le proprie idee. Io mi affido, propongo e mi lascio guidare». Una caratteristica di molti che hanno delle lunghe storie in Rai? «Di certo. Perché noi “anziani”, che siamo nati e cresciuti in Rai, vogliamo bene all’azienda, se serve ogni tanto ci sacrifichiamo pure. E ora mi ha fatto commuovere sentirmi di nuovo in una squadra che crede in me».

35 anni di Rai. In questi anni come è cambiata la tv di stato? «Come il Paese. Ne è lo specchio. Mi ricordo delle gemelle Kessler che si dovevano mettere le calze nere per sembrare più vestite, ora le donne hanno i loro spazi. Ma resta sempre uno stile Rai, senza troppe cadute. E io mi ci riconosco. A volte su altre reti vedo qualcosa “fuori dalle righe” e mi dico: “In Rai non si potrebbe mai fare”. Il che può essere un bene o un male, un limite ma anche una garanzia».

In questo ultimo periodo le è capitato di vedere qualcosa in cui non si è riconosciuta? «No. Ho avuto un momento mio personale in cui non mi sono riconosciuta, non riconoscevo quel che la Rai mi stava dando in quel momento. Ma a parte questo credo che la tv di stato non perda mai il suo stile. Sopravvive ai direttori che cambiano, alla politica, sarà che ne abbiamo avuti talmente tanti che ormai ci siamo abituati, un po’ come chi vive nei luoghi del terremoto. Ci sono persone che da tanti anni fanno andare avanti il tutto. Scatta, almeno per me, l’affetto e il senso di appartenenza che mi fanno restare sempre lì».

La sua seconda famiglia. La prima da un paio d’anni è nel verde della vostra casa nel bosco, la tenuta nelle campagne dell’alessandrino. Cosa ha scoperto di se stessa lì?
«È stato graduale. Dopo che compi i 50 anni è come se, su un metro da sarto, misurassi la vita vissuta e quella davanti. Inevitabilmente ti accorgi che il pezzo di metro che hai davanti < è più corto rispetto all’altro. Allora devi recuperare certe cose, se non le vivi le perdi. Non è stato repentino, nel frattempo ho conosciuto Vittorio, (ndr: Garrone), ho potuto con lui vivere in una dimensione più bucolica, a misura d’uomo. Poi, a maggior ragione quest’anno, ho avuto tanto tempo per me, per passeggiare, respirare natura.

A Roma mi mancava tutto questo, cose che ho ritrovato e mi hanno riconciliato con un mondo che avevo dimenticato. Io sono cresciuta in campagna nella casa dei miei nonni. Poi ho sempre vissuto in grandi città, specie a Roma a cui sarò sempre grata per la mia carriera. Ma la dimensione della provincia aiuta». Anche una mamma con una bambina di 11 anni? «Sì, Maelle è molto romana, ha ancora un accento pazzesco. Ma ha capito che, come le avevo raccontato, in provincia i rapporti sono molto più veri. Se serve c’è sempre un’amichetta con cui fare i compiti o anche dove fermarsi a dormire se io ho problemi. C’è una rete di protezione e di solidarietà che in città ci siamo dimenticati».

A Maelle non mancano i vecchi amici? «Maelle mi stupisce per quanto sia forte e decisa, molto più di me. L’altro giorno mi ha lasciato senza parole. Le hanno scritto le vecchie compagne di classe di Roma, chiedendole perché fosse uscita dalla loro chat. E lei: “Ma io non mi ricordo più di voi. Eppoi, scusate, perché mi chiamate adesso se quando ero lì non sembrava importarvi molto di me?”. Io le ho sempre insegnato a esternare i sentimenti. Forse anche meno bastava. Ma lei è tosta».

L’anno sabbatico dalla tv è servito anche a Maelle? «Molto. Il fatto che io fossi presente in ogni suo momento, ogni suo passo, le è servito a integrarsi. Ora è legatissima ai suoi nuovi compagni ed è felice di andare a scuola». Dunque anche i momenti bui professionali non sono stato inutili? «Ne son convinta. Infatti quando mi dicono se sono arrabbiata o ho rancore per quanto accaduto, io dico di no, affatto. Primo, non sono rancorosa, non sono una persona che cerca vendetta. Certo ho avuto un grande dispiacere. Ma mi dico: probabilmente la mia vita doveva andare così. Rimanere un anno ferma ci voleva. Per radicarmi in una vita nuova, vivermi mia faglia, diventare più forte con lei».

Ora è tempo di tornare in prima serata? «C’era un vecchio progetto per la primavera prossima ma con il direttore Coletta ci siamo detti che è meglio studiare le cose con calma e ripartire con una grossa novità, forte. A questo punto ho potuto meditare tanto e ho un sacco di idee nel cassetto. Farò qualche altra serata speciale ma un programma vero e proprio lo costruiamo al meglio per aprire la prossima stagione». Intanto è stata parte di un bel Sanremo…